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“Marzo”, la poesia di Giorgio Caproni che racconta la speranza dei nuovi inizi

Scopri "Marzo", la delicata poesia in cui Giorgio Caproni racconta uno scorcio di primavera e di speranza.

Che immagine ti suscita il mese di marzo? Per Giorgio Caproni, è una visione fresca, dolceamara e fugace, che sa di bucato pulito, di cielo terso dopo la pioggia, di candore soleggiato. Un mese impregnato di profumi e di speranze, che prelude alla primavera e ai nuovi inizi.

“Marzo” di Giorgio Caproni

“Dopo la pioggia la terra
è un frutto appena sbucciato.

Il fiato del fieno bagnato
è più acre – ma ride il sole
bianco sui prati di marzo
a una fanciulla che apre la finestra”.

I nuovi inizi

“Marzo” è una breve poesia giovanile di Giorgio Caproni, un delicato quadro naturalistico che si conclude con la visione di una “fanciulla” e racconta l’avvento della primavera. La poesia, racchiusa nella raccolta “Come un’allegoria“, sembra sfruttare l’immagine della primavera e del mese di marzo per raccontare un momento di cambiamento, di metamorfosi. Questo senso di apertura si concretizza appieno nel verso finale di “Marzo”, con la giovane donna che apre la finestra come ad accogliere un nuovo inizio.

La poetica

“Poeta del sole, della luce e del mare”: così fu definito Giorgio Caproni da uno dei suoi primi critici. Temi ricorrenti della sua poesia sono Genova, la madre e la città natale, il viaggio e il linguaggio, che unisce raffinata perizia metrico-stilistica a immediatezza e chiarezza di sentimenti.

Nel corso della sua produzione Caproni procede sempre maggiormente verso l’utilizzo di una forma metrica spezzata, esclamativa, che rispecchia l’animo del poeta alle prese con una realtà sfuggente impossibile da fissare con il linguaggio. L’ultima fase della sua poesia insiste invece sul tema del linguaggio come strumento insufficiente e ingannevole, inadeguato a rappresentare la realtà.

Giorgio Caproni

Affermato poeta, traduttore insegnante e critico italiano, Giorgio Caproni nasce a Livorno il 7 Gennaio 1912 da una famiglia piuttosto agiata. Terminate le scuole medie, s’iscrive all’Istituto musicale “G. Verdi”, dove studia violino, attratto dall’armonia e dal fascino della musica, che però hanno vita breve nel cuore dell’autore.

A diciotto anni, infatti, Giorgio Caproni rinuncia definitivamente all’ambizione di diventare musicista e s’iscrive al Magistero di Torino. Anche questa strada ha vita breve: il giovane abbandona presto gli studi. Ed è proprio in questi anni che inizia a scrivere i primi versi poetici, non essendo mai del tutto soddisfatto del risultato. È il periodo degli incontri con i nuovi poeti dell’epoca: Montale, Ungaretti, Barbaro, e delle correnti che sperimentano con le forme, lo stile, il lessico.

Dal 1939 si trasferisce a Roma. Partecipa alla Resistenza italiana e dopo la fine della guerra diviene maestro di scuola elementare; convola a nozze con la sua storica compagna Rosa Rettagliata, vera identità della Rina delle sue opere. Giorgio Caproni muore il 22 Gennaio del 1990 a Roma. Viene sepolto con la moglie Rina nel cimitero di Loco di Rovegno.

Le poesie di Giorgio Caproni

Il volume “Tutte le poesie” edito da Garzanti raccoglie l’intera produzione di Giorgio Caproni, compreso “Res Amissa”, pubblicato postumo nel 1991. È dunque possibile cogliere nella sua interezza una delle più importanti voci poetiche del Novecento. Il dato essenziale della modernità di Giorgio Caproni è quella sua particolare musica cui si deve la naturalezza con cui il poeta passa, senza mutar tono, dal quotidiano all’astratto, dal colore al disegno, dal colloquiale all’epigrafico, dal domestico al metafisico.

Temi preferiti da Caproni sono il viaggio, la frontiera, le terre di nessuno con i loro paesaggi solitari e le loro rare apparizioni e la caccia, ossessiva, a un’inafferrabile preda. Unico rifugio umano è proprio l’incerto confine tra il vero e l’immaginario, tra il certo e il possibile: anche l’assoluto, se esiste, abita nell’ambiguità.

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