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“Mare” (1891), vibrante poesia di Giovanni Pascoli sul timore umano di fronte alla natura

Scopri il senso di "Mare", la poesia di Giovani Pascoli sull'armonia e la perfezione della natura e lo sguardo inquieto degli esseri umani.

Mare รจ la poesia di Giovanni Pascoli che offre una profonda riflessione sul senso della vita. Il movimento naturale delle cose osservati dall’uomo lasciano aperto dubbi e interrogativi che non avranno risposta se non al cospetto dell’unica risposta possibile, la morte. 

Mare pone una domanda fondamentale anche sul senso stesso del “creato”, tutto si muove in direzioni infinite senza riuscire a capire il vero senso del perchรฉ.

La natura perรฒ ha insegnato molto a coloro che amano studiarne la magica armonia. Che tutto si svolge perchรฉ ha un senso per offrire vita ad ogni cosa. Ma, “il fanciullino” pone al primo posto sempre sรฉ stesso, cogliendo dall’armonia naturale solo un profondo senso d’inquietudine esistenziale

Mare รจ il quarto poema della sezione Dolcezze della raccolta di poesie Mirycae di Giovanni Pascoli pubblicata nella prima edizione nel 1891 e costantemente aggiornata fino al 1911, ovvero l’anno dell’edizione definitiva.

Ma, andiamo a leggere la poesia di Giovanni Pascoli per godere della magica dei suoi versi. 

Mare di Giovanni Pascoli

M’affaccio alla finestra, e vedo il mare:
vanno le stelle, tremolano l’onde.
Vedo stelle passare, onde passare:
un guizzo chiama, un palpito risponde.

Ecco sospira l’acqua, alita il vento:
sul mare รจ apparso un bel ponte d’argento.

Ponte gettato sui laghi sereni,
per chi dunque sei fatto e dove meni?

Mare, il significato della poesia

Mare di Giovanni Pascoli ci offre le riflessioni dell’uomo-poeta di fronte alla suggestione della natura. Lo sguardo del “fanciullino” non puรฒ che cogliere qualcosa d’immenso, d’indenfinito e d’indefinibile. 

Ancora oggi, anche i naturalisti piรน impegnati nello studio dell’ambiente che ci ospita, rimangono incantati di fronte all’assoluta perfezione delle forze che guidano ogni cosa in natura. Il mare fa parte di questi elementi, non a caso ha avuto le dovute attenzioni da parte di molti autori e artisti di ogni epoca. 

Giovanni Pascoli seguendo lo stile che ha caratterizzato la sua poetica “s’affaccia alla finestra” e vede di fronte ai suoi occhi tutta la magia del movimento naturale. Tutto รจ caratterizzato da perfetta armonia.  

Leggendo i versi del poeta sembra vivere un filmato in “Timelapse”, molto utilizzato nel cinema e nei video autoritari, per catturare il movimento della vita attraverso il tempo che scorre.

Pascoli cin racconta del transito delle stelle e del movimento continuo delle onde. Mare e cielo sono lo specchio l’uno dell’altro, donando allo spettatore una visione meravigliosa ed emozionante.

Tutto scorre, tutto passa, il bagliore di luce delle stelle trova riflesso sul mare increspato. L’acqua respira, produce una suono simile ad un “sospiro”, mentre il vento con la sua forza l’attraversa e la spinge.

Ed รจ come se sulla superficie del mare venisse fuori un “ponte d’argento”, ovvero l’immagine di un ponte che rispecchia il colore dell’acqua del mare in quell’ora del giorno.

Di fronte a quell’immagine l’autore si addentra in mondi sconosciuti, difficili da interpretare e definire.

per chi dunque sei fatto e dove meni?

L’ultimo verso, come spesso accade, dร  il senso all’intera poesia. Di fronte a questa magia si aprono tutti gli interrogativi sul vero senso dell’esistenza. L’umanitร  si pone domande continue senza poter trovare le giuste risposte. 

La vita che scorre come in un film

Attraverso quel Timelapse, Giovanni Pascoli vede scorrere la propria vita. Tutto รจ cosรฌ magico e allo stesso tempo in continuo e costante movimento. Tutto muta ad ogni istante e cosรฌ la vita appare sempre ignota, sconosciuta. 

Ma, se tutto in natura รจ collegato e in continua correlazione, il mare, il vento, le stelle del cielo, l’uomo come puรฒ riuscire a comprendere qual รจ il senso della sua vita? Non c’รจ nulla di definito nella natura delle cose, tutto muta, si muove, interagisce costantemente, incessantemente. 

Quel “ponte d’argento” collega tutti gli elementi del “creato”.  Gli esseri umani per comprenderne il senso di questo incessante collegamento, dovrebbero impegnarsi un po’ di piรน. Dovrebbero avere la voglia, la forza, il coraggio di attraversare quel ponte per poter vivere e assaggiare l’armonia del “Creato”. 

Lโ€™incanto della natura si contrappone allโ€™inquietudine insita nellโ€™uomo. Mentre gli elementi naturali vivono per sรฉ stessi, sono auto sufficienti, lโ€™essere umano si interroga costantemente sul senso e la direzione del proprio esistere. 

Fa parte del mistero della vita che ahimรจ puรฒ trovare le dovute risposte solo attraverso la morte.

L'”Io umano” troppo egoista per accontentarsi dell’essere

รˆ l’interrogativo finale della poesia, non puรฒ che dare il senso dell”Io umano”, che vuole a tutti i costi comprendere senza il sacrificio di lasciarsi guidare dal naturale esistente. L'”io umano” desidera governare ogni cosa e ciรฒ che non riesce ad afferrare gli genera insicurezza, instabilitร , sfiducia, malessere.

L’uomo guarda la natura con stupore, rimane affascinante da ciรฒ che la natura gli mostra. Ma, non ha la dovuta umiltร  per coglierne la perfezione.

L’incomprensibile naturale sviluppa il senso del mistero, stimola la voglia di conoscere ed il conseguente timore di scoprire che in realtร  non esiste nulla. Tutto inizia e tutto finisce, anche se quella ciclicitร  delle stelle e il movimento del morte sembrano durare per sempre. 

Tutto il pensiero filosofico mondiale di ogni epoca ha cercato sempre di dare un senso a ciรฒ che forse non va neppure compreso, ma vissuto e protetto nella sua perfezione.

Non ha senso sentirsi esclusi da cosรฌ tanta armonia. L’ego umano รจ disposto a distruggere ogni cosa che non riesce a comprendere. Tutto ciรฒ che genera paura perchรฉ ignoto va eliminato.

Servirebbe invece, e questo per certi versi Pascoli lo indica, immergersi nelle onde di quel mare, salire su quel ponte e toccare quelle stelle sempre uguali che ci scorrono sulla testa. Servirebbe lasciarsi emozionare, avvolgere da qui movimento del mare e dal soffio del vento per goderne la magia. 

Non bisogna aver paura, timore di ciรฒ che ci sovrasta e ci ospita. Anzi, bisognerebbe prendersi cura di tutta questa meraviglia e assorbirne la semplicitร . 

Forse, l’inquietudine, il malessere, la sofferenza esistenziale finiranno di caratterizzare molta della natura umana.

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