Le rose blu (2007) di Roberto Vecchioni: la preghiera di un padre per la vita del figlio

18 Novembre 2025

Scopri i meravigliosi versi della canzone "Le rose blu", una dedica poetica di Roberto Vecchioni al figlio Edoardo nei momenti bui della malattia.

Le rose blu (2007) di Roberto Vecchioni: la preghiera di un padre per la vita del figlio

Le rose blu di Roberto Vecchioni è la poetica preghiera di un padre disperato davanti alla dura realtà della malattia del figlio. Il professore offre al figlio tutto sé stesso, non solo la vita, ma ogni cosa che possa cambiare un destino crudele e contribuire a far sì il ragazzo possa guarire dal terribile male.

Un testo poetico che lascia senza fiato, che lascia la bocca amara, asciutta. Una canzone che riesce a trasferire cosa un padre, un genitore può provare quando i figli sono costretti a soffrire, a dover condividere la vita con qualcosa di terribile. Dalle parole emerge la disperazione, la frustrazione, il sentirsi impotenti di fronte alla realtà.

Le rose blu è una canzone-poesia di Roberto Vecchioni che apre il primo capitolo, dal titolo E-mail del libro La vita che si ama di Roberto Vecchioni, pubblicato da Giulio Einaudi editore nel 2016. Il testo poetico risale al 2007  quando il cantautore scrisse la canzone che diventò l’ultima traccia dell’album Di rabbia e di stelle.

Ma leggiamo gli struggenti versi di Roberto Vecchioni per coglierne la sensibilità e il profondo significato.

Le rose blu di Roberto Vecchioni

per Dodi

Vedi, darti la vita in cambio
sarebbe troppo facile,
tanto la vita è tua
e quando ti gira
la puoi riprendere;
io,
posso darti chi sono,
sono stato o chi sarò,
per quello che tu sai,
e quello che io so.

Io ti darò
tutto quello che ho sognato,
tutto quello che ho cantato,
tutto quello che ho perduto,
tutto quello che ho vissuto,
tutto quello che vivrò,
e ti darò
ogni alba, ogni tramonto
il suo viso in quel momento
il silenzio della sera
e mio padre che tornava
io ti darò.

Io ti darò
il mio primo giorno a scuola
l’aquilone che volava
il suo bacio che iniziava
il suo bacio che moriva
io ti darò,
e ancora sai,
le vigilie di Natale
quando bigi e ti va male,
le risate degli amici,
gli anni, quelli piú felici
io ti darò.

Io ti darò
tutti i giorni che ho alzato
i pugni al cielo
e ti ho pregato, Signore,
bestemmiandoti perché non ti vedevo,
e ti darò
la dolcezza infinita di mia madre,
di mia madre finita al volo
nel silenzio di un passero che cade,
e ti darò la gioia delle notti
passate con il cuore in gola,
quando riuscivo finalmente
a far ridere o piangere una parola…

Vedi,
darti solo la vita
sarebbe troppo facile
perché la vita è niente
senza quello che hai da vivere;
e allora,
fa’ che non l’abbia vissuta
neanche un po’,
per quello che tu sai,
e quello che io so.

Fa’ che io sia un vigliacco e un assassino,
un anonimo cretino,
una pianta, un verme, un fiato
dentro un flauto che è sfiatato
e cosí sarò,
cosí sarò,
non avrò mai visto il mare
non avrò fatto l’amore,
scritto niente sui miei fogli,
visto nascere i miei figli
che non avrò.

Dimenticherò
quante volte ho creduto
e ho amato, sai,
come se non avessi mai creduto
come se non avessi amato mai,
mi perderò
in una notte d’estate
che non ci sono piú stelle,
in una notte di pioggia sottile
che non potrà bagnare la mia pelle,
e non saprò sentire la bellezza
che ti mette nel cuore la poesia
perché questa vita adesso, quella vita
non è più la mia.

Ma tu dammi in cambio le sue rose blu
fagliele rifiorire le sue rose blu
Tu ridagli indietro
le sue rose blu.

Offrire l’intera esistenza il cambio della guarigione del figlio

In Le rose blu, si percepisce immediatamente che i versi di Roberto Vecchioni sono molto più di una preghiera. È una promessa di amore puro, una dimostrazione di sensibilità unica che il cantautore riesce a trasferire in un’architettura poetica di eccezionale bellezza e profondità.

I versi contengono una verità insopportabile e sublime. Quella di un padre che accetta l’annientamento totale della propria identità come atto d’amore supremo. Il testo è un capolavoro di equilibrio tra la disperazione personale e la ricerca di un significato universale.

Come nasce Le rose blu

Il contesto più profondo di Le rose blu risiede nella realtà domestica di Roberto Vecchioni. La poesia è la sua reazione personale e viscerale alla diagnosi di sclerosi multipla del figlio Edoardo (chiamato affettuosamente “Dodi”) avvenuta durante la sua adolescenza.

In numerosi articoli e interviste, Vecchioni ha descritto quel momento come un trauma inatteso che lo ha reso completamente impotente. La malattia di un figlio crea un vuoto di azione nel genitore: non si può combattere fisicamente il male, non si può negoziare con il destino attraverso la ragione. Il testo nasce da questa consapevolezza, trasformando la disperazione in un atto di creazione purificatrice. La poesia diventa l’unica arma rimasta, l’unica forma di lotta e di intercessione possibile per il padre.

Sebbene il brano risalga al 2007 (nell’album Di rabbia e di stelle), diamo evidenza alla sua pubblicazione nel libro La vita che si ama (2016), che ne definisce il ruolo di testamento emotivo.

L’inclusione di Le rose blu all’inizio del libro, nel capitolo intitolato “E-mail”, è una scelta editoriale significativa. L’E-mail simboleggia una comunicazione urgente, diretta e non filtrata. Vecchioni la presenta come una lettera che non può aspettare, un messaggio che deve arrivare ai suoi figli e nella fattispecie a Dodi, ma anche Dio, con immediatezza assoluta, privo di mediazioni stilistiche.

Le rose blu non è una storia di gioia, ma la dimostrazione concreta di quanto sia disposto a pagare il padre per garantire la felicità del figlio. È la sua prova d’amore più grande per permettere a Edoardo di vivere la vita che il padre gli ha sempre insegnato a sognare.

Dall’offerta di tutto se stesso alla richiesta di un miracolo

La forza di Le rose blu risiede nel suo essere un documento poetico e filosofico che va oltre la semplice descrizione del dolore. Il testo è costruito come un contratto, un dialogo di botta e risposta tra l’io lirico (il padre) e l’interlocutore Divino (o il Destino).

Roberto Vecchioni inizia immediatamente con la sua tesi filosofica, smontando il luogo comune dell’eroismo:

Vedi, darti la vita in cambio sarebbe troppo facile,
tanto la vita è tua…

Il padre riconosce lucidamente che la vita è una merce di scambio insufficiente perché, come dono, è proprietà di Dio e può essere revocata in qualsiasi momento. Per ottenere il miracolo (le rose blu), deve offrire ciò che Dio non può togliergli, ovvero il suo vissuto e la sua identità come uomo, padre e artista.

Il Professore compila un elenco straziante di tutto ciò che lo rende chi è, offrendo come merce di scambio la sua biografia emotiva più intima:

Io ti darò tutto quello che ho sognato,
tutto quello che ho cantato,
tutto quello che ho perduto…

Ogni ricordo, dall’infanzia (il primo giorno a scuola, l’aquilone) agli affetti (il padre che tornava, la dolcezza della madre), è un pezzo di sé che lui è disposto a stracciare per la salute del figlio. È l’atto più alto di abnegazione: rinunciare alla propria storia perché l’altro possa avere la sua.

La fede emerge in modo profondamente umano e contraddittorio, come un grido sincero e non edulcorato:

tutti i giorni che ho alzato i pugni al cielo
e ti ho pregato, Signore,
bestemmiandoti perché non ti vedevo

Non è una fede rassegnata, ma combattiva, fatta di rabbia e frustrazione. Inoltre, in un passaggio chiave per un poeta, Vecchioni è disposto a rinunciare alla sua arte: “far ridere o piangere una parola”, l’essenza stessa della sua vocazione.

Il culmine del sacrificio arriva con l’accettazione di diventare un “nulla” morale e sociale: “un anonimo cretino,” “un verme,” un uomo senza valore.

Ma il sacrificio più duro è la negazione della gioia genitoriale stessa:

non avrò mai visto il mare…
visto nascere i miei figli che non avrò.

Il padre si dichiara pronto a cancellare il ricordo di aver avuto il figlio stesso, a retrocedere a un’esistenza sterile e insignificante, pur di far rifiorire le “sue rose blu”, il simbolo della vita e della serenità ritrovata.

Il miracolo di un amore da salvare

Le rose blu non è solo un capolavoro di Roberto Vecchioni, ma un testo che trascende la sua forma musicale e letteraria. Al termine di questa lettura, rimane l’eco di una domanda eterna: cosa siamo disposti a perdere per salvare ciò che amiamo?

La risposta di Roberto Vecchioni è radicale. Si è disposti ad offrire non solo la vita fisica, ma l’identità, la memoria, l’arte, il ruolo di padre. In questo senso, la poesia è la massima espressione dell’amore genitoriale, un amore che accetta l’annientamento di sé come prova ultima della propria esistenza.

Il miracolo richiesto, “le rose blu”, non è solo la guarigione del figlio, ma anche la capacità del padre di sopravvivere al proprio dolore e di trasformare l’impotenza in un’opera d’arte immortale. Le rose blu resterà per sempre il monumento a un patto estremo, un urlo d’amore che non ha pari nella musica italiana, un testo che eleva il legame tra padre e figlio a una dimensione universale di sacrificio, speranza e assoluta bellezza.

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