“Le nozze” di Jacques Prévert, la poesia che svela la verità nascosta sull’amore e il matrimonio

15 Agosto 2025

Una poesia di Prévert che svela la verità doppia sul matrimonio e sull'amore: "Le nozze". Da un lato la natura e dall'altro l'ironia che mette un punto.

“Le nozze” di Jacques Prévert, la poesia che svela la verità nascosta sull’amore e il matrimonio

Le nozze” di Jacques Prévert è una poesia composta da fotogrammi rubati, ironia e riflessione. Si muove su un doppio binario: da un lato celebra la magia del sentimento, lascia intravedere una visione disincantata, come se il poeta volesse ricordarci che ogni promessa può infrangersi sulle stesse onde che oggi scintillano.

“Le nozze” di Jacques Prévert

(Italiano)

Una donna si butta in un torrente
Il torrente si butta in un fiume
Un uomo si butta nel fiume
E il fiume si butta nel mare
E il mare ributta sulla terra
Una pipa di schiuma
E il bianco merletto delle sue onde stese
Che splende sotto la luna
È il vestito per la sposa
Semplici regali di nozze dell’alta marea.

(Francese)

Une femme se jette dans une rivière
Cette rivière se jette dans un fleuve
Un homme se jette dans ce fleuve
Et ce fleuve se jette dans la mer
Et la mer rejette sur la terre
Une pipe d’écume
Et la dentelle blanche de ses vagues étalées
Qui brille sous la lune
C’est la robe de la mariée
Simples cadeaux de noces de la grande marée.

Il verbo buttarsi si ripete come il ritornello di un’inevitabile filastrocca. Ogni elemento si lancia verso il successivo come una corsa senza fine — o per meglio dire come una gara di nuoto — trascinato da una forza inarrestabile: prima la donna nel torrente, poi il torrente nel fiume, l’uomo nel fiume e infine il fiume nel mare.

Il mare, ultimo anello di questa folle catena, restituisce qualcosa alla terra, ma non è un’immagine visivamente forte: non sono corpi, una pipa di schiuma e un bianco merletto di onde illuminate dalla luna.

Prévert usa un registro è lirico. Il dono dell’alta marea è semplice, naturale, privo di ostentazione. La spuma diventa “vestito per la sposa”, un’immagine candida e fiabesca, e la pipa è il ricordo dell’uomo che si è tuffato.

Prévert, con il suo tocco lieve, trasforma un movimento fisico e continuo in una piccola cerimonia nuziale: due corpi perduti nell’acqua, due simboli rappresentati dalla natura.

Tra romanticismo e disincanto

Eppure, se si va oltre la superficie, il testo può essere letto come un’allegoria sull’amore e sul matrimonio. L’atto di buttarsi non è mai calmo né ponderato: è un gesto improvviso, istintivo, che implica perdita di controllo. La donna si getta nel torrente e l’uomo nel fiume: due movimenti paralleli, ma non necessariamente coordinati. Il flusso li trascina entrambi verso il mare, dove la forza naturale prende il sopravvento, e di loro non resta altro che il ricordo — la pipa e la schiuma che ricorda l’abito da sposa.

Dunque, se il matrimonio è la destinazione, Prévert sembra suggerire che esso può essere tanto bello e poetico quanto precario; per esempio, il “vestito per la sposa” non è di seta o di pizzo reale, ma di schiuma: un simbolo di bellezza destinata a dissolversi.

In questo senso, il poeta tocca un tema caro a molti scrittori del Novecento: l’amore come evento meraviglioso e irripetibile, ma anche come condizione vulnerabile, in balia delle maree della vita. Si può quasi sentire, tra le righe, l’eco della celebre frase attribuita a Oscar Wilde: “Il matrimonio è la tomba dell’amore”.

Prévert, un poeta fuori dagli schemi

Per capire meglio questo doppio registro, è utile ricordare chi era Jacques Prévert. Nato nel 1900 a Neuilly-sur-Seine, fu poeta, sceneggiatore, autore di canzoni e dialoghi memorabili. Amava la libertà e rifuggiva le istituzioni, compreso il matrimonio tradizionale, che guardava spesso con ironia. Frequentava gli ambienti surrealisti, i caffè parigini, gli artisti e gli attori; ebbe relazioni intense e poco convenzionali, e la sua poesia rifletteva questa visione della vita: nessuna gabbia, nessuna regola imposta, solo la forza delle emozioni e dell’immaginazione.

In molte sue opere, l’amore è celebrato come un’energia vitale, libera e anarchica, contrapposta alla formalità delle convenzioni sociali. “Le nozze” si inserisce in questo filone: può essere letta come un omaggio alla bellezza naturale del sentimento, ma anche come un sorriso malizioso rivolto ai riti che pretendono di incorniciarlo e codificarlo.

Il “bianco merletto delle onde” e la “pipa di schiuma”

Sono entrambe immagini destinate a scomparire. Il merletto bianco non è un dono eterno, ma un momento: la luna lo illumina, l’alta marea lo offre, e subito dopo svanirà. È un vestito che non si può conservare, proprio come certi amori che vivono nella memoria e non nella durata. E la pipa di schiuma sembra quasi un ricordo, una postilla, un “lui era qui”.

Amore come libertà o come rischio

La poesia invita a una riflessione universale: l’amore vero è forse quello che non si trattiene, che si vive nel momento in cui accade, senza preoccuparsi della durata? O, al contrario, questa catena di tuffi verso il mare rappresenta il destino inevitabile di ogni passione, che prima o poi viene inghiottita e restituita alla terra solo come un ricordo?

Prévert non dà una risposta netta: lascia aperta la possibilità che le nozze siano sia un coronamento poetico sia un rito fragile, esposto alle intemperie. Come nella sua vita, dove l’amore era vissuto fuori dagli schemi, anche nei suoi versi il sentimento non è mai ingabbiato, ma nemmeno protetto da illusioni di eternità.

Un ponte con il presente

Oggi, “Le nozze” risuona con meno retorica di un tempo, e certamente con meno critica sociale. Viviamo in un’epoca in cui il matrimonio non è più un obbligo — si spera —, ma una scelta; per questo resta un piccolo capolavoro di ambiguità poetica: un inno alla libertà dell’amore, ma anche un avvertimento sottile a non confondere il merletto delle onde con un pizzo che durerà per sempre.

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