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L’Addio di Nazim Hikmet, il racconto di una separazione

Scopri la magia de "L'Addio" la poesia di Nazim Hikmet che dà voce a tutti coloro che sono costretti a lasciare la loro terra

L’Addio la poesia di Nazim Hikmet è un meraviglioso dialogo che potrebbe benissimo essere la scena di un film. L’Addio è la rappresentazione più alta e profonda della separazione. È il drammatico racconto di un uomo, di un poeta che diventa esule.

L’Addio è inclusa nella raccolta Poesie d’amore (Milano, Mondadori 1963) e sinceramente a leggerla lascia senza fiato. Nazim Hikmet è costretto ha lasciare la sua terra, tutto ciò che ha sempre amato perché è impossibile per lui poter vivere libero.

In tanti possono ritrovarsi nell’immagine che offre il poeta della separazione. Non un semplice lasciare la donna che si ama, ma abbandonare tutto ciò che ti ha accompagnato nella vita.

Nazim Hikmet con questa poesia diventa l’ambasciatore di tutti gli esuli. Coloro che sono costretti a lasciare la loro terra in cerca di un destino migliore, per lavoro, per amore, per disperazione, per paura, per scelta.

L’Addio di Nazim Hikmet

L’uomo dice alla donna
t’amo
e come:
come se stringessi tra le palme
il mio cuore, simile a scheggia di vetro
che m’insanguina i diti
quando lo spezzo
follemente.

L’uomo dice alla donna
t’amo
e come:
con la profondità dei chilometri
con l’immensità dei chilometri
cento per cento
mille per cento
cento volte l’infinitamente cento.

La donna dice all’uomo
ho guardato

con le mie labbra
con la mia testa col mio cuore
con amore con terrore, curvandomi
sulle tue labbra
sul tuo cuore
sulla tua testa.
E quello che dico adesso
l’ho imparato da te
come un mormorio nelle tenebre
e oggi so
che la terra
come una madre
dal viso di sole
allatta la sua creatura più bella.
Ma che fare?
I miei capelli sono impigliati ai diti di ciò che muore
non posso strapparne la testa
devi partire
guardando gli occhi del nuovo nato
devi abbandonarmi.

La donna ha taciuto
si sono baciati
un libro è caduto sul pavimento
una finestra si è chiusa.

È così che si sono lasciati.

La raccolta Poesie D’Amore

La tematica della raccolta già dal titolo è l’amore.

Per Nazim Hikmet l’amore è tutto.  L’Amore è la moglie, la patria lontana, il figlio Mehmet.

L’Amore è il cibo, il vino, il mare. L’Amore sono le città in cui si rifugia, in cui scappa, da cui fugge. L’Amore sono gli uomini, l’umanità intera.

L’amore per Hikmet è fiducia nel futuro, speranza in un mondo migliore.

Nel 1938 Hikmet viene condannato a ventotto anni di carcere in Anatolia per le sue posizioni politiche comuniste che non piacevano affatto al governo turco e durante la sua prigionia scrive diverse lettere alla moglie.

Queste lettere compongono la prima sezione di Poesie d’Amore intitolata Lettere dal carcere a Munnevvér.

Da queste lettere emerge la figura di un poeta innamorato. L’amore per la moglie è un amore salvifico, un rifugio dalle difficoltà della vita, un’ancora di salvezza. Quel sentimento così puro e potente trasforma persino i muri grigi e incrostati della prigione in prati fioriti, conferisce ottimismo e voglia di andare avanti nonostante gli ostacoli.

L’Addio fa parte della seconda sezione Fuori dal carcere

La seconda sezione si intitola Fuori dal carcere ed è dedicata ai giorni successivi la liberazione del poeta, vissuti tra la gioia dell’attesa di un figlio, una ritrovata tenerezza con Munnevvér e la paura di un nuovo arresto.

È questa la sezione che contiene L’Addio, poesia che descrive il momento in cui Nazim Hikmet deve accettare di dover lasciare la Turchia e vivere come esule, per evitare il controllo del governo turco.

A seguire, infatti, si possono leggere le poesie scritte durante i trent’anni di esilio.Questa sezione diventa come la mappa del suo viaggio alla ricerca di una nuova terra che lo ospiti.

L’esilio è un duro mestiere, perché comporta gambe stanche e un’inguaribile nostalgia di casa.

Le ultime sezioni della raccolta sono dedicate ad un viaggio cubano e agli occhi che ha incrociato nel suo vagabondare, all’umanità che ha sfiorato, alle città deturpate dai proiettili della guerra e all’amore che nonostante la guerra sboccia in ogni città come un fiore in primavera.

Non risparmia riflessioni sul senso della vita e sulla democraticità della morte. Non dimentica di dedicare ancora parole d’amore al figlio, alla moglie, ai poeti che lo hanno ispirato e alle esperienze vissute nel corso della sua esistenza.

Saro Trovato

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