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“Imitazione” (1818) di Giacomo Leopardi, affascinante poesia sulla libertà dal destino

Scopri la bellissima "Imitazione" di Giacomo Leopardi poesia sulle debolezze umane e sull'inevitabile controllo del destino.

Imitazione di Giacomo Leopardi è una poesia che rappresenta l’allegoria della condizione umana e la rappresentazione della fragilità degli umani nei confronti dell’implacabile e tormentato destino.

La poesia prende il titolo Imitazione perché il testo originale è quello di La feuille del francese Antoine-Vincent Arnault, pubblicata senza titolo e in forma anonima nella rivista milanese Lo Spettatore, edita da Antonio Fortunato Stella, nel 1818.

Il poeta francese avrebbe scritto la poesia nell’inverno 1815 -1816 dopo la definitiva caduta di Napoleone Bonaparte. Antoine-Vincent Arnault era amico e seguace di Napoleone e fu costretto all’esilio. Si tratta quindi di lirica di matrice autobiografica e tende a mettere in evidenza lo stato emotivo del suo autore.

La poesia colpì Leopardi che volle reinterpretare il testo di Arnault, depurando il testo originale francese dalla matrice soggettiva e autobiografica grazie ad una libera traduzione in italiano, che secondo Giosuè Carducci risale allo stesso 1818. Imitazione fu pubblicata per la prima volta nella raccolta Canti nel 1835.

Leggiamo questa breve, ma intensa poesia di Giacomo Leopardi, per coglierne il profondo significato.

Imitazione di Giacomo Leopardi

Lungi dal proprio ramo,
Povera foglia frale,
Dove vai tu? – Dal faggio
Là dov’io nacqui, mi divise il vento.
Esso, tornando, a volo
Dal bosco alla campagna,
Dalla valle mi porta alla montagna.
Seco perpetuamente
Vo pellegrina, e tutto l’altro ignoro.
Vo dove ogni altra cosa,
Dove naturalmente
Va la foglia di rosa,
E la foglia d’alloro.

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La feuille, Antoine-Vincent Arnault

De ta tige détachée,
Pauvre feuille desséchée,
Où vas-tu ? — Je n’en sais rien.
L’orage a brisé le chêne
Qui seul était mon soutien ;
De son inconstante haleine,
Le zéphyr ou l’aquilon
Depuis ce jour me promène
De la forêt à la plaine,
De la montagne au vallon.
Je vais où le vent me mène,
Sans me plaindre ou m’effrayer ;
Je vais où va toute chose,
Où va la feuille de rose
Et la feuille de laurier.

Quando l'”imitazione” supera l’originale 

Imitazione è una poesia di Giacomo Leopardi in cui emerge con assoluta forza la fragilità  e della continua instabilità degli esseri umani che, come “foglie”, sono in balia del destino in un inseguire costante l’amore, la “foglia di rosa”, e la gloria, la “foglia d’alloro”.

La poesia è un’evidente allegoria della vita, una meravigliosa “fiaba” che merita la dovuta attenzione. Staccata dal proprio ramo, la povera foglia fragile è in balia del vento. Il poeta chiede “dove vai?” E la “foglia” risponde che il vento l’ha portata via dal faggio su cui è cresciuta. Il vento quindi la stacca dall’albero e inizia a dominare la sua direzione.

È chiaro che il vento ha un’evidente riferimento non solo con il destino umano, ma, anche e soprattutto con le pulsioni sociali ed individuali che guidano nella vita gli esseri umani.

Colpisce in questa poesia il richiamo al tema sociale dell’essere guidati da rischiami che superano la libera scelta individuale, pulsioni incontrollabili a cui gli esseri umani non riescono in nessun modo a liberarsi. Oggi, si direbbe inseguire le moda, ma ciò che afferma Leopardi è qualcosa di più profondo che fa parte proprio dell’essenza dell’animo umano.

La poesia continua con la foglia che “accusa” il vento di continuare a spostarla senza tregua, cambiando di volta in volta direzione  volando sul bosco, sulla campagna, la porta dalla valle alla montagna.

La visione negativa dell’umanità che non riesce a liberarsi dal controllo del destino appare evidente.

Non a caso la povera foglia si immagina come un pellegrino, senza nessuna capacità di comprendere il vero senso della vita.

La foglia conclude di andare in modo incontrollato dove vanno tutte le altre cose, inseguendo senza nessun senso, ovvero in modo naturale “la foglia di rosa”, metafora dell’amore e della bellezza e la “foglia d’alloro”, il cui riferimento è chiaro è alla gloria e alla continua sete di conoscenza.

La grandezza di una poesia che merita attenzione

Imitazione colpisce per la sua contemporaneità. È il chiaro esempio della universale eternità della poesia, che attraverso l’attenzione alla parte più profonda dell’animo umano riesce ad essere rappresentativa degli elementi che regolano i comportamenti umani.

Inseguire la bellezza, l’amore e allo stesso tempo la gloria e la conoscenza sono espressione della vanità che caratterizza gli esseri umani. Non c’è libertà e controllo quando la vanità prende il sopravvento.

È in nome di questa naturale “debolezza” umana si finisce per essere trasportati, si potrebbe dire per inseguire tutto ciò che fanno gli altri, senza nessuna capacità di liberarsi dalle catene del destino umano.

Il vento che coincide con il destino, in realtà offre una lettura nuova del “fato”, che assume un’interpretazione nuova più simile ai condizionamenti sociali. Giacomo Leopardi rispetto all’autore francese cerca di togliere i riferimenti soggettivi e autobiografici della poesia.

Antoine-Vincent Arnault partecipa al destino di Napoleone e conosce l’esilio per la fedeltà al suo generale. Ricordiamo che la poesia fu pubblicata anonima e proprio per questo Leopardi nella sua libera interpretazione non fa riferimento all’autore francese.

Quindi il testo francese è il punto di vista di un uomo che ha visto cadere i suoi sogni di gloria e di grandezza e si ritrova ad essere vittima del destino. Non solo, diventa l’osservatore del cambiamento che sempre avviene quando una “grande star” come Napoleone perde tutto il suo potere e coloro che lo seguivano e inneggiavano, finiscono per guardare da un’altra parte e seguire “le nuove stelle”.

Nella traduzione di Giacomo Leopardi si vira inevitabilmente nel pessimismo cosmico, che caratterizza il pensiero dell’autore. Il senso umano dell’esistenza è vittima naturale di un destino che prende forma attraverso la costante debolezza di inseguire bellezza e gloria. L’elemento intimistico e il pessimismo cosmico di Leopardi prendono il sopravvento sul testo, dove non c’è nessuna possibilità di poter sperare alla liberazione della propria sofferenza.

La fiaba francese si trasforma inevitabilmente in tragedia.

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