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“Il sole” (1857) di Charles Baudelaire, la poesia che celebra il potere terapeutico della luce

Con “Il sole” Charles Baudelaire descrive il potere salvifico del sole, non dimenticando l’oscurità e le sofferenze che contraddistinguono il mondo in cui viviamo.

Ci illumina e ci salva, in senso esteriore e interiore. È il protagonista de “Il sole”, componimento in cui Charles Baudelaire celebra la luce e il suo potere salvifico in un mondo oppresso da oscurità e dolore.

“Il sole” di Charles Baudelaire

Lungo il vecchio sobborgo dove ignote lussurie
covan dietro le pendule imposte dei tuguri,
quando il sole al suo culmine picchia senza pietà
sui tetti e sulle biade, sui campi e la città,
io da solo m’esercito in un duello astruso,
e avventurose rime in ogni angolo annuso;
nelle parole inciampo come su un basolato;
urto a volte in un verso lungamente sognato.

L’almo sole, nemico d’ogni aspetto languente,
vermi e rose nei campi desta paternamente:
lui discioglie nell’etere come fumo i rovelli,
ricolmando di miele alveari e cervelli;
lui rende mansueti e giocondi gli storpi,
come fanciulle, e ne ringiovanisce i corpi;
per lui crescon le messi, è lui che matura
nel sempre rinascente cuore della natura.

Quando, come un poeta, discende nelle vie,
dà luce anche alle cose più sordide e restie,
e a guisa d’un sovrano, senza paggi né gale,
così come il palazzo, visita l’ospedale.

Il significato di questa poesia

Dove leggere “Il sole”

Il sole, conosciuta anche come poesia n. LXXXVII, è una delle oltre cento liriche che compongono “I fiori del male”, rivoluzionaria e intrigante raccolta poetica nata dalla penna di Charles Baudelaire nel 1857 e poi riedita con qualche modifica nel 1861. La raccolta, che si articola in sei sezioni (Spleen e ideale, Quadri parigini, Il vino, I fiori del male, La rivolta, La morte) ripercorre i passi del poeta in una biografia ideale, un percorso esistenziale che sviscera la diversità dell’io lirico nei confronti della massa.

“Il sole” fa parte della seconda sezione della raccolta, Quadri parigini. Abbiamo letto la traduzione curata da Gesualdo Bufalino.

Lo stile e la forma

La poesia “Il Sole” di Charles Baudelaire è un esempio magistrale dell’abilità dell’autore nel fondere immagini potenti con una metrica armoniosa e un linguaggio evocativo.

Il componimento segue l’alternarsi di versi alessandrini, tipici della poesia francese, caratterizzati da dodici sillabe e da una cesura centrale, che conferiscono alla poesia una solennità musicale.

Baudelaire fa ampio uso di metafore e personificazioni: il sole non è solo un astro, ma un poeta, un re, un guaritore che illumina e trasforma ogni cosa.

Il contrasto tra luce e oscurità, tipico della sua poetica, emerge attraverso immagini che legano il sublime all’infimo, creando un quadro vivido in cui l’elemento solare agisce come una forza onnipresente e potente.

Il sole e il poeta

Nel contenuto della poesia, il sole è descritto come una presenza attiva, capace di risanare le ferite del mondo e di trasfigurare la realtà.

Il poeta, paragonandosi al sole, attraversa il vecchio sobborgo alla ricerca di ispirazione, trasformando anche le immagini più degradate in arte.

Questo parallelismo suggerisce un’idea centrale della poetica di Baudelaire: il poeta, come il sole, possiede la capacità di illuminare e nobilitare anche ciò che è sordido e dimenticato.

Il sole non fa distinzioni tra la magnificenza di un palazzo e la miseria di un ospedale: la sua luce tocca tutto, proprio come l’arte può trarre bellezza da ogni aspetto dell’esistenza.

Luci e ombre

Infine, “Il Sole” si configura come un inno alla potenza della luce e alla sua capacità di redenzione, ma non senza una nota di ambiguità.

Se da un lato Baudelaire esalta il sole come forza generatrice e trasformatrice, dall’altro non dimentica la realtà dell’umano: il mondo che il sole illumina è fatto di sofferenza, di storpi, di tuguri e ospedali.

L’elemento solare non cancella questa oscurità, ma la mette in evidenza, permettendo di coglierne la bellezza segreta.

In questo modo, la poesia riflette la visione baudelairiana della bellezza: essa non è solo armonia e purezza, ma anche la capacità di trarre poesia dall’ombra e dal dolore.

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