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“Il pastrano” (1985) di Alda Merini, una poesia che celebra il legame con il papà

Ne “Il pastrano”, Alda Merini si serve dell’immagine del cappotto per raccontare il profondo legame che la unisce al padre.

In occasione della Festa del Papà scopriamo insieme “Il pastrano”, un’emozionante poesia in cui Alda Merini racconta il profondo legame con il padre servendosi di un oggetto dalla forte carica simbolica.

“Il pastrano” di Alda Merini

Un certo pastrano abitò lungo tempo in casa
era un pastrano di lana buona
un pettinato leggero
un pastrano di molte fatture
vissuto e rivoltato mille volte
era il disegno del nostro babbo
la sua sagoma ora assorta ed ora felice.
Appeso a un cappio o al portabiti
assumeva un’aria sconfitta:
traverso quell’antico pastrano
ho conosciuto i segreti di mio padre
vivendolo cosi, nell’ombra.

Il significato di questa poesia

Dove leggere “Il pastrano”

“Il pastrano” è una poesia tratta da La Gazza ladra, una breve raccolta che riunisce venti componimenti-ritratti rimasti inediti fino alla pubblicazione di “Vuoto d’amore”. Queste poesie, compresa “Il pastrano”, sono state verosimilmente redatte nel 1985. Si possono leggere, oggi, all’interno di “Fiore di poesia”, il volume che raccoglie l’opera omnia dell’autrice dei Navigli.

Una poesia-ritratto

Alda Merini, con il suo stile delicato e incisivo, utilizza un linguaggio semplice ma fortemente evocativo.

Ogni parola è scelta con cura, come se volesse imprimere sulla pagina un ricordo vivido. Questa poesia fa infatti parte di una serie di “ritratti”, di componimenti in cui l’autrice ha voluto lasciare impressa un’immagine a lei cara.

Il tono è intimo e malinconico, la struttura della poesia è fluida, senza punteggiatura rigida, a sottolineare il flusso naturale della memoria. Il ritmo è dolce e avvolgente, quasi una nenia che accompagna il lettore tra le pieghe del passato.

L’oggetto-simbolo

Il pastrano protagonista del testo poetico non è un semplice cappotto, ma un oggetto-simbolo, una presenza silenziosa e familiare che racchiude l’identità del padre.

Descritto come vissuto, rivoltato, ripetutamente indossato, diventa la traccia materiale di un’esistenza, quasi un prolungamento del corpo paterno.

Appeso, sembra svuotato e triste, come se avesse perso la sua funzione e il suo calore, eppure continua a custodire i segreti dell’uomo che lo portava, mantenendo viva la sua essenza, seppur ancora nascosta tra i lembi ormai logori.

Amore eterno di una figlia per il padre

Attraverso questo oggetto, Merini racconta il legame con il padre, un rapporto fatto di osservazione e profonda ammirazione.

La figura paterna emerge nei dettagli del pastrano, nella sua sagoma ora assorta, ora felice, come se l’indumento ne conservasse le emozioni. La figlia non solo ricorda il padre, ma lo rivive attraverso l’ombra del suo abito, trovando in esso una forma di vicinanza che il tempo non può cancellare. Ed è proprio questo il senso ultimo della poesia di Alda Merini: il desiderio di perpetuare non solo il ricordo, ma la concreta e tangibile vicinanza con l’adorato padre.

Alda Merini, una vita per la poesia

Alda Merini è nata a Milano il 21 marzo 1931. Poetessa e scrittrice, si è sempre distinta per l’impressionante intimità raccontata nelle sue opere.

Voce tormentata dagli eventi del suo tempo e da un malessere interiore che ha sempre cercato di esprimere attraverso la scrittura, Alda Merini ha esordito giovanissima, a soli 15 anni, sotto la guida di Giacinto Spagnoletti, scopritore del talento artistico della ragazza.

Nel 1947 viene internata per la prima volta in una clinica, reduce dall’incontro con “le prime ombre della sua mente”. Da quel momento in avanti, la vita di Alda Merini è caratterizzata dal ricovero in varie case di cura, da periodi di desolata solitudine e silenzi inenarrabili.

Nonostante le difficoltà psichiche, Alda Merini è riuscita a lasciarci in eredità una vastissima produzione, fra versi, opere in prosa e aforismi, carica di profondità ed emozione, espresse in modo assolutamente distintivo e personale.

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