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Una potente poesia di Alda Merini contro la violenza sulle donne

"Il mio primo trafugamento di madre" è una delle più struggenti poesie di Alda Merini. La condividiamo con voi in ricordo di Giulia Tramontano, barbaramente uccisa dal compagno insieme al figlio che portava in grembo, e in memoria di tutte le donne vittime di violenza.

“O mai la luna gridò così tanto
contro le stelle offese,
e mai gridarono tanto i miei visceri,
né il Signore volse mai il capo all’indietro,
come in quell’istante preciso
vedendo la mia verginità di madre
offesa dentro a un ludibrio”.

“Il mio primo trafugamento di madre” è una delle più dure poesie scritte da Alda Merini. Un componimento che racconta la violenza sulle donne e che vogliamo condividere, oggi, in memoria di Giulia Tramontano, la giovane donna uccisa dal compagno insieme al figlio che portava in grembo.

Pubblicata nella raccolta “La Terra Santa” del 1984, “Il mio primo trafugamento di madre” racconta, in particolare, la tragica realtà dello stupro vissuto dalla poetessa durante il suo ricovero in manicomio, ma più in generale costituisce un canto di protesta contro la violenza che gli uomini esercitano sull’universo femminile.

“Il mio primo trafugamento di madre” di Alda Merini

Il mio primo trafugamento di madre
avvenne in una notte d’estate
quando un pazzo mi prese
mi adagiò sopra l’erba
e mi fece concepire un figlio.

O mai la luna gridò così tanto
contro le stelle offese,
e mai gridarono tanto i miei visceri,
né il Signore volse mai il capo all’indietro,
come in quell’istante preciso
vedendo la mia verginità di madre
offesa dentro a un ludibrio.

Il mio primo trafugamento di donna
avvenne in un angolo oscuro
sotto il calore impetuoso del sesso,
ma nacque una bimba gentile
con un sorriso dolcissimo
e tutto fu perdonato.

Ma io non perdonerò mai
e quel bimbo mi fu tolto dal grembo
e affidato a mani più « sante »,
ma fui io ad essere oltraggiata,
io che salii sopra i cieli
per avere concepito una genesi.

Mai più

Accade troppo spesso: una vita in apparenza serena, una coppia che sembra felice e del tutto normale. Poi, quando nessuno se lo aspetta, la tragedia. Una donna che scompare. Le ricerche. I dubbi che cominciano ad affiorare. Le speranze che si affievoliscono di ora in ora e, infine, l’amara, tragica, avvilente scoperta dell’ennesima violenza perpetrata da un uomo nei confronti di una donna.

Quello di Giulia è soltanto uno dei numerosi casi a cui stiamo assistendo in questi mesi. La giovane ha cessato di vivere insieme alla piccola vita che portava in grembo da ormai sette mesi. E non ci sono parole adatte per esprimere il dolore e la rabbia che notizie come queste provocano nell’opinione pubblica.

Ci chiediamo come possano accadere tragedie simili, ci ripetiamo “mai più”. E il giorno dopo, ecco un altro caso.

Con la sua poesia, coraggiosa, potente e a tratti disturbante, Alda Merini ci racconta un frammento del suo vissuto in cui si riconosceranno molte donne. L’abuso, la violenza, che non dovrebbero accadere “mai più”, continuano a destabilizzare e troncare la vita di molte donne. Che questi versi di Merini possano fungere da monito e da ricordo, per tutte coloro che hanno subito atti del genere e per tutte coloro che per questo non ci sono più. Per Giulia, e per la sua piccola creatura innocente.

Alda Merini

Alda Merini è nata a Milano il 21 marzo 1931. Poetessa e scrittrice, si è sempre distinta per l’impressionante intimità raccontata nelle sue opere. Voce tormentata dagli eventi del suo tempo e da un malessere interiore che ha sempre cercato di esprimere attraverso la scrittura, Alda Merini ha esordito giovanissima, a soli 15 anni, sotto la guida di Giacinto Spagnoletti, scopritore del talento artistico della ragazza.

Nel 1947 viene internata per la prima volta in una clinica, reduce dall’incontro con “le prime ombre della sua mente”. Da quel momento in avanti, la vita di Alda Merini è caratterizzata dal ricovero in varie case di cura, da periodi di desolata solitudine e silenzi inenarrabili.

Nonostante le difficoltà psichiche, Alda Merini è riuscita a lasciarci in eredità una vastissima produzione, fra versi, opere in prosa e aforismi, carica di profondità ed emozione, espresse in modo assolutamente distintivo e personale.

Le poesie di Alda Merini e i suoi aforismi sono diventati parte integrante della nostra cultura e del nostro immaginario collettivo proprio grazie alla forza evocativa di cui i versi di questa splendida autrice sono intrisi. Celeberrimo, fra tutti, il componimento “Sono nata il 21 a primavera”, reso famoso anche per merito della versione musicata e cantata da Milva (Milva canta Merini, 2004).

Alda Merini ci ha lasciati a Milano, il 1° novembre 2009.

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