Il primo pensiero che ci sveglia dal sonno della notte è l’amore. “Il mattino solerte” di Alda Merini è un inno al potente sentimento che muove pensieri e intenti.
“Il mattino solerte” di Alda Merini
Il mattino solerte mi risveglia
e mi riporta alle tue dolci rive
di che serti di fiori e mutamenti
svolge il mio cuore e pura mi rassembra
l’aria e vogliosa della giovinezza.
Incontrarti così per queste strade
così sole e deserte e confluire
nei tuoi baci siccome un arso vivo
corre compiuto alla sua aperta foce.
Il significato di questa poesia
Dove leggere “Il mattino solerte”
Si intitola “Il suono dell’ombra” l’estesa raccolta da cui è tratta la poesia che abbiamo appena letto. L’opera, infatti, racchiude tutte le liriche e le prose composte dall’autrice dei Navigli dal 1953 al 2009, anno della sua scomparsa e della pubblicazione di questo volume onnicomprensivo. “Il mattino solerte” appartiene, originariamente, alla raccolta “Destinati a morire. Poesie vecchie e nuove”, pubblicata da Lalli a Poggibonsi nel 1980.
Dedicata all’amore
“A Sergio Sbrascini”: questa poesia è dedicata, come spesso avviene nelle liriche di Alda Merini, a un destinatario che viene esplicitato subito prima dei versi. È Sergio Sbrascini, uomo di cui l’autrice è innamorata e a cui infatti sono dedicati diversi componimenti scritti nel corso del tempo.
“Il mattino solerte”, che prende il titolo dal primo verso della poesia, si articola in nove versi endecasillabi in cui la rima viene sostituita da forme più libere di armonia di suono, come le assonanze.
Il componimento ci ricorda qualcosa che avviene ogni giorno a chiunque sia innamorato: ci si risveglia dal sonno, ci si ritrova nel proprio corpo, nella propria vita dopo una lunga notte di assenza, e la prima cosa che viene alla luce insieme ai timidi raggi del sole è il volto della persona amata.
Questo momento viene raccontato da Alda Merini sfruttando la sensorialità del corpo che si risveglia e che sembra sentire il profumo dei fiori, vedere il loro colore vivace.
L’aria è frizzante di giovinezza, nient’altro conta: non ci sono descrizioni spaziotemporali, né fisiche. C’è solo il racconto di un incontro, chissà se reale, o immaginato con gli occhi ancora pieni di sogni, per le strade bagnate di sole e dei baci dei due innamorati a cui non importa altro che il loro amore.
Alda Merini
Alda Merini è nata a Milano il 21 marzo 1931. Poetessa e scrittrice, si è sempre distinta per l’impressionante intimità raccontata nelle sue opere. Voce tormentata dagli eventi del suo tempo e da un malessere interiore che ha sempre cercato di esprimere attraverso la scrittura, Alda Merini ha esordito giovanissima, a soli 15 anni, sotto la guida di Giacinto Spagnoletti, scopritore del talento artistico della ragazza.
Nel 1947 viene internata per la prima volta in una clinica, reduce dall’incontro con “le prime ombre della sua mente”. Da quel momento in avanti, la vita di Alda Merini è caratterizzata dal ricovero in varie case di cura, da periodi di desolata solitudine e silenzi inenarrabili.
Nonostante le difficoltà psichiche, Alda Merini è riuscita a lasciarci in eredità una vastissima produzione, fra versi, opere in prosa e aforismi, carica di profondità ed emozione, espresse in modo assolutamente distintivo e personale.
Le poesie di Alda Merini e i suoi aforismi sono diventati parte integrante della nostra cultura e del nostro immaginario collettivo proprio grazie alla forza evocativa di cui i versi di questa splendida autrice sono intrisi. Celeberrimo, fra tutti, il componimento “Sono nata il 21 a primavera”, reso famoso anche per merito della versione musicata e cantata da Milva (Milva canta Merini, 2004).
Alda Merini ci ha lasciati a Milano, il 1° novembre 2009.