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“Il giorno si fa freddo” di Edith Södergran sulla magia della sensibilità femminile

Scopri i bellissimi versi della de "Il giorno si fa freddo" la poesia di Edith Södergran che invita gli uomini a ad essere più attenti per poter godere dell'animo profondo delle donne

Il giorno si fa freddo di Edith Södergran è una splendida poesia che mette in evidenza l’enorme sensibilità femminile, contrapposta, purtroppo, all’eterna incomprensione dell’uomo nei riguardi del profondo delle donne. 

Il giorno si fa freddo, tratta dalla raccolta Poesie (Dikter) pubblicata nel 1916, rende evidente questo contrasto attraverso dei versi assimilabili ad un ritratto di una grande espressionista. Liberi versi che donano al lettore un indimenticabile viaggio nell’intimo delle donne, in quell’immenso e ricco cosmo di sensazioni che fanno della semplicità espressiva la loro grandezza.

Il giorno si fa freddo un omaggio alla sensibilità delle donne

Il giorno si fa freddo verso sera…
Bevi il calore dalla mia mano,
la mia mano ha lo stesso sangue della primavera.

Bastano questi pochi versi per capire di che pasta è fatta Edith Södergran. Il suo poetare è caratterizzato da un verso libero, senza rime e schemi precisi, capace di mettere su carta le impressioni più profonde, in cui l’io poetico parla direttamente al cuore.

Con Edith Södergran nasce la “nuova donna”, il cui misticismo si avvicina al pensiero di Jung e all’estetica espressionista di Kandinsky. Con le parole dipinge la bellezza, i sentimenti e i dolori dell’animo femminile, senza pietà e senza vergogna mette a nudo la sua anima e sprona chi legge a prendere in mano i fili della propria vita.

Cercavi un fiore
e hai trovato un frutto.
Cercavi una sorgente
e hai trovato un mare.
Cercavi una donna
e hai trovato un’anima −
tu sei deluso.

In Il giorno si fa freddo” non vive nessuna debolezza femminile, ma, la delusione del condividere tanta sensibilità con un universo maschile non all’altezza di poter comprendere cosa può offrire una donna. La poesia non è il “solito” lamento dell’incomprensione, piuttosto l’amara presa di coscienza che lui “non ce la può fare”.

Chi era Edith Södergran

Edith Irene Södergran nacque a San Pietroburgo nel 1892, ma si trasferì presto a Raivola, un villaggio finlandese. Si può affermare che è l’artefice dell’espressionismo in Finlandia ed ha influenzato la lirica in lingua svedese fra le due guerre mondiali.  La sua poetica era visionaria, femminile e femminista, capace di instaurare un nuovo tipo di linguaggio rappresentativo che rivoluzionò i mezzi espressivi della poesia svedese inaugurando così la letteratura “modernista” nord europea.

Navigando tra Simbolismo ed Espressionismo con influssi nietzschiani, diede il via al Modernismo scandinavo. Esordì nel 1916 con la raccolta “Poesie “, cui seguirono “Lira di settembre ” (1918), “L’altare delle rose” (1919), “L’ombra del futuro (1920) e “Il paese che non esiste” (1925). Morì di tisi a 31 anni.

Per Edith Södergran essere donna diviene punto di forza e stendardo di unicità, di identità. Il suo poetare era infatti caratterizzato da un verso libero, senza rime e schemi precisi, capace di mettere su carta le impressioni più profonde, in cui l’io poetico parla direttamente al cuore.

La rappresentazione della “nuova donna” si evolve e si trasforma nel corso degli anni, il piccolo seme piantato in gioventù mette radici e cresce fino a dare vita ad un’attitudine rinforzata di libertà. Essere donna per lei significava esistere indipendentemente dalla presenza di una figura maschile, ciò che predicava era una libertà intellettuale che richiamava le lotte femministe per l’uguaglianza.

Ogni suo componimento è un piccolo gioiello di parole e sospiri che percuote gli spiriti inquieti. Oggi viene considerata come una delle più importanti esponenti della poesia svedese e scandinava

Il giorno si fa freddo di  Edith Södergran

Il giorno si fa freddo verso sera…
Bevi il calore dalla mia mano,
la mia mano ha lo stesso sangue della primavera.
Prendimi la mano, prendimi il braccio bianco,
prendi il desiderio delle mie spalle strette…
Sarebbe strano sentire,
una notte sola, una notte come questa,
il tuo capo pesante contro il mio petto.

Hai gettato la rosa rossa del tuo amore
nel mio grembo bianco −
io stringo nelle mani calde
la rosa rossa del tuo amore che appassisce presto…
O sovrano dallo sguardo freddo,
ricevo la corona che mi porgi
e reclina il mio capo sul cuore…

Ho visto il mio signore per la prima volta, oggi,
tremando, l’ho subito riconosciuto.
Ora sento già la sua mano pesante sul mio braccio leggero…
Dov’è la mia sonora risata di vergine,
la mia libertà di donna a testa alta?
Ora sento già la sua stretta salda intorno al mio corpo fremente,
ora odo il duro suono della realtà
di contro ai miei fragili, fragili sogni.

Cercavi un fiore
e hai trovato un frutto.
Cercavi una sorgente
e hai trovato un mare.
Cercavi una donna
e hai trovato un’anima −
tu sei deluso.

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