“Il carrubo dei tuoi pensieri”: la potente poesia d’amore e guerra di Amelia Rosselli

19 Agosto 2025

“Il carrubo dei tuoi pensieri” la poesia di Amelia Rosselli che canta di pietà e resistenza nella tragedia della guerra che ha distrutto una vita.

“Il carrubo dei tuoi pensieri”: la potente poesia d'amore e guerra di Amelia Rosselli

Nella raccolta “Variazioni belliche” di Amelia Rosselli, ci regala un componimento che è anche un atto di resistenza interiore: “Il carrubo dei tuoi pensieri”, che prende il titolo dal primo verso e mostra come il trauma, l’amore e la guerra possano tradursi in immagini brucianti, ancora capaci di raggiungere chi legge.

La poesia che lacera l’anima

Amelia Rosselli è una delle voci più originali della poesia italiana del Novecento: poetessa colta, cosmopolita e poliglotta, capace di scrivere in più lingue e di fondere tradizioni diverse, è stata anche figlia dell’intellettuale antifascista Carlo Rosselli, assassinato nel 1937 dai sicari del regime.

Impossibile non notare nelle sue opere il segno traumatico lasciato dalla sua prematura scomparsa.

Nel 1964, Amelia Rosselli pubblica la sua prima raccolta: “Variazioni belliche”. In essa esplodono tutti i nodi della sua esperienza, tra la memoria familiare, dolore privato, alienazione interiore, tormento amoroso e ricerca di un linguaggio nuovo, musicale, spezzato e visionario.

La poesia che vi apprestate a leggere non celebra l’eroismo, come avrebbe desiderato il Regime, ma nega la retorica bellica per scavare nella coscienza, alla ricerca di ciò che resta vivo quando tutto sembra perduto.

“Il carrubo dei tuoi pensieri” di Amelia Rosselli

il carrubo dei tuoi pensieri si
slaccia violento e non permette
ch’io gli faccia squarcio dai suoi
lampi di buio. Tu non stornare la
pietra che fa sì che tutti noi ci
abbeveriamo ad un filo di pietà, tu
non rimuovere gli antichi angioli
dai loro piedestalli di pietà, e se
le opache tende dei giganteschi
guerrieri ti offendono, getta tutto
in mare, e salva solo la mosca che
vola.

La poesia si apre con un’immagine sorprendente e affascinante: il carrubo dei pensieri, un albero mediterraneo forte, resistente, simbolo di radici e nutrimento, qui diventa una metafora visiva come mai se ne sono viste prima. È al carrubo che si associa la psiche di Rosselli, i suoi pensieri che si ancorano al terreno come radici salde, ed è per questo che quelli dell’interlocutore-lettore sono costretti a slacciarci (“si slacciano”, V.2), liberandosi con una potenza distruttiva, e impedendo a Rosselli di squarciare il buio.

Il “filo di pietà” evoca l’idea di una sorgente minima, essenziale, che permette la sopravvivenza comune. Rosselli mette in guardia dal “rimuovere la pietra” che custodisce questa fonte fragile: un gesto sconsiderato distruggerebbe l’ultima riserva di compassione umana — cioè nella capacità di riconoscere il dolore dell’altro. L’invito a non rimuovere “gli antichi angioli dai loro piedestalli di pietà” (V. 7/8) sembra alludere a un patrimonio spirituale e simbolico che, per quanto lontano, non va dimenticato.

Poi sopraggiunge l’immagine dei “giganteschi guerrieri” — l’ombra della violenza storica e della sopraffazione personale. Le “tende opache” potrebbero essere viste come barriere di potere, apparati militari o ideologici che soffocano. Di fronte a questo, la poetessa non invoca una rivoluzione titanica, ma un gesto di abbandono radicale: “getta tutto in mare”. La salvezza risiede nel minimo, nell’infinitamente piccolo e vitale: “la mosca che vola”. È il simbolo di una sopravvivenza fragile, di una libertà minuscola che resiste alla catastrofe.

Qualche parola su Amelia Rosselli

La raccolta a cui appartiene la poesia, venne pubblicata nel 1964, ma i testi furono composti a cavallo tra la fine degli anni ’50 e l’inizio dei ’60. Amelia Rosselli aveva allora poco più di trent’anni e portava dentro di sé un vissuto segnato da perdite, migrazioni e tormenti psichici. Il titolo della raccolta contiene un doppio riferimento: da un lato la variazione musicale, forma cara alla poetessa, che aveva studiato composizione e trasfondeva nella scrittura una sensibilità ritmica e polifonica; dall’altro la “guerra”, intesa non solo come conflitto storico che si era portato via il padre antifascista, ma anche come guerra interiore, come tormento amoroso e psicologico.

La raccolta piacque a critici e scrittori, perfino Pier Paolo Pasolini ne riconobbe immediatamente la forza, mentre molti altri sottolinearono l’assoluta novità di quel linguaggio, a metà tra veglia e sogno, tra prosa e musica. Come scrisse Emanuele Trevi, Variazioni belliche è “un prodigio sonoro, o una seduta spiritica”, un’opera che ancora oggi si impone come una delle più radicali e “ustionanti” della nostra letteratura. “Il carrubo dei tuoi pensieri” va letto dentro questa cornice: un testo che si radica nella materia quotidiana (un albero, una pietra, una mosca) e subito si eleva a visione metafisica, capace di racchiudere l’esperienza della perdita, della sopravvivenza, della fragile speranza.

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