Fiorita di marzo di Ada Negri è una poesia che mette in scena la fugacità della giovinezza e della bellezza attraverso la metafora della fioritura della primavera. Un canto delicato, malinconico sulla fin troppo breve primavera della vita.
Il tempo scorre inesorabile e ci si accorge che la giovane età è svanita in modo troppo veloce per rendersene conto. L’età matura volge lo sguardo indietro per comprendere che la bellezza della stagione primaverile è finita e i fiori si sono trasformati in frutti maturi destinati ad appassire ancor più velocemente.
Fiorita di marzo fu scritta nel 1910, la poetessa lodigiana aveva compiuto i quarant’anni, e fa parte della raccolta di poesie Dal Profondo di Ada Negri pubblicata per la prima volta a Milano, dai F.lli Treves, nel 1910.
Leggiamo questa meravigliosa e malinconica poesia di Ada Negri per apprezzarne l’atmosfera e interpretarne il significato.
Fiorita di marzo di Ada Negri
La fioritura vostra è troppo breve,
o rosei peschi, o gracili albicocchi
nudi sotto i bei petali di neve.Troppo rapido è il passo con cui tocchi
il suolo—e al tuo passar l’erba germoglia
o Primavera, o gioja de’ miei occhi.Mentre io contemplo, ferma sulla soglia
dell’orto, il pio miracolo dei fiori
sbocciati sulle rame senza foglia,essi, ne’ loro tenui colori,
tremano già del vento alla carezza,
volan per l’aria densa di languori;e se ne va così la tua bellezza
come una nube, e come un sogno muori,
o fiorita di Marzo, o Giovinezza!…
La Primavera è l’immagine della giovinezza che passa troppo presto
Fiorita di marzo è una poesia di Ada Negri che con delicata e profonda sensibilità mette in scena lo stato d’animo di una donna che ha compiuto quarant’anni e che, immersa nella natura primaverile, prende coscienza che l’eta giovanile è passata troppo velocemente.
Ada Negri riesce a intrecciare la bellezza naturale della primavera con un’intensa riflessione sulla caducità della vita, riuscendo a trasferire le proprie emozioni, il proprio stato d’animo di donna che si accorge della fragilità dell’esistenza, troppo simile ai fiori che rilasciano i loro petali spinti dal vento.
La Primavera è come la giovinezza splendida ma destinata a dissolversi, lasciando dietro di sé il ricordo di un sogno svanito. Nella poesia si avverte un senso di malinconica meraviglia, la natura appare incantevole, ma tutta questa bellezza è destinata a durare troppo poco. La poetessa lombarda punta l’indice alla transitorietà del vissuto umano, attraverso un’esperienza sensoriale che fa “vivere” le emozioni tipiche che si respirano a marzo, quando la natura esplode in tutta la sua bellezza.
L’aspetto floreale, la fioritura diventa centrale come messaggio, lo stesso titolo della poesia tende ad evidenziare il tema, in quanto Ada Negri intende rappresentare attraverso questa allegorica rappresentazioni la giovinezza in tutti i suoi colori, in tutta la sua gioia.
La fugacità della bellezza e della giovinezza
Fin dai primi versi, la poetessa sottolinea la breve durata della fioritura primaverile. L’uso del “troppo breve” suggerisce la consapevolezza del tempo di quella parte della vita umana che scorre troppo veloce.
È evidente che Ada Negri è l’osservatore immerso nella natura, in cui tutto è rappresentazione simbolica dell’esistenza umana. “I peschi e gli albicocchi”, simboli della primavera, sono descritti come “gracili e nudi”, evidenziando la loro fragilità e il loro stato transitorio. L’immagine dei bei petali di neve richiama la delicatezza dei fiori, ma anche la loro caducità, come la neve si scioglie rapidamente, così anche la loro fioritura è destinata a svanire.
Il passaggio della Primavera come metafora del tempo
Nel secondo terzetto, la Primavera viene personificata come un’entità vivente, un’energia vitale in grado di generare la rinascita. Ogni cosa prende di nuovo vita con l’arrivo del marzo primaverile.
La Primavera è vista come una figura in movimento, quasi danzante. Il suo passo è veloce, quasi impalpabile, eppure è sufficiente a far germogliare l’erba. Questo dinamismo accentua l’idea di transitorietà, in quanto la bellezza e la vitalità della stagione non si soffermano mai a lungo.
Il richiamo alla “gioja de’ miei occhi” evidenzia la meraviglia di Ada Negri di fronte alla rinascita della natura, ma al tempo stesso lascia trasparire un velo di malinconia, come se la gioia fosse offuscata dalla consapevolezza che tutto passerà presto.
La giovinezza si dissolve troppo velocemente
Nella seconda parte della poesia, la poetessa lascia spazio alla riflessione, al meditare riguardo alla profonda fragilità che caratterizza la giovinezza. La poetessa osserva dalla soglia dell’orto, una posizione liminale che suggerisce un passaggio, una separazione tra due stati, l’esteriore e l’interiore, il presente e il passato.
I fiori che sbocciano sulle “rame senza foglia” rappresentano la meraviglia della rinascita, ma al tempo stesso sottolineano che tutto sta per prendere forme, che sta per sbocciare qualcosa di fantastico, che per sua natura però sempre troppo transitorio. Tutto accade troppo velocemente.
I fiori, con i loro tenui colori, sono delicati, vulnerabili. L’immagine del tremare al vento rafforza l’idea di precarietà: anche la più lieve brezza può portarli via. Il verbo volano richiama la leggerezza e l’inevitabilità della loro scomparsa.
L’aria densa di languori introduce una sensazione sensoriale intensa: l’atmosfera è carica di profumi primaverili, ma anche di malinconia, suggerendo che la bellezza, seppur intensa, è già in procinto di dissolversi.
La fioritura come la giovinezza
Il finale della poesia culmina con la l’esplicitazione della metafora della fioritura come espressione della giovinezza. La bellezza della primavera non dura più di un attimo, proprio come la giovinezza, che si dissolve senza poter essere trattenuta.
L’immagine della “nube” evoca qualcosa di effimero e sfuggente, mentre il sogno introduce l’idea di un’illusione, un momento di felicità che svanisce non appena ci si risveglia.
La “Giovinezza” diventa un’entità astratta, quasi mitica, il cui destino è sempre lo stesso, un momento di splendore destinato a spegnersi. Questa è una visione del passato che quando arriva marzo e la primavera, in chi ha ormai ha raggiunto la maturità finisce inevitabilmente per stimolare i ricordi e accettare con malinconia il fatto che la vita purtroppo passa troppo presto.
Pwr certi versi se si vuole andare oltre il pensiero stesso di Ada Negri, Fiorita di Marzo è un inno a al carpe diem, al cogli l’attimo, in quanto la vita nella sua bellezza va vissuta in modo totale, la primavera purtroppo finisce ed è un attimo a ritrovarsi in inverno.