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“Fiori di neve” (2004), magica poesia di Vivian Lamarque che racconta in modo originale l’inverno

Per descrivere l’inverno, Vivian Lamarque utilizza una modalità originale e inusuale. La poesia, breve e gioiosa, si intitola “Fiori di neve”. Scoprila con noi.

Come si racconta l’inverno? Fra immagini, similitudini e tentativi innumerevoli di descrivere la stagione più fredda, si distingue sicuramente la poesia di Vivian Lamarque, intitolata “Fiori di neve”, che dal titolo lascia già intuire l’originalità che la caratterizza. Scopriamola insieme.

“Fiori di neve” di Vivian Lamarque

Fiori di neve
erba ghiacciata
l’inverno è un’estate
pietrificata.

Il significato di questa poesia

Dove leggere “Fiori di neve” di Vivian Lamarque

La breve poesia di Vivian Lamarque è racchiusa in una raccolta interamente dedicata all’inverno e alle sue caratteristiche: si tratta di “Poesie di ghiaccio”, pubblicata nel 2004 per Einaudi Ragazzi con l’intento di regalare ai più giovani il fascino senza tempo della poesia, oltre che un momento giocoso e distensivo per imparare a contemplare la natura da una prospettiva nuova.

La poesia si articola in un’unica strofa di quattro versi, tutti formati da cinque sillabe eccetto il terzo, senario. La rima interessa il secondo e il quarto verso, e il ritmo cadenzato della strofa rende questo componimento leggero, frizzante come l’atmosfera che caratterizza le mattine d’inverno.

L’inverno è un’estate pietrificata”

Le poesie di Vivian Lamarque si distinguono per una straordinaria brevità, a cui viene sempre accostata una semplicità costruttiva che è solo apparente: figure retoriche si avvicendano con agilità e maestria, come a raccontare il rapporto esclusivo che lega l’autrice al parlare poetico.

In “Fiori di neve”, la particolarità risiede nell’atmosfera giocosa costruita da Lamarque e dal bizzarro modo con cui descrive la stagione invernale.

Il mezzo di paragone è, infatti, l’estate. In ogni verso, eccetto che nell’ultimo che chiude il componimento, si incontrano un elemento invernale e uno estivo, come a voler creare un paradossale connubio fra due antipodi: i fiori e la neve, l’erba e il ghiaccio e, per finire, l’inverno e l’estate – collegati dal verbo essere che per eccellenza unisce e identifica – legano indissolubilmente le due stagioni.

Così, l’autrice si fa portavoce di un’estrosa nuova modalità per raccontare il periodo più freddo dell’anno: in fondo, la natura è quella che è sempre. Rimane la stessa. È la sua condizione a mutare, provvisoriamente, a congelarsi; o meglio, a “pietrificarsi”, in attesa del disgelo, quando arriverà il momento.

Vivian Lamarque

Poetessa, scrittrice e traduttrice italiana, Vivian Lamarque, all’anagrafe Vivian Provera Pellegrinelli Comba, è nata a Tesero, in provincia di Trento, il 19 aprile 1946. Ha una storia piuttosto travagliata: la sua famiglia la dà in adozione perché nata da un’unione illegittima. Vivian viene così affidata a una famiglia milanese, ma presto, quando ha solo quattro anni, perde il padre adottivo.

Pochi anni dopo, scopre di essere stata adottata e di avere perciò due madri e due padri. A questo periodo risale il primo incontro con la scrittura poetica.

Lamarque, che ormai si firma con il suo cognome da sposata, ha insegnato italiano per stranieri e letteratura in vari licei privati. Ha lavorato come traduttrice dal francese e dagli anni ‘90 collabora con “Il Corriere della Sera”. Nel 2023 ha vinto la prima edizione del Premio Strega Poesia con la raccolta edita da Mondadori “L’amore da vecchia”.

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