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Costa Concordia, una poesia per l’Isola del Giglio per i 10 anni del disastro

Una poesia per ricordare la generosità della Comunità dell'Isola del Giglio in soccorso della Costa Concordia in occasione dei 10 anni del naufragio

Dieci anni fa, alle 21:45 del 13 gennaio 2012 una crociera si trasforma in tragedia. Sulla nave c’erano 3.208 passeggeri e 1.023 membri dell’equipaggio. L’arrivo a Savona era previsto alle 7.12 del mattino successivo. La nave Costa Concordia, partita da Civitavecchia alle 18:57, all’altezza del promontorio dell’Argentario abbandona la rotta per Savona e punta verso l’Isola del Giglio. Il suo comandante, Francesco Schettino, vuole fare “l’inchino” davanti alle case di Giglio Porto. 

Costa Concordia, quel maledetto inchino

La pratica dell’inchino, consueta su molte navi, consisteva nell’avvicinarsi il più possibile alla costa per rendere omaggio agli osservatori sulla terraferma e dare la possibilità ai passeggeri di ammirare da vicino lo spettacolo delle pittoresche città di mare illuminati di notte.

L’inchino al Giglio pare fosse una tradizione inaugurata nel 1993 dal comandante Mario Terenzio Palombo, originario dell’isola, che definì la consuetudine «emozionante e folkloristica». Quel giorno Schettino aveva promesso al maître, Antonello Tievoli, la cui madre abitava sull’isola vicino al porto, che l’inchino ci sarebbe stato. Diede anche indicazione di essere avvertito quando la nave si fosse trovata nelle vicinanze del Giglio: voleva essere lui a eseguire la manovra.

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10 anni dalla Costa Concordia nei racconti di Pablo Trincia

Sono passati esattamente 10 anni dal naufragio della Costa Concordia che causò 32 vittime. La tragedia spiegata da Pablo Trincia

Costa Concordia, un disastro in vite umane e ambiente

Le conseguenze ormai sono note. Un disastro in perdita di vite umane e per l’ambiente marino che forse meriterebbero di essere raccontate con maggiore attenzione. La Concordia diventò la nave passeggeri più grande mai naufragata dai tempi del Titanic. Finì sulle prime pagine dei giornali internazionali. Il suo comandante Francesco Schettino diventò uno dei simboli peggiori dell’Ttalia nel Mondo. Ha scritto anche una libro del quale non vogliamo volutamente darne evidenza. Le conseguenze psicologiche per tanti che erano a bordo della nave continuano ancora oggi.

La reazione degli abitanti dell’Isola del Giglio, invece, fu uno degli esempi di più  grande generosità, ospitalità, altruismo, eroismo che meriterebbero di essere raccontati e celebrati. Noi lo vogliamo fare a modo nostro, grazie ad una poesia scritta in occasione del Premio Telamone nel 2012  e dedicata alla comunità dell’Isola del Giglio da Giuseppina Mira, una poetessa siciliana, docente di Lettere e impegnata a varie attività culturali. Giuseppina Mira scrive poesie, fiabe, racconti ironici, commedie. Ha vinto numerosi premi letterari e le sue poesie sono inserite in antologie, riviste e libri di letteratura Italiana.

Alla Comunità dell’Isola del Giglio – Giuseppina Mira

E il cielo versò lacrime su lacrime
quando vide arenare il saluto della nave
e spegnersi la festa.
Fu l’addio al viaggio di un sogno
frantumatosi contro uno scoglio.
Fu paura, pianto, disperazione
tra le braccia del mare.
Ma gli occhi della speranza
non si chiusero per tutti.

Le scialuppe uscirono dal buio
e trasportarono lamenti di naufraghi
sofferenze, dolori in attesa di aurore.
E l’Isola del Giglio fece brillare
come sorrisi i raggi della vita.
E andò incontro ai naufraghi l’amore
quell’amore che trasformò la notte in giorno
e spalancò le porte ai passi del sole.
Quell’amore donato a piene mani
senza nulla chiedere in cambio.

“Ero assetato e mi avete dato da bere
affamato e mi avete dato da mangiare
nudo e mi avete vestito
disperato e mi avete consolato”.
Quel giorno l’amore si salvò dal naufragio
e petali di luce piovvero nell’Isola del Giglio.
Petali di solidarietà.
E ogni storia respirò il profumo della Storia.

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