È insieme individuale e universale, umana e naturale la poesia di Eugenio Montale che stiamo per scoprire. Si intitola “Corrispondenze” e si costruisce su un’impalcatura fortemente simbolica.
“Corrispondenze” di Eugenio Montale
Or che in fondo un miraggio
di vapori vacilla e si disperde,
altro annunzia, tra gli alberi, la squilla
del picchio verde.La mano che raggiunge il sottobosco
e trapunge la trama
del cuore con le punte dello strame,
è quella che matura incubi d’oro
a specchio delle gore
quando il carro sonoro
di Bassareo riporta folli mùgoli
di arieti sulle toppe arse dei colli.Torni anche tu, pastora senza greggi,
e siedi sul mio sasso?
Ti riconosco; ma non so che leggi
oltre i voli che svariano sul passo.
Lo chiedo invano al piano dove una bruma
èsita tra baleni e spari su sparsi tetti,
alla febbre nascosta dei diretti
nella costa che fuma.
Il significato di questa poesia
Dove leggere “Corrispondenze”
“Corrispondenze”, articolata in tre strofe di lunghezza e metro diseguale, è una poesia tratta dalla quarta sezione de “Le Occasioni”, la seconda raccolta poetica pubblicata da Eugenio Montale per Einaudi, nel 1939. Racchiude al suo interno un decennio di produzione poetica, a partire dal 1928, con cinquanta componimenti nella prima edizione e un’aggiunta di quattro poesie in quella successiva, del 1940. La raccolta è dedicata a I.B., cioè a Irma Brandeis, che nei versi è presente con il senhal di Clizia, la donna angelicata capace di portare il poeta sino alle porte della salvezza.
Miraggio naturale
Leggere questa poesia è un’operazione particolarmente complessa: ci immergiamo immediatamente in uno spazio e in un tempo altri grazie ai primi versi che irrompono nella nostra quotidianità con quel “or” che, seguito dall’ “in fondo un miraggio”, ci proietta in un’atmosfera rarefatta e onirica, che sa un po’ di memoria, un po’ di sogno.
Le immagini, che producono grande straniamento, si disperdono in un lessico volutamente vago, che rimanda a realtà indicibili – come “or” e “in fondo un miraggio”, anche “altro”, posto a inizio verso -.
Poi arriva il canto del picchio verde, il cui cinguettio somiglia a una risata che si disperde fra gli alberi, e finalmente riusciamo a collocarci in un bosco, che di verso in verso si fa più simbolico.
Una poesia simbolica
C’è una mano, che più volte compare nella produzione di Montale e che ha certamente un forte valore salvifico. La mano attraversa il sottobosco coi suoi misteri, e le erbe appuntite. Subito, un’altra visione interrompe il flusso di immagini boschive. E la stagione fredda viene squarciata dal “carro sonoro di Bassareo”, il carro di Bacco che, straripante di vivacità e calore umano, si fa strada fra le nuvole, sulle “toppe arse dei colli”, in piena estate.
Rispetto alla prima strofa, più intima e solitaria, la seconda è ricca di elementi altisonanti, di colori che rimandano non solo all’estate, ma anche alla giovinezza. E infatti, la lettura di “Corrispondenze” è naturale e umana, universale e individuale.
La strofa finale, criptica più delle precedenti, si rivolge direttamente a un “tu” che dall’io lirico viene ricordato e riconosciuto, oltre che desiderato, in un tempo presente esitante, che si staglia fra “baleni e spari”.
Eugenio Montale
Eugenio Montale nasce a Genova il 12 ottobre 1896 da una famiglia benestante. Premio Nobel per la Letteratura nel 1975, ha saputo raccontare la nostra storia, la nostra società, ma anche la nostra natura più intima, attraverso componimenti straordinari che hanno lasciato un solco indelebile nella storia della poesia.
Ha vissuto in uno dei periodi più complessi della storia dell’umanità, e alcune delle sue poesie sono il risultato della violenza che ha visto e vissuto. Anche la successiva disillusione origina, verosimilmente, dal mondo che egli ha abitato.