Quando si vuole raccontare l’amore, le sfaccettature da mettere al centro della scena sono tante, forse infinite. In “Che breve notte”, una delle ultime poesie di Salvatore Quasimodo, l’accento è posto sulla passionalità, sulla consapevolezza di una relazione che va vissuta con pienezza giorno dopo giorno, perché tutto ha una fine e nessuno degli istanti che abbiamo in dono su questa terra può essere sprecato.
“Che breve notte” di Salvatore Quasimodo
Che breve notte, amore. Un raggio
di luce è già sulla tua fronte,
nei tuoi capelli di madonna bizantina:
e dai carrozzoni lungo il fiume
assale antiche radici
la voce dei giovani nomadi, funamboli
di gramo pane e di parole murate nello sdegno.
Riconosco il fanciullo che sul Bosforo di Sicilia
gettava la sua solitudine di isolano
isolato. Ma tu ti svegli, bellissima.
Bruna e bruciante mi svegli
a nuova vertigine: scavato d’ansia e di sangue
mi trascini nel buio, senza memoria.
Qui vivo forse la mia ultima vita.
Il significato di questa poesia
Dove leggere “Che breve notte”
“Che breve notte” è una delle ultime poesie composte da Salvatore Quasimodo. La scrittura, così come i temi, risuonano di maturità e consapevolezza.
Concepita nel 1967, è una poesia in realtà inedita, che non fa parte di alcuna raccolta poetica. L’autore l’ha composta per il suo ultimo, grande amore: la poetessa, scrittrice e traduttrice Curzia Ferrari, che in diverse occasioni ha avuto modo di raccontare la relazione con Quasimodo.
Le poesie che il poeta ha dedicato a Curzia Ferrari sono potenti, intrise di una passione e di una consapevolezza che impressionano: è la forza degli amori maturi, di chi sa che il tempo scorre, che esso va vissuto in pienezza, come se fosse l’unico a disposizione.
Visioni notturne
Notte. Tutto intorno tace. Anche la luce. L’unico sprazzo si riverbera sul viso della donna, ancora assopita. Contemplandola, respirando il silenzio e il buio che si appresta a scomparire, il poeta torna al passato, assalito dai ricordi di un tempo che non tornerà più.
I versi centrali di “Che breve notte” sono, così, dedicati alla memoria di ciò che è stato. Sono versi malinconici, in cui vediamo un giovane Quasimodo la cui caratteristica più sottolineata è la “solitudine” (“Riconosco il fanciullo che sul Bosforo di Sicilia/ gettava la sua solitudine di isolano/ isolato”).
Poi, un cambiamento nel presente fa tornare il poeta alla realtà: Curzia si sveglia. E in tale risveglio, egli non può fare a meno di essere folgorato dalla bellezza dell’amata. La donna è descritta come “bruna e bruciante”, come una dea misteriosa e lucente che trascina il poeta in una “vertigine” di emozioni e sentimenti.
Così, riprendono i rituali di un amore potente, che ha un quid di magico, perché intriso della consapevolezza che si tratta dell’ultimo, di quello che va vissuto, prima che sia troppo tardi.
Salvatore Quasimodo
Salvatore Quasimodo nasce a Modica nel 1901. Il padre è capostazione, quindi da piccolo Salvatore viaggia molto e anche la sua adolescenza trascorre serena all’insegna degli spostamenti in diversi paesi siciliani per via del lavoro paterno.
Eclettico per natura, Quasimodo si stanca subito delle attività cui si dedica. Nel corso dell’età adulta si destreggia con vari mestieri, fra cui il commesso, il disegnatore tecnico, il contabile, l’impiegato al genio civile…tutte mansioni che può svolgere grazie al suo diploma da geometra. Ma ciò che non lo stanca mai è lo studio delle lettere, a cui si dedica parallelamente alle attività saltuarie. Si appassiona così tanto ai classici e all’arte della scrittura che ben presto comincia a scrivere.
Intanto, a Milano ottiene una cattedra per l’insegnamento della letteratura. Il cognato Elio Vittorini ha un grande ruolo nella carriera di Salvatore Quasimodo: è proprio lui che presenta lo scrittore agli intellettuali legati alla rivista letteraria Solaria, dove vengono pubblicate le prime poesie dell’autore.
Presto, Quasimodo si lega ai poeti ermetici e fa dell’ermetismo la sua cifra poetica. Le sue raccolte affrontano i temi più disparati ma, soprattutto dopo la conclusione del secondo conflitto mondiale, larga parte della sua produzione è dedicata esclusivamente alla tematica bellica e all’impegno civile.
Nel 1959 gli viene conferito il Premio Nobel per la Letteratura. Muore improvvisamente a Napoli, nel 1968.