Canzone di viaggio (1911) di Hermann Hesse: la vera felicità è la scoperta dell’altro

28 Settembre 2025

Scopri i versi di "Canzone di viaggio" di Hermann Hesse, poesia che celebra il viaggio e la scoperta dell'altro come via alla felicità.

Canzone di viaggio (1911) di Hermann Hesse: la vera felicità è la scoperta dell'altro

Canzone di viaggio di Hermann Hesse è una poesia luminosa e quasi musicale, che condensa uno dei motivi più ricorrenti nella sua opera, il viaggio come metafora dell’esistenza, come ricerca di libertà, conoscenza e armonia con il mondo. Il viaggio di Hermann Hesse è la via per vivere l’esistenza all’insegna della gioia e della felicità.

Il poeta e scrittore tedesco dona la celebrazione del viaggio interiore e esteriore insieme: il mondo esterno diventa specchio di un cuore libero, capace di gioire senza possesso, di riconoscere nel cammino stesso il senso della vita. La poesia non parla di un semplice spostamento, ma di una filosofia di vita. Per Hesse, la vera felicità non si trova chiudendosi nelle proprie certezze, ma nel coraggio di aprirsi, di camminare incontro al mondo e agli altri, scoprendo che in questa apertura si trova la versione più autentica e gioiosa di sé stessi.

Canzone di viaggio è stata scritta nel 1911 e fa parte della raccolta Die Gedichte (Le poesie) di Hermann Hesse, pubblicata per la prima volta a Zurigo da Fretz & Wasmuth nel 1942. Con il tempo, la raccolta è stata ampliata e ripubblicata da quella che è diventata la casa editrice di riferimento per le opere di Hesse, la Suhrkamp Verlag di Francoforte sul Meno, Germania.

Volker Michels. È considerato il più importante e autorevole curatore delle opere di Hermann Hesse. Ha curato le edizioni critiche e le raccolte più complete, inclusa l’edizione definitiva di Die Gedichte all’interno delle opere complete, Sämtliche Werke.

Leggiamo la poesia di Hermann Hesse per viverne la bellezza e scoprirne il positivo messaggio.

“Canzone di viaggio” di Hermann Hesse

Sole, risplendi dentro al mio cuore,
vento, disperdi affanni e pene!
Gioia più profonda non conosco sulla terra
che l’essere in cammino negli spazi aperti.

Verso la pianura volgo il mio passo,
il sole m’infiammi, il mare mi rinfreschi;
per sentire la vita della nostra terra
apro festosamente tutti i miei sensi.

Così ogni nuovo giorno mi mostrerà
nuovi amici, nuovi fratelli,
finché senza dolore potrò lodare ogni forza
ed essere ospite e amico di tutte le stelle.

 

“Reiselied”, Hermann Hesse

Sonne, leuchte mir ins Herz hinein,
Wind, verweh mir Sorgen und Beschwerden!
Tiefere Wonne weiß ich nicht auf Erden,
Als im Weiten unterwegs zu sein.

Nach der Ebene nehm ich meinen Lauf,
Sonne soll mich sengen, Meer mich kühlen;
Unsrer Erde Leben mitzufühlen,
Tu ich alle Sinne festlich auf.

Und so soll mir jeder neue Tag
Neue Freunde, neue Brüder weisen,
Bis ich leidlos alle Kräfte preisen,
Aller Sterne Gast und Freund sein mag.

Per vivere felici bisogna imparare a viaggiare per scoprire l’altro senza barriere

Canzone di viaggio è una poesia di Hermann Hesse che possiamo considerare l’inno alla libertà e alla scoperta di sé stessi. Un magico viaggio a non chiudere la propria esistenza dentro la gabbia del già noto e alla scoperta dell’altro, quale strumento per arricchire la conoscenza, dare brio all’anima, stimolare la gioia e la felicità.

Il viaggio non è semplice spostamento per Hesse, ma esperienza esistenziale. Rappresenta l’apertura radicale all’ignoto, al dialogo con gli elementi, la conquista di una gioia profonda che nasce dal mettersi “in via” senza ansia di possesso e senza paura del confronto.

“Sole e vento” agiscono come forze interiori che rischiarano, alleggeriscono, purificano. L’io lirico si affida al mondo per sentire la vita della terra, aprendo “festosamente” tutti i sensi. Il cammino diventa così fraternità concreta (nuovi amici, nuovi fratelli) e, infine, appartenenza cosmica: sentirsi “ospite e amico di tutte le stelle”.

Nella traiettoria dell’opera hessian, dal Wanderer di Peter Camenzind alla via interiore di Siddharta, questa poesia condensa la filosofia del viandante, ovvero colui che ama ed ha il coraggio di uscire dalle convenzioni, di abitare la natura come maestra, di cercare un’autenticità capace di unire corpo, mente e mondo.

Il viaggio come apertura che libera, unisce e trasforma

In Canzone di viaggio la felicità nasce dal cammino, nel senso che aprire i sensi al mondo scioglie i pesi dell’io, trasforma la strada in conoscenza viva, allarga l’orizzonte dall’incontro umano alla comunione con il cosmo. È una pedagogia dell’andare, della ricerca, della scoperta, lasciarsi bruciare dal sole, rinfrescare dal mare, imparare a dire noi.

Sole, risplendi dentro al mio cuore,
vento, disperdi affanni e pene!
Gioia più profonda non conosco sulla terra
che l’essere in cammino negli spazi aperti.

Hermann Hesse rovescia la prospettiva. La luce non è soltanto quella esterna, ma, soprattutto, quella che brilla“dentro al cuore”. Il sole è principio di energia spirituale, il vento è forza che disperde “affanni e pene”. La gioia più profonda non è legata al raggiungimento di una meta, bensì all’atto stesso dell’andare, “negli spazi aperti”. L’aperto come figura dell’illimitato, antidoto alle chiusure dell’io e alle gabbie sociali. Il viaggio è igiene dell’anima: alleggerisce, illumina, rende porosi al mondo.

Verso la pianura volgo il mio passo,
il sole m’infiammi, il mare mi rinfreschi;
per sentire la vita della nostra terra
apro festosamente tutti i miei sensi.

La pianura è orizzonte di vastità e di apertura. Niente vette eroiche, ma un campo lungo dove lo sguardo respira, prende fiato, trova energia. Il viaggio di Hermann Hesse non è fuga dal mondo, ma immersione, scoperta, alla ricerca di ciò che la vita può offrire. Un viaggio all’insegna dell’armonia dove le spinte all’esaltazione vengono bilanciate dalla consapevolezza che ciò che la vita offre, la sua. stessa magia non sono qualcosa di straordinario, ma è la vita così com’è.

È lo sguardo, il punto di vista che cambia le cose. La vita è bella per chi sa goderne la sua magia che è fatta di piccole grandi cose che vissute insieme generano il massimo del benessere, della gioia, della felicità.

L’espressione decisiva è “apro festosamente tutti i miei sensi”. Non c’è conoscenza senza sensorialità. L’etica dell’apertura passa attraverso un’estetica del sentire. La festa non è euforia superficiale, è disponibilità alla realtà nella sua pienezza, fino a “sentire la vita” della terra come qualcosa che vive dentro.

Così ogni nuovo giorno mi mostrerà
nuovi amici, nuovi fratelli,
finché senza dolore potrò lodare ogni forza
ed essere ospite e amico di tutte le stelle.

Il tempo del viandante non è ripetizione, ogni giorno è rivelazione. L’incontro con “nuovi amici, nuovi fratelli” abbatte i muri e crea i ponti, permettendo di creare fratellanza e quella cittadinanza umana diffusa, che ta alla base della civiltà, dell’armonia, del dialogo, del benessere, della gioia.

La lode “senza dolore” non è ingenuità. È la pace interiore che segue a una riconciliazione con il reale. Quando il soggetto smette di contrapporsi al mondo e impara a benedire “ogni forza” vive la massima felicità. Il finale della poesia porta dal sociale al cosmico. Diventare “ospite e amico di tutte le stelle” significa abitare l’universo non come estranei ma come fratelli in armonia, che dà senso ad una mistica della relazione che dilata l’io fino all’ampiezza del cosmo.

La filosofia del viaggio di Hermann Hesse è un principio universale

La forza di Canzone di viaggio sta nel trasformare un gesto apparentemente semplice, mettersi in cammino, nell’emblema di una nuova postura verso il mondo. La poesia non è solo celebrazione della natura o del movimento, ma un invito a un’etica dell’apertura che diventa cura contro la dominazione dello scontro, delle divisioni e della paura.

Il viandante di Hesse non conquista territori, non impone confini, non cerca vittorie sugli altri. La sua felicità nasce invece dal riconoscimento dell’altro come fratello, dal vivere ogni incontro come occasione di arricchimento reciproco. Questa visione, apparentemente lirica, assume oggi una potenza civile. Il viaggio diventa la metafora di un modo diverso di abitare la terra, fondato non sull’esclusione ma sulla condivisione, non sulla diffidenza ma sulla fiducia.

In tempi in cui la società sembra dominata da logiche di contrapposizione, dalla cultura dello scontro, dalle ideologie della separazione e della sopraffazione, il pensiero di Hermann Hesse offre una via alternativa. Ricorda che la pace non si costruisce al termine dello scontro, ma nel quotidiano esercizio di apertura e di ascolto. Il cammino del viandante diventa così il simbolo di un’umanità capace di riconoscersi nell’altro e di trasformare la fragilità in armonia universale.

La pace non è un mero esercizio morale, ma la via che conduce alla felicità, al benessere, all’amore. Senza armonia con sé stessi e con gli altri la vita diventa tempesta, tragedia, buio, sofferenza. Vivere costantemente sotto assedio o nell’euforia del complotto, si finisce inevitabilmente per non godere il meglio che la vita sa offrire: l’amore.28

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