“Canto d’amore” (1892) la poesia straordinaria di Rilke che unisce due anime

9 Luglio 2025

Scopri Canto d’amore di Rainer Maria Rilke: una poesia delicata che racconta l’unione profonda di due anime come corde suonate dallo stesso arco

“Canto d’amore” (1892) la poesia straordinaria di Rilke che unisce due anime canto d'amore

“Canto d’amore” (“Liebeslied”) di Rainer Maria Rilke è considerata un piccolo capolavoro, il momento in cui due anime s’incontrano e si fondono. Non racconta delle azioni, non è una poesia tipica del genere fino ad allora conosciuto, ma un vero e proprio viaggio, una trascendenza. Scritta nel 1892 e poi inclusa ne “Le nuove poesie” (“ Neue Gedichte” ), “Canto d’amore” sembra un sospiro in equilibrio da delicatezza e profondità.

“Canto d’amore” (1892) la poesia straordinaria di Rilke che unisce due anime

Il poeta inizia con una domanda: come separare la propria anima da quella dell’amato? È una tensione affettiva che vuole preservare individualità, ma si scontra con la realtà dell’unione profonda. Rilke usa una metafora musicale: siamo due corde sullo stesso strumento, e un arco le fa cantare insieme. È un’immagine potentissima che descrive un unicum emotivo, una sinfonia interiore. Chi tiene l’arco in mano? C’è un regista nascosto, una forza più grande: il destino? l’amore? Dio? Il “suonatore” è misterioso, ma genera una “voce unica” — un canto che rende sacra l’unione.

“Canto d’amore” (1892) di Rainer Maria Rilke

 

(Tedesco)

Wie soll ich meine Seele halten, dass
sie nicht an deine rührt? Wie soll ich sie
hinheben über dich zu andern Dingen?
Ach gerne möcht ich sie bei irgendwas
Verlorenem im Dunkel unterbringen
an einer stillen fremden Stelle, die
nicht weiterschwingt, wenn deine Tiefen schwingen.

Doch alles, was uns anrührt, dich und mich,
nimmt uns zusammen wie ein Bogenstrich,
der aus zwei Saiten eine Stimme zieht.
Auf welches Instrument sind wir gespannt?
Und welcher Spieler hat uns in der Hand?
O süßes Lied.

 

(Italiano)

Come potrei trattenere la mia anima
perché non tocchi la tua?
Come sollevarla da te a cose altrui?
Vorrei nasconderla in un luogo perduto nel buio,
in uno spazio silenzioso e lontano
che non risuoni se vibrano le tue profondità.

Ma ogni cosa che ci sfiora — te e me —
ci tiene uniti come l’arco che, su due corde,
ne trae una sola voce.

Su quale strumento siamo tesi?
E quale suonatore ci guida?
Oh, dolcissimo canto.

 

“Canto d’amore” di Rilke: la poesia potente che parla al cuore contemporaneo

Ci sono poesie che sembrano scritte per un tempo preciso, ma poi restano. Restano a vibrare come corde di un violino dimenticato in soffitta, eppure ancora accordato alla nostra anima.

“Canto d’amore” è una di quelle. Non racconta una storia d’amore, non descrive un incontro, né evoca immagini concrete come fanno altri poeti. In “Canto d’amore”, il sentimento è tutto interiore. È una tensione silenziosa, quasi impalpabile, eppure fortissima: il desiderio di fondersi con l’altro, e al tempo stesso la paura di smarrirsi.

È l’eterno problema dell’amore maturo: come posso amarti senza perdere me stesso?

Ma la risposta, sorprendentemente, arriva proprio nel cuore della poesia. Rilke ci dice che è inutile cercare di separarsi, perché siamo già parte dello stesso strumento, come due corde su cui suona lo stesso arco. Il nostro amore ha già trovato una voce: unica, irripetibile.

Dal romanticismo adolescenziale alla poesia metafisica

Rainer Maria Rilke nasce a Praga nel 1875, in una famiglia militare che mal si adatta alla sua indole sensibile. Dopo studi in Austria e viaggi tra Parigi, la Russia e la Germania, entra in contatto con i grandi artisti del tempo, tra cui Rodin, da cui apprende l’arte della forma e dell’essenzialità. Il suo stile evolve rapidamente da un romanticismo adolescenziale a una poesia intimamente metafisica, sempre più attenta alla spiritualità, all’amore come via di conoscenza e al rapporto tra arte e vita.

“Canto d’amore” nasce in questo momento di trasformazione. Appartiene alla stagione delle “Neue Gedichte” (“Nuove poesie” , 1907), dove Rilke comincia a cercare l’essenza delle cose. La poesia d’amore, per lui, non è mai pura passione o lamento: è elevazione, tensione, ascolto dell’altro . E soprattutto, è musica.

Viviamo in un tempo di iperconnessioni e isolamento, di relazioni rapide ma spesso superficiali. In questo contesto, una poesia come “Canto d’amore” ci obbliga a fermaci e riascoltarci . Ci ricorda che l’amore non è solo presenza fisica, ma vibrazione invisibile. È un’armonia che si genera tra due esseri — anche a distanza, anche nel silenzio.

La metafora delle due corde è perfetta per i giorni nostri. Quante volte cerchiamo di “non fonderci”, di mantenere la nostra autonomia, di non farci toccare troppo? Eppure, come dice Rilke, anche nel tentativo di separarci, l’amore trova la sua via , e ci fa vibrare all’unisono.

In un’epoca dove tutto passa veloce, dove i sentimenti sembrano sfiorarci appena, questa poesia ci chiede di ascoltare il nostro canto comune . Di chiederci su quale strumento siamo tesi e chi ci fa vibrare.

© Riproduzione Riservata