Bellezza dell’Oggi (1903) di Hermann Hesse, amare il presente per vivere la felicità

10 Ottobre 2025

Scopri “Bellezza dell’Oggi” di Hermann Hesse, poesia che invita ad amare il presente, ogni attimo della vita, per godere la vera felicità del vivere.

Bellezza dell'oggi (1903) di Hermann Hesse, amare il presente per vivere la felicità

Bellezza dell’Oggi di Hermann Hesse è una poesia che invita a vivere con la massima gioia il presente, a cogliere ogni attimo che la vita dona, perché la vera felicità è in tutto ciò che esiste “qui ed ora”, in tutto ciò che l’esistenza riesce ad offrire adesso, non domani.

La vita non può essere l’attesa del domani, perché si finisce inevitabilmente per perdere la magia dell’oggi. La rincorsa spasmodica del futuro offre solo incertezza e finisce per generare aspettative che non esistono ancora.

In queste strofe brevi ma luminose, il poeta tedesco celebra la libertà dell’anima capace di dire “sì” alla vita, anche quando tutto sembra fuggevole o incerto. Non è un elogio spensierato del momento, ma una meditazione profonda sulla consapevolezza del tempo. Il presente come unico spazio autentico in cui l’uomo può sentirsi davvero vivo, libero e immortale per un istante.

Bellezza dell’Oggi è stata scritta nel maggio del 1903 e fa parte della raccolta di poesie La Felicità di Hermann Hesse, a cura di Volker Michels e con la traduzione di Nicoletta Salomon, pubblicata per la prima volta in Italia da Mondadori nel 2002.

Leggiamo questa breve ma intensa poesia di Hermann Hesse per coglierne la bellezza e scoprirne l’importante significato.

Bellezza dell’Oggi di Hermann Hesse

Domani, che sarà domani?
Tristezza, pena, poca gioia,
testa pesante, vino versato.
Evviva, Oggi mio bello!

Se il tempo in rapido volo
trasforma il suo eterno girotondo,
un sorso pieno a questa coppa
resta mio, però, e immutabile.

L’ardore mio libero di gioventù
divampa alto in questi giorni.
Morte, a te ho dato la mia mano,
oseresti tu frenarmi?

 

Schönes Heute, Hermann Hesse

Morgen – was wird morgen sein?
Trauer, Sorge, wenig Freude,
Schweres Haupt, vergoßner Wein –
Du sollst leben, schönes Heute!

Ob die Zeit im schnellen Flug
Wandelt ihren ewigen Reigen,
Dieses Bechers voller Zug
Ist unwandelbar mein eigen.

Meiner losen Jugend Brand
Lodert hoch in diesen Tagen.
Tod, da hast du meine Hand,
Willst du mich zu zwingen wagen?

La vera felicità è scoprire tutta la bellezza che la vita offre ogni giorno

Bellezza dell’Oggi di Hermann Hesse è una poesia che nasce da un bisogno profondo di autenticità. È un’offesa all’esistenza rinviare la vita a un tempo migliore, quando invece bisognerebbe saper riconoscere la felicità nelle piccole cose che il Creato offre ogni giorno.

Il poeta tedesco insegna che la gioia non dipende dalle circostanze, ma dall’approccio nell’affrontare la quotidianità. La felicità è un atto di coscienza, una scelta esistenziale, che non può essere demandata al caso.

Hesse non idealizza il presente, lo accoglie con tutte le sue imperfezioni, con la malinconia, la fatica, la consapevolezza del limite. Eppure, proprio in questa accettazione, scopre una bellezza nascosta, quella dell’esistere, del respirare, del sentire la vita scorrere ora, in questo preciso momento.

Attraverso i versi di Bellezza dell’Oggi, Hesse ci lascia una lezione di vita tanto semplice quanto rivoluzionaria. La felicità non è promessa, non è un obiettivo da raggiungere, ma un modo di guardare il mondo.
Ogni giorno diventa così una piccola occasione di eternità, un invito a riconoscere la meraviglia nascosta nel presente.

Perché bisogna attendere il domani quando l’oggi è già bello

La poesia di Hermann Hesse esordisce con una domanda esistenziale che non è per niente banale e che apre subito ad una sana riflessione sull’importanza del presente.

Domani, che sarà domani?
Tristezza, pena, poca gioia,
testa pesante, vino versato.
Evviva, Oggi mio bello!

“Domani” rappresenta l’illusione del tempo futuro, l’idea che la felicità debba arrivare più avanti, dopo qualcosa che malgrado i buoni propositi non si può in nessun modo controllare, guidare.
Per Hesse questa prospettiva è una trappola. Chi vive proiettato nel domani, rinuncia alla vita reale.

La “tristezza, pena, poca gioia” che seguono descrivono proprio la condizione di chi rimanda, di chi insegue un ideale che non si realizza mai. Con un colpo di voce improvviso, Hesse si ribella: “Evviva, Oggi mio bello!”
È un grido di liberazione, una dichiarazione di presenza.

In queste parole c’è la filosofia di tutta la sua opera. Non esiste felicità al di fuori del momento vissuto con consapevolezza.

La seconda strofa è dominata da una metafora potente: la “coppa piena”.

Se il tempo in rapido volo
trasforma il suo eterno girotondo,
un sorso pieno a questa coppa
resta mio, però, e immutabile.

Hesse immagina il tempo come un velocissimo ed eterno girotondo, che passa e trasforma ogni cosa, ma dentro questo flusso egli trova un gesto immutabile: “bere il presente”.

Il sorso di vino è ciò che resta “mio” perché è stato vissuto, assaporato, interiorizzato. È un modo per dire che solo l’esperienza autentica, quella che coinvolge il corpo, i sensi e la coscienza, può sfidare l’oblio del tempo.

Tutto ciò che si vive in modo pieno, con presenza e amore, diventa eterno nella memoria del cuore. Nella coppa il poeta esprime il simbolo dell’essere che si riempie di vita senza paura di perderla.

La terza è ultima strofa può definirsi un inno alla vita vissuta, alla gioventù dell’anima, perché quando si vive di giorno in giorno, di attimo in attimo, il tempo finisce di esercitare il suo potere corrosivo sull’essere. Si spezzano i meccanismi dell’età, dell'”ardore” della gioventù contrapposto alla stanchezza della maturità. Ogni giorno della vita offre il suo aspetto migliore, la sua più grande bellezza.

L’ardore mio libero di gioventù
divampa alto in questi giorni.
Morte, a te ho dato la mia mano,
oseresti tu frenarmi?

La giovinezza che “divampa” non è anagrafica, ma interiore. È il fuoco vitale di chi ama la vita anche nella sua precarietà, di chi sceglie la libertà di vivere con gioia, invece della rassegnazione di un’esistenza buia.

Quando Hesse parla di “ardore libero”, descrive la condizione di chi ha imparato a vivere senza catene, non perché ignora la morte, ma perché la accoglie come parte del tutto. La vitalità del poeta è quella di chi ha guardato in faccia il limite e ha deciso di continuare a danzare nel tempo.

Il finale è una delle immagini più alte e spirituali della poesia di Hesse. Dare la mano alla morte significa accettare la condizione umana, riconoscere che ogni vita è finita e che proprio per questo va amata fino in fondo.

La domanda che chiude il testo rivolta alla morte, “oseresti tu frenarmi?”, è provocatoria e mistica insieme. Hesse non sfida la morte per superbia, ma per affermare una verità più profonda. Chi ha imparato a vivere l’oggi non può più essere vinto dal domani, annullando di fatto l’esistenza stessa della morte.

È la consapevolezza di chi ha trasformato la paura in libertà, la fine in continuità, la fragilità in forza interiore.

Attraverso i versi di Bellezza dell’Oggi, Hesse ci lascia una lezione di vita tanto semplice quanto rivoluzionaria. La felicità non è promessa, non è un obiettivo da raggiungere, ma un modo di guardare il mondo.
Ogni giorno diventa così una piccola occasione di eternità, un invito a riconoscere la meraviglia nascosta nel presente.

Bellezza dell’Oggi, il manifesto filosofico dell’amore per la vita

La poesia Bellezza dell’Oggi di Hermann Hesse è una riflessione sul rapporto dell’uomo con il tempo e con la propria coscienza. Dietro la sua apparente semplicità si cela una rivoluzione interiore, ovvero la scelta di restare presenti, di abitare l’attimo, di non rinviare la felicità al futuro.

Hesse ci invita a riscoprire il valore dell’esperienza diretta, dell’essere nel mondo come atto di conoscenza. L’oggi non è solo una misura temporale, ma una condizione dell’anima, il luogo in cui vita e consapevolezza coincidono.
Vivere l’attimo, per Hesse, non significa fuggire il pensiero o rifugiarsi nel piacere, ma riconoscere il sacro che si nasconde nelle cose semplici, in ciò che è immediato, fragile e tuttavia pieno.

Dal punto di vista sociologico, la poesia esprime una critica implicita all’alienazione che nasce dal distacco tra l’uomo e il suo presente.

Quando l’esistenza è proiettata altrove, nel domani, nel risultato, nell’idea di ciò che dovremmo diventare, l’individuo smette di percepire la propria presenza nel mondo.Il poeta tedesco ribalta questo paradigma, affermando che la vita autentica non si costruisce nell’attesa, ma nell’attenzione. Solo chi osserva, ascolta, sente, può davvero dire di esistere.

L’accettazione della morte nel finale non è una resa, ma una forma di consapevolezza suprema. Bisogna saper tendere la mano al limite per comprendere la totalità dell’essere. In quel gesto si compie la libertà dell’uomo, la capacità di saper accogliere la fine per vivere senza paura, riconoscendo nell’esistere stesso un atto d’amore verso la vita.

Bellezza dell’Oggi è così un inno alla lucidità e alla presenza, un canto che restituisce all’uomo il diritto di essere, di sentire, di amare ciò che è. Non un invito alla leggerezza, ma una meditazione sull’intensità del vivere. La felicità come atto di coscienza, la vita come dono che si rinnova a ogni respiro.

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