All’amata (1924) di Hermann Hesse, poesia sul potere del nuovo amore per guarire il dolore

25 Ottobre 2025

Dopo la perdita e la solitudine e il dolore interiore, Hermann Hesse con "All'amata" spinge a credere nel potere curativo di un nuovo amore.

All’amata (1924) di Hermann Hesse, poesia sul potere del nuovo amore per guarire il dolore

All’amata di Hermann Hesse è una poesia di grande sensibilità emotiva che mette in luce il potere curativo dell’amore. Il poeta non parla del romanticismo che genera un amore appena sbocciato, ma della capacità che ha un nuovo incontro nel portare luce al buio della perdita e della solitudine. Evidenzia, il potere terapeutico legato all’incontro di un nuovo amore e come tale trasmette il messaggio che malgrado la perdita può esserci sempre un’altra possibilità, molte volte migliore della prima.

Capita a tanti di vivere dei momenti di abbandono esistenziale, dovuti alla rottura di un precedente rapporto importante o alle insidie di un mal di vivere che colpisce quando meno te l’aspetti. E la vita di Hesse ha conosciuto entrambe le cose. Proprio per questo la poesia diventa un’esperienza di vita da condividere utile a chi è costretto a vivere gli stessi disagi esistenziali.

All’amata è una poesia che è stat scritta nel 1924 e fa parte di Die Gedichte (Le poesie) il Volume 10 di Sämtliche Werke (Opere Complete), con la cura di Volker Michels e pubblicata da Suhrkamp Verlag  tra il 2000 e il 2007.

Leggiamo questa stupenda poesia di Hermann Hesse per viverne la sensibilità e scoprirne il significato.

All’amata di Hermann Hesse

Ancora cade una foglia dal mio albero,
Ancora appassisce un fiore del mio giardino,
Stranamente, in un chiarore incerto,
Mi saluta il sogno confuso della mia vita.

Oscura mi guarda attorno la solitudine,
Ma al centro della volta celeste sorride
Una stella piena di conforto per tutta la notte,
Sempre più vicina segue la sua via.

Buona stella che addolcisci la mia notte,
Che il mio destino avvicina a sé sempre più,
Senti come il mio cuore, con canto muto,
Ti attende e ti saluta?

Guarda, ancora il mio sguardo è pieno di solitudine,
Solo lentamente posso destarmi a te,
Posso di nuovo piangere, di nuovo ridere
E fidarmi di te e del destino.

 

Der Geliebten, Hermann Hesse

Wieder fällt ein Blatt von meinem Baum,
Wieder welkt von meinen Blumen eine,
Wunderlich in ungewissem Scheine
Grüßt mich meines Lebens wirrer Traum.

Dunkel blickt die Leere rings mich an,
Aber in der Wölbung Mitte lacht
Ein Gestirn voll Trost durch alle Nacht,
Nah und näher zieht es seine Bahn.

Guter Stern, der meine Nacht versüßt,
Den mein Schicksal nah und näher zieht,
Fühlst du, wie mein Herz mit stummem Lied
Dir entgegenharrt und dich begrüßt?

Sieh, noch ist voll Einsamkeit mein Blick,
Langsam nur darf ich zu dir erwachen,
Darf ich wieder weinen, wieder lachen
Und vertrauen dir und dem Geschick.

Quando un nuovo amore permette di ritrovare la gioia

All’amata è una poesia di Hermann Hesse poco conosciuta in Italia, ma di straordinaria importanza per comprendere la dimensione più intima e umana del grande scrittore tedesco. È un testo che nasce da un momento di dolore e trasformazione, quando Hesse, dopo anni di crisi personale e sentimentale, ritrova nel sentimento amoroso la possibilità di guarire.

Non si tratta di un amore giovane o travolgente, ma di un amore che arriva dopo la tempesta, capace di portare dolcezza dove prima c’era solo vuoto. In questi versi Hesse racconta la rinascita di un cuore ferito che, dopo aver conosciuto la perdita e la solitudine, torna lentamente a fidarsi. È un amore che non illude, ma consola; che non promette eternità, ma offre presenza, comprensione e luce.

L’autore, che in quegli anni attraversava una profonda crisi esistenziale, trova nell’incontro con una nuova compagna l’occasione per riaprirsi alla vita. La poesia diventa così una forma di riscatto interiore, un modo per dire che, anche quando tutto sembra perduto, l’anima può ancora fiorire. Ogni verso vibra di una dolce malinconia, ma anche di una speranza lucida, quella che nasce solo dopo aver toccato il fondo e aver imparato a trasformare il dolore in consapevolezza.

All’amata propone l’amore come una forza concreta, reale, che accompagna e risana. È il segno che, dopo la solitudine, può tornare la luce. E che a volte la seconda possibilità è la più autentica, quella che insegna a guardare l’altro non come rifugio, ma come cammino condiviso verso la serenità.

Il contesto della poesia di Hermann Hesse

Quando Hermann Hesse scrive All’amata nel 1924, si trova in una delle fasi più complesse e dolorose della sua vita. Negli anni precedenti, il poeta aveva attraversato un profondo sconvolgimento personale che lo aveva portato sull’orlo della disperazione. Dopo il fallimento del suo primo matrimonio con Maria Bernoulli, da cui aveva avuto tre figli, Hesse aveva tentato di ricominciare sposando la cantante Ruth Wenger, una donna più giovane e dall’animo inquieto. Ma anche questa unione, nata con entusiasmo, si rivelò presto un errore.

Il rapporto con Ruth fu segnato da una distanza insuperabile, da visioni opposte della vita e da incompatibilità emotive che logorarono Hesse nel profondo. Dopo poco tempo, il matrimonio entrò in crisi irreversibile. Ruth viveva spesso lontano, dedicandosi ai suoi impegni artistici, mentre Hesse rimaneva solo, immerso nei propri pensieri e tormenti interiori. Quella solitudine forzata, unita al senso di fallimento e alla responsabilità verso i figli avuti dal primo matrimonio, fece precipitare il poeta in una grave forma di depressione.

Negli stessi anni, Hesse affrontò anche un periodo di crisi spirituale e identitaria. La Prima guerra mondiale lo aveva profondamente scosso, al punto da fargli perdere fiducia nelle istituzioni e nella civiltà europea. Deluso dall’umanità e ferito nella sfera privata, Hesse si rifugiò sempre di più nell’introspezione e nella ricerca di un senso. Fu in questo momento che si avvicinò alla psicoanalisi junghiana, trovando in essa uno strumento di conoscenza di sé e una via per rielaborare il dolore.

In questo contesto fragile, nel 1924, accade qualcosa di nuovo. Hesse incontra Ninon Dolbin, una giovane donna colta, spirituale e profondamente empatica, che lo comprenderà come nessun’altra prima di lei. Ninon gli restituisce il senso di fiducia perduto e diventa la presenza luminosa che rompe la notte della sua solitudine. È proprio in questo periodo che Hesse scrive Der Geliebten, letteralmente “All’amata”: una poesia che segna il passaggio dal dolore alla riconciliazione, dall’ombra alla luce.

La “stella” che appare nel testo non è solo il simbolo dell’amore ritrovato, ma rappresenta anche la rinascita dell’anima dopo la crisi. È la luce che consola, che guida, che addolcisce la notte senza cancellarla. In questi versi, Hesse racconta il momento in cui il cuore ferito ricomincia a battere, e la vita, pur segnata dalla perdita, si apre di nuovo alla fiducia.

Un nuovo amore aiuta a guarire dal mal di vivere

All’amata non è dunque un inno romantico, ma una confessione intima la testimonianza di un uomo che ha attraversato la sofferenza, la solitudine e il fallimento, e che grazie a un nuovo amore riscopre la possibilità di guarire. In questa poesia si intrecciano l’esperienza biografica e la dimensione spirituale. Hermann Hesse non canta l’amore come passione, ma come forza terapeutica, come energia di ricomposizione e di pace. È il suo modo di dire che la vita, anche dopo la caduta, sa trovare una nuova forma di luce.

Nei primi versi della poesia

Ancora cade una foglia dal mio albero,
Ancora appassisce un fiore del mio giardino,

il poeta evoca la sensazione della perdita. Ogni foglia e ogni fiore che muoiono rappresentano un frammento di sé che se ne va. È il tempo della malinconia, della fine, della consapevolezza che nulla dura per sempre. La natura diventa specchio dell’anima. Come gli alberi si spogliano, così anche l’uomo si sente spogliato delle proprie certezze e dei propri affetti.

Ma nel buio di questa solitudine, Hermann Hesse introduce un’immagine nuova e luminosa:

Una stella piena di conforto per tutta la notte.

Quella stella è la presenza viva dell’amore, il segno che anche nell’oscurità può esistere qualcosa capace di consolare. È una luce discreta, non abbagliante. È una guida silenziosa, un punto di orientamento nel cielo interiore del poeta.

La stella “che addolcisce la mia notte” rappresenta Ninon Dolbin, ma anche qualcosa di più universale. La fiducia che nasce quando ci si sente finalmente visti e accolti da un’altra persona.

Nella terza strofa, il poeta parla alla stella come a un essere vivo:

Senti come il mio cuore, con canto muto,
Ti attende e ti saluta?

Il “canto muto” è una delle immagini più belle della poesia: esprime un sentimento che non ha bisogno di parole, un’emozione che vibra in silenzio. È il linguaggio profondo dell’amore maturo, che non si esprime attraverso l’enfasi o la dichiarazione, ma attraverso la presenza, la reciprocità, l’attesa.

Infine, nell’ultima strofa, Hesse racconta la rinascita:

Posso di nuovo piangere, di nuovo ridere
E fidarmi di te e del destino.

È il momento in cui il dolore si trasforma in accettazione. Il poeta torna a sentire, torna a vivere. Le lacrime e il sorriso, due poli opposti della sensibilità, convivono, segno di un’anima che ha ritrovato equilibrio e umanità.

In questa chiusura, la “fiducia” è la parola chiave, non solo verso l’amata, ma verso la vita stessa. L’amore diventa un ponte tra il buio e la luce, tra la ferita e la guarigione. Non è fuga dalla sofferenza, ma trasformazione del dolore in consapevolezza.

Così All’amata diventa una poesia universale. È un invito a credere che ogni perdita, se accolta aprendosi ad esplorare nuove possibilità, può condurre a una rinascita più profonda. Hermann Hesse insegna che l’amore, non finisce, non si esaurisce, durante il cammino della vita c’è sempre un’altra anima che può diventare la più alta forma di guarigione.

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