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Ah girasole (1794) di William Blake, poesia sul valore e l’amore per la vita

Scopri la magica verità di "Ah girasole", breve ma profonda poesia di William Blake sulla visione dell'umanità e il desiderio del Paradiso.

Ah girasole di William Blake è una poesia di grande impatto emotivo che sprigiona il desiderio umano di poter rinascere a nuova vita e trovare finalmente quella felicità che la vita di tutti i giorni non permette di trovare.

Una poesia di difficile lettura ma che riesce a dare voce al desiderio umano di poter trovare quel Paradiso che tutte le religioni promettono di offrire. Ed il passaggio richiede sempre il sacrificio della morte, inconsapevoli che la felicità sperata sia il dono stessa della vita che si vive.

Ah! girasole è una poesia illustrata che fa parte della Songs of Experience di William Blake pubblicata per la prima volta nel 1794. La poesia diventerà poi la numero 43 della ulteriore e più completa raccolta Songs of Innocence and of Experience.

Leggiamo questa breve ma intensa poesia di William Blake per condividerne il significato.

Ah girasole di William Blake 

Ah girasole, stanco del tempo,
che conta i passi del sole:
Cercando quel dolce clima dorato
Dove il cammino dei viaggiatori è finito.

Dove il giovane si strugge di desiderio,
e la pallida Vergine avvolta nella neve:
Alzati dalle loro tombe e aspira,
dove il mio girasole desidera andare.

 

Ah Sun-flower, William Blake

Ah Sun-flower! weary of time,
Who countest the steps of the Sun:
Seeking after that sweet golden clime
Where the travellers journey is done.

Where the Youth pined away with desire,
And the pale Virgin shrouded in snow:
Arise from their graves and aspire,
Where my Sun-flower wishes to go.

Il Paradiso è la vita che si vive tutti i giorni

Ah girasole è una poesia di William Blake che evidenzia come l’umanità è protesa alla ricerca di quel tanto desiderato Paradiso. Un viaggio, il cammino di una vita, nella speranza che oltre quella accecante luce solare possa esserci quel magico “clima dorato” in grado di far svanire tutti i sacrifici, i mali, le sofferenze terrene.

William Blake in pochissime righe segna un manifesto esistenziale di gradissimo rilievo. Riesce a mettere a fuoco attraverso l’allegorica vita del “girasole” l’essenza universale dell’intera umanità.

Ah girasole è una poesia mistica di grande significato valoriale. Nella prima strofa c’è l’esistenza terrena dell’uomo, assimilata al “fiore che guarda costantemente il sole”. Blake presenta la vita sulla terra come permeata da un intenso desiderio di ricongiungersi con il Creatore.

La poesia descrive, infatti, un girasole “stanco” che cerca disperatamente il sole, di cui segue da vicino i movimenti nel cielo ogni giorno. Il “dolce clima dorato” verso cui si protende il fiore rappresenta la vita oltre il cielo terreno, una destinazione che quasi tutti gli esseri umani desiderano ardentemente raggiungere.

In questo senso qualsiasi sia l’interpretazione che la poesia ha avuto nel tempo, appare un vena critica, nel rinunciare al piacere di vedere nella vita la magia che contiene senza per forza dover attendere la morte per sperare a qualcosa di migliore.

La vita è bella perché è unica, offre già il suo clima dorato, anche quando sembra che tutto vada nel modo peggiore. Ed invece come il “girasole” gli umani continuano tutti i giorni a guardare quella luce vitale, ma lontana, convinti che solo attraverso il passaggio della morte avranno la possibilità di qualcosa di migliore.

Il teatro allegorico dell’esistenza umana

Gli umani non sono dei girasoli costretti nella loro esistenza a dover seguire il cammino del sole, ma hanno la possibilità di poter scegliere, magari di vedere nella vita terrena un’opportunità per trovare il Paradiso.

È chiaro che William Blake non stia parlando solo di un fiore: quel “dolce clima dorato” ricorda molto il paradiso, una somiglianza rafforzata dal fatto che chi parla lo definisce il luogo dove “il viaggio del viaggiatore è compiuto”.

La parola “viaggiatore” allude alla comune metafora della vita come cammino dalla nascita alla morte, e la poesia implica quindi che questa destinazione “dorata” possa essere raggiunta solo attraverso il trapasso, cioè, alla fine del viaggio della vita.

Il fiore giallo e soleggiato assomiglia al sole che segue; l’umanità è allo stesso modo creata a immagine di Dio e, come suggerisce la poesia, desidera naturalmente stare con Dio.

L’incontro paradisiaco con il divino

La seconda strofa della poesia presenta questo desiderio così intenso da sembrare quasi sessuale.

Il poeta inglese descrive un giovane che “si consumava di desiderio” e una “pallida Vergine avvolta” (cioè, sepolta) “nella neve”.

L’immagine di questa vergine incontaminata e di questo giovane desideroso che risorgono dalle loro tombe suggerisce che la vita in qualche modo non si consuma finché gli esseri umani non sono di nuovo con Dio.

La vergine nella “neve” è tenuta ibernata, in attesa del suo sposo metaforico, ovvero il Creatore, mentre il giovane “struggeva” per sempre fino alla sua morte. Solo dopo la morte entrambi possono finalmente raggiungere quel “dolce clima dorato” che il girasole stesso “desidera raggiungere”.

Il girasole che segue il sole rappresenta quindi gli esseri umani e il loro desiderio di raggiungere la dimora celeste, ed è forse per questo che l’autore lo descrive come “il mio girasole”.

William Blake sembra percepire lo stesso desiderio che il girasole prova di tornare a “quel dolce clima dorato” del cielo: un’eternità beata che non ha posto per la stanchezza del “tempo”. Gli esseri viventi, suggerisce la poesia, provengono da Dio e a Dio tornano, e l’avventura della vita terrena si svolge tra questi due punti dell’eternità.

La vita merita di essere vissuta

La poesia da parte nostra può anche essere letta come una critica alla negazione delle gioie della vita terrena in previsione del ritorno in cielo. La vita è il dono più grande che ci è stato dato. È chiaro che molte volte non riesce a regalare le gioie, la felicità sperate.

Ma non è la vita a segnare la  sofferenza come qualcosa di precostituito, è più la cattiveria, l’avidità, l’egoismo umano a rendere molte volte la vita impossibile da vivere. Di certo, alcuni saranno più fortunati rispetto ad altri, ma a creare le cattive condizioni terrene molte volte è lo stesso male umano.

William Blake spesso esprimeva la convinzione che le persone dovrebbero abbracciare i propri istinti naturali piuttosto che cedere alle regole oppressive della religione organizzata e delle convenzioni sociali.

Malgrado questo punto di vista non significa rinunciare all’altrove, ma più semplicemente cercare di trovare il Paradiso in tutte le vite che ci saranno concesse vivere. L’esistere in terra deve essere felicità, quanto l’esistere nell’assoluto. Anzi, il cammino terreno, seguendo tutte le correnti mistiche prepara ad una sempre migliore vita oltre.

Riteniamo che questa poesia sia un capolavoro e malgrado la complessità del suo pensiero in realtà ci dona una sana verità. La vita è bella!

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