“Abbi cura“. Si intitola così la poesia di Raymond Carver, grande scrittore e poeta americano. Due parole brevi. Semplici ed essenziali come il concetto che Carver vuole trasmettere con questi toccanti versi, che veicolano paura, certo, ma anche resistenza, consapevolezza, forza e amore.
“Abbi cura” di Raymond Carver
Dalla finestra la vedo chinarsi sulle rose
reggendole vicino al fiore per non
pungersi le dita. Con l’altra mano taglia, si ferma e
poi taglia ancora, più sola al mondo
di quanto mi sia mai reso conto. Non alzerà
lo sguardo, non subito. E’ sola
con le rose e con qualcosa che riesco solo a pensare, ma non
a dire. So bene come si chiamano quei cespugliregalatici per le nostre nozze tardive: Ama, Onora e Abbi Cura…
è quest’ultima la rosa che all’improvviso mi porge, dopo
essere entrata in casa tra uno sguardo e l’altro. Ci affondo
il naso, ne aspiro la dolcezza, lascio che mi s’attacchi addosso – profumo
di promessa, di tesoro. Le prendo il polso perché mi venga più vicina,
i suoi occhi verdi come muschio di fiume. E poi la chiamo, contro
quel che avverrà: moglie, finché posso, finché il mio respiro, un petalo
affannato dietro l’altro, riesce ancora a raggiungerla.“Cherish”
From the window I see her bend to the roses
holding close to the bloom so as not to
prick her fingers. With the other hand she clips, pauses and
clips, more alone in the world
than I had known. She won’t
look up, not now. She’s alone
with roses and with something else I can only think, not
say. I know the names of those bushesgiven for our late wedding: Love, Honor, Cherish–
this last the rose she holds out to me suddenly, having
entered the house between glances. I press
my nose to it, draw the sweetness in, let it cling–scent
of promise, of treasure. My hand on her wrist to bring her close,
her eyes green as river-moss. Saying it then, against
what comes: wife, while I can, while my breath, each hurried petal
can still find her.
Il significato di questa poesia
Dove leggere “Abbi cura”
Scritta negli ultimi mesi di vita di Raymond Carver, quando il cancro aveva ormai segnato il suo destino, “Abbi cura” è tratta dalla raccolta postuma All of Us (1996), pubblicata due anni dopo la sua morte. La versione che abbiamo letto è tradotta da Riccardo Duranti.
Conosciuto soprattutto per i suoi racconti brevi, Carver è stato anche un poeta intensissimo, e nella sua produzione lirica si avverte una vibrazione più intima, più disarmata, forse più vicina al cuore della sua esperienza esistenziale.
All of Us raccoglie il frutto più maturo del suo dire: versi sobri, lucidi, innervati di dolore ma anche di gratitudine. Un’opera poetica che non è un canto funebre, ma una lunga e luminosa lettera d’amore alla vita.
Un universo di immagini
Nel leggere “Abbi cura”, il lettore entra in una dimensione sospesa, quasi onirica nella sua semplicità. Una donna — la moglie, la compagna della vita — è chinata sulle rose.
Il gesto è quotidiano, ma Raymond Carver lo rende eterno. La scena si svolge come in un film a rallentatore, in un tempo dilatato dove ogni movimento diventa simbolico.
I versi scorrono con delicatezza, sorretti da una lingua piana ma capace di contenere l’infinito. L’immagine della donna che taglia le rose è insieme tenera e potente: solitaria, assorta, concentrata su qualcosa che lo sguardo dell’uomo può solo intuire.
C’è una bellezza rara in questa reticenza, nel non dire tutto. Le parole di Carver non urlano, non spiegano: osservano, trattengono, suggeriscono. Il fiore che viene porto, “Abbi cura”, diventa così non solo un nome ma un imperativo, un invito, un messaggio che attraversa il tempo e la pelle.
Il cuore della poesia, l’amore come atto di resistenza
Dietro la sobrietà dello stile si cela il cuore ardente della poesia: l’amore come ultimo baluardo contro la morte. Carver scrive “Abbi cura” quando ormai il corpo lo sta abbandonando, ma la mente e il cuore sono ancora lì, vigili, aggrappati con forza a ciò che davvero conta. La rosa che riceve — simbolicamente la rosa della cura — è un dono che attraversa la precarietà dell’esistenza.
È un atto d’amore, ma anche un monito, un testamento. La vita dello scrittore è stata dura: la guerra, la povertà, l’alcolismo, la fragilità psichica e fisica. Eppure, negli ultimi anni, con la ritrovata serenità e l’amore della poetessa Tess Gallagher, Carver trova una nuova voce, più pacificata.
“Abbi cura” è la testimonianza di quell’ultimo approdo. È la poesia di un uomo indebolito dalla vita ma fortificato dagli affetti, consapevole del poco tempo che resta e deciso a viverlo fino in fondo. Un inno alla tenerezza, alla presenza, al chiamare l’amata “moglie” finché il respiro lo consente. E in quel respiro, ultimo e prezioso, si raccoglie tutta la forza di un amore che non vuole arrendersi.
Raymond Carver
Scrittore, poeta e saggista, Raymond Clevie Carver Jr. nasce il 25 maggio del 1938 a Clatskanie, nell’Oregon, in una famiglia di umili origini.
Nel 1973 pubblica su “Voices in American Poetry” alcune sue poesie, mentre l’anno successivo è redattore di “Spectrum”, rivista dell’Università di California a Santa Barbara, dove insegna.
Nel 1987 Raymond Carver, con il racconto “Errand” vince il Prize Stories, ma lo stesso anno si vede diagnosticare delle metastasi al cervello partite dal cancro ai polmoni di cui soffriva.
Entra a far parte dell’American Academy and Institute of Arts and Letters. Carver morirà il 2 agosto del 1988 nella sua casa di Port Angeles.