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Le emozioni del “7 ottobre” (2023) in una poesia di Adi Keissar

Cosa ha lasciato il 7 ottobre nell'animo di chi l'ha vissuto? Scoprilo attraverso i versi della poesia di Adi Keissar che dà voce alle paure della gente.

Ottobre di Adi Keissar  è una poesia che rende esplicito ciò che ha lasciato quel maledetto 7 ottobre 2023  nelle emozioni della popolazione israeliana, e non solo.

Il 7 ottobre 2023 uno dei giorni peggiori crimini della storia dell’Umanità. Migliaia di giovani si erano riuniti per un rave, che doveva essere un momento di gioia, di felicità, di musica, di vita.

La cronaca la conosciamo purtroppo tutti, circa 1600 persone tra civili e militari furono barbaramente assassinati da Hamas, un gruppo terroristico palestinese islamico fondamentalista, sunnita e filo iraniano. Ben 251 persone furono sequestrate come ostaggi, 125 sono tornate a casa, almeno 70 morte e le restanti non si sa dove siano.

La poesia fu pubblicata per la prima volta in ebraico, appena due settimane dopo il massacro del 7 ottobre, nel supplemento di letteratura e cultura di Yedioth Ahronoth ed è rapidamente diventata virale sulle piattaforme dei social media di tutto il mondo.

La poesia anche se non è particolarmente conosciuta in Italia, merita la dovuta attenzione, anche perché Adi Keissar è ritenuta tra le poetesse più influenti in Israele. La poetessa, di origine Yemenita, ha dato vita ad Ars Poetica, movimento della poesia Mizrahi, che si impegna a favore delle minoranze medio orientali e del nord Africa presenti in Israele.

Ma, leggiamo la poesia dedicata a quel maledetto attentato terroristico di Adi Keissar, per vivere il dolore di una generazione che non ha niente a che vedere con le logiche politiche e che che della libertà culturale ne ha fatto il proprio manifesto.

Ottobre di Adi Keissar

Non sono sicura
se questa volta potrei tornare alla vita
Una corsa mattutina, una gita in bicicletta, una festa
senza il volto dei morti
che mi perseguita.
Non sono sicura
se questa volta potrei tornare in vita
Un lettino vuoto, una coperta
colorata di rosso.

Quello di cui sono sicura
Armi automatiche, fuoco e fumo
finestre in frantumi e una porta rotta
sirene che salgono e scendono
ceneri e rottami.
Il mondo sta bruciando
e io sono le fiamme.

Le ore si sono mescolate
anche i giorni
Di notte arrivavano i sogni
e le zanzare
a succhiare la mia pelle
Come da un segnale nascosto
vorticavano intorno a me
tutta la notte
ronzavano nell’oscurità
chiedevano il mio sangue.

Per tutta la notte
l’aria si è fermata
tra me e il mondo
non entrava e non usciva

Al mattino ho aperto la finestra
il sole splendeva nel cielo
il silenzio riempiva le strade vuot
Non sono sicura
se riuscirei più a sentire un silenzio
che non nasconda un disastro al suo interno.

 

October, Adi Keissar

I’m not sure
if I could go back to life this time
A morning run, bike trip, party
without the face of the dead
haunting me
I’m not sure
if I could come back alive this time
An empty baby bed, a blanket
coloured red.

What I’m sure of
sirens going up and down
ashes and wreckage
The world is burning
and I am the flames

The hours blended
also, the days
At night came the dreams
and the mosquitos
to suck my skin
As from a hidden signal
swirled around me
all night
buzzed in the darkness
asked for my blood.

All through the night
the air stood still
between me and the world
not going in and not coming out

In the morning I opened a window
I’m not sure
if I could ever hear silence
that doesn’t hide a disaster within.

Il 7 ottobre ha ucciso la gioia, la musica, la vita ovvero i simboli della vita

Ottobre di Adi Keissar è una poesia in cui emergono le emozioni più profonde che vivono tutti coloro che hanno conosciuto la folle barbarie assassina dei terroristi di Hamas.

Una poesia che va oltre il 7 ottobre israeliano e che interpreta “la nascita della tragedia”, direbbe Friedrich Nietzsche. Quando accadono attentati di questa portata, pensiamo anche all’11 settembre 2001, al Bataclan parigino, cambia qualcosa nella vita delle persone.

Non solo, in chi l’ha vissuto direttamente, ma anche in chi ha dovuto guardare quelle scene di morte e di vera barbarie trasmesse dai media internazionali.

Il 7 ottobre del 2023 ha un valore simbolico molto importante in chi l’ha progettato, spegnere la vita e generare la paura e il terrore. Tutto ciò che è stare insieme per vivere la gioia, viene vissuto con timore. Anche andare in giro per le strade delle città più note del mondo, genera timore.

Quell’incontro doveva essere un momento di gioia, di musica, di ballo, di libertà, di trasgressione giovanile. Il fondamentalismo ha lasciato per sempre il suo messaggio chiaro e forte: si abbassa il volume della vita e si alza il silenzio della morte.

Adi Keissar l’interprete più giusta per raccontare le emozioni del post 7 ottobre

E Adi Keissar che dell’incontro tra musica e poesia ne ha fatto il suo manifesto poetico, riteniamo che possa essere la voce più indicata per interpretare la simbologia di quell’infimo attacco. La poetessa da anni è impegnata a dare voce ai margini e alle minoranze, contro le elite israeliane e la frangia politica che ritiene le minoranze un problema.

Lo dice esplicitamente all’inizio della poesia Adi Keissar, “Non sono sicura se questa volta potrei tornare alla vita”. Quando si vive una tragedia simile condiziona la vita, rivoluziona il modo di comportarsi. La paura prende il sopravvento e tutto ciò che prima sembrava normale e realizzabile, inizia a diventare problematico.

Anche le cose più semplici come “una corsa mattutina, una gita in bicicletta, una festa” dopo le immagini impressionanti dei giovani che venivano massacrati e molte ragazze violentate e rapite la sicurezza di poter vivere una vita normale non esiste più.

Le immagini di quei demoni che entravano casa per casa con le loro armi e le loro bombe, lasciando solo sangue e morte, non possono facilmente essere eliminate dalla mente e dall’anima.

Quell’evento in tantissime persone innocenti che non hanno niente a che fare con la sopraffazione, con la politica, con la discriminazione è cambiata per sempre.

“Non sono sicura” è la frase che è ripetuta nella poesia per dare il senso della fine di ogni sicurezza e la nascita di tantissimi timori.

Ahimè, chi non ha vissuto emotivamente quel massacro, chi è offuscato dai veli dell’ideologia, non può in nessun modo comprendere cosa è significato il 7 ottobre per un popolo, per il Mondo intero.

Chi è Adi Keissar

Adi Keissar è poetessa israeliana di origine yemenita. È la fondatrice di Ars Poetica, un progetto che ha dato il via a una movimento di poesia mizrahi.

Una poesia pensate per arrivare alle masse sotto forma di letture combinate con musica e danza mediorientali.

Adi Keissar ha ricevuto numerosi premi e le sue poesie sono state tradotte in otto lingue e pubblicate in varie antologie, riviste e quotidiani.

Nell’autunno del 2015, Ha’aretz l’ha nominata la poetessa contemporanea più influente.

Cos’è Ars Poetica

Ars Poetica, un gioco di parole che recupera la parola “Ars” che in arabo equivale a “pappone”.

È termine dispregiativo per gli uomini Mizrahi in Israele, che da questo slang ne ha voluto fare l’anima del suo movimento identitario, per dare voce ai margini e alle minoranze. Ci sono anche i palestinesi in questo contenitore poetico.

Per Adi Keissar la poesia dei “bianchi” di Israele è elitaria ed estranea a tutti coloro che sono arrivati nel paese ebraico come immigrati. È naturale che anche le scuole tendono ad evidenziare le poesie e la letteratura piùà vicina alla maggioranza ebraica.

Ma ciò che evidenzia Ars Poetica è che, a differenza del pensiero prevalente, che sembra emergere in questo periodo in molteb parti del Mondo comprese le Università, è che Israele è uno stato democratico in cui chi dissente ha voce e spazio.

Ars poetica è un’alternativa proprio a quel pensiero prevalente.

Per Ars Poetica la poesia è una hafla, che in arabo sta per una festa. La musica dei Dj o quella delle band si fonde con la poesia per creare un’esperienza contemporanea e innovativa.

Ars Poetica presenta poeti Mizrahi e palestinesi dando voce a gruppi etnici le cui storie sono raramente raccontate nella letteratura israeliana. La maggioranza della gestione del movimento è femminile.

Una poesia inclusiva che vuole partecipare ad una rivoluzione culturale all’interno di uno Stato che ha molta tradizione e convenzione.

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