Per celebrare il 4 novembre, Giorno dell’Unità Nazionale e Giornata delle Forze Armate abbiamo scelto alcune poesie di Giuseppe Ungaretti, scritte in occasione della Prima Guerra Mondiale.
Le poesie che vi proponiamo fanno parte della raccolta L’allegria pubblicata nel 1919 con il titolo Allegria di naufragi e in seguito, con il suo titolo finale, nel 1931. L’edizione definitiva, dopo ulteriori rimaneggiamenti, è del 1942.
La maggior parte dei testi poetici, scritti tra il 1914 e il 1919, esprime soprattutto i sentimenti nati dall’esperienza della prima guerra mondiale, come dolore ma anche come scoperta dei valori più autentici di fratellanza ed umanità .
L’Allegria di Giuseppe Ungaretti porta all’idea di un’esultanza che si presenta nei momenti più terribili del conflitto contro la morte ma che incitano il poeta a continuare il viaggio con maggiore ottimismo.
Il 4 novembre finiva la Prima Guerra Mondiale
Il 4 novembre l’Italia ricorda l’Armistizio di Villa Giusti – entrato in vigore il 4 novembre 1918 – che consentì agli italiani di rientrare nei territori di Trento e Trieste, e portare a compimento il processo di unificazione nazionale iniziato in epoca risorgimentale.
Il 4 novembre terminava la Prima Guerra Mondiale. Per onorare i sacrifici dei soldati caduti a difesa della Patria il 4 novembre 1921 ebbe luogo la tumulazione del “Milite Ignoto“, nel Sacello dell’Altare della Patria a Roma. Con il Regio decreto n.1354 del 23 ottobre 1922, il 4 Novembre fu dichiarato Festa nazionale.
Le Poesie di Ungaretti per il 4 Novembre
Le poesie che abbiamo scelto sembrano un reportage di guerra in cui le notizie e le immagini passano attraverso l’esistenza poetica di un giovane Ungaretti. In ogni testo si respira l’emozione della guerra e allo stesso tempo la voglia di vivere.
Giuseppe Ungaretti ci fa vivere la sofferenza di coloro che sono costretti a vivere la barbarie della guerra. La voglia continua di voler sopravvivere a qualcosa di incontrollabile. Queste poesie vogliamo dedicarle ai caduti di tutte le guerre, convinti che solo l’amore e la pace possono donare l’allegria.
Veglia di Giuseppe Ungaretti
Cima Quattro il 23 dicembre 1915
Un’intera nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d’amoreNon sono mai stato
tanto
attaccato alla vita******************************
A Riposo di Giuseppe Ungaretti
Versa il 27 aprile 1916
Chi mi accompagnerà pei campi
Il sole si semina in diamanti
di gocciole d’acqua
sull’erba flessuosaResto docile
all’inclinazione
dell’universo serenoSi dilatano le montagne
in sorsi d’ombra lilla
e vogano col cieloSu alla volta lieve
l’incanto s’è troncatoE piombo in me
E m’oscuro in un mio nido
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Italia di Giuseppe Ungaretti
Locvizza, il 1° Ottobre 1916
Sono un poeta
un grido unanime
sono un grumo di sogniSono un frutto
d’innumerevoli contrasti d’innesti
maturato in una serraMa il tuo popolo è portato
dalla stessa terra
che mi porta
ItaliaE in questa uniforme
di tuo soldato
mi riposo
come fosse la culla
di mio padre******************************
Fratelli di Giuseppe Ungaretti
Mariano, 15 luglio 1916
Di che reggimento siete
fratelli?
Parola tremante
nella notte
Foglia appena nata
Nell’aria spasimante
involontaria rivolta
dell’uomo presente alla sua
fragilitÃ
Fratelli.******************************
Sono una Creatura di Giuseppe Ungaretti
Valloncello di Cima Quattro il 5 agosto 1916
Come questa pietra
Del S. Michele
Così fredda
Così dura
Così prosciugata
Così refrattaria
Così totalmente
Disanimata
Come questa pietra
È il mio pianto
Che non si vedeLa morte
Si sconta
Vivendo******************************
In Dormiveglia di Giuseppe Ungaretti
Valloncello di Cima Quattro, 6 agosto 1916Assisto la notte violentataL’aria è crivellatacome una trinadalle schioppettatedegli uominiritrattinelle trinceecome le lumachenel loro guscioMi pareche un affannatonugolo di scalpellinibatta il lastricatodi pietra di lavadelle mie stradeed io l’ascoltinon vedendoin dormiveglia******************************Pellegrinaggio di Giuseppe Ungaretti
Valloncello dell’Albero isolato, il 16 agosto 1916
In agguato
in queste budella
di macerie
ore e ore
ho strascicato
la mia carcassa
usata dal fango
come una suola
o come un seme
di spinalbaUngaretti
uomo di pena
ti basta un’illusione
per farti coraggioUn riflettore
di là mette un mare nella nebbia******************************San Martino del Carso di Giuseppe Ungaretti
Valloncello dell’albero isolato il 27 agosto 1916
Di queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muroDi tanti
che mi corrispondevano
non m’è rimasto
neppure tantoMa nel mio cuore
nessuna croce mancaE’ il mio cuore
il paese più straziato.******************************
Girovago di Giuseppe Ungaretti
Campo di Mailly maggio 1918
In nessuna
Parte
Di terra
Mi posso
AccasareA ogni
Nuovo
Clima
Che incontro
Mi trovo
Languente
Che
Una volta
Già gli ero stato
AssuefattoE me ne stacco sempre
StranieroNascendo
Tornato da epoche troppo
VissuteGodere un solo
Minuto di vita
Iniziale
Cerco un paese
Innocente.******************************
Soldati di Giuseppe Ungaretti
Bosco di Courton luglio 1918
Si sta come
d’autunno
sugli alberi
le foglie