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Angela Davis, paladina dell’uguaglianza e dei diritti civili

Angela Davis è passata alla storia come simbolo del femminismo e dell'uguaglianza, tanto che ancora oggi continua a combattere e sostenere gli ideali di uguaglianza

MILANO – Angela Davis per tutta la vita ha lottato contro il razzismo e si è battuta per i diritti civili. La sua storia personale di donna e afroamericana l’ha resa un simbolo del femminismo e dell’uguaglianza tra etnie. Ha fatto capire alle donne quanto sia importante avere un lavoro fuori casa, quanto siano in grado di essere indipendenti, quanto fondamentale sia avere una vita anche all’infuori della famiglia. In occasione di #ImAWoman, scopriamo la sua storia di lotta ai diritti e dimostrazione di forza e tenacia.

Dynamite Hill

Angela Davis nacque il 26 gennaio 1944 a Birmingham, la città più grande dello Stato dell’Alabama, in un quartiere dominato da un acuto conflitto razziale. La sua zona veniva chiamata “Dynamite Hill“, perché le case dei neri e gli edifici da loro frequentati venivano fatti saltare con la dinamite. Un giorno, per esempio, fu fatta saltare una chiesa e nell’esplosione morirono tre amiche di Angela. A 14 anni, trasferitasi con la famiglia a New York,  si iscrisse alla Little Red School, una famosa scuola privata del Greenwich Village. Qui cominciò a studiare il socialismo e il comunismo: scoprì quali idee sostenevano, su quali valori si basavano e, folgorata, cominciò a militare nel gruppo giovanile comunista.

Devi comportarti come se fosse possibile cambiare radicalmente il mondo e devi farlo costantemente.

Gli studi e l’attivismo

Si iscrisse poi alla Brandeis University, nel Massachusetts, dove si laureò con lode in letteratura francese. Poi andò a studiare in Francia, a Parigi, e in Germania, a Francoforte, dove seguì le lezioni di Adorno. Intanto negli Stati Uniti dilagava il movimento per i diritti civili, così decise di tornare. Ebbe così l’occasione di studiare con Marcuse. Intanto in lei si sviluppò una coscienza politica sempre più accentuata. Si trasferì in California, dove ottenne una cattedra alla Los Angeles University. Nella città degli angeli, Angela aderì prima al SNCC, un comitato di coordinamento della lotta non violenta degli studenti, e poi al movimento delle Black Panthers. Nel 1969 venne espulsa dall’Università perché appartenente al Partito Comunista e il suo nome fece velocemente il giro del mondo. L’anno dopo, nel 1970, per le medesime ragioni il suo nome finì nella lista del FBI dei dieci ricercati più pericolosi degli Stati Uniti.

La ribalta

Ma fu un processo a portare il suo nome alla ribalta. Fu infatti accusata di cospirazione, rapimento e omicidio in relazione al fallito tentativo di un gruppo di attivisti delle Black Panthers di liberare in un’aula di tribunale il detenuto nero George Jackson, il grande amore di Angela. Fu arrestata la Davis perché la pistola utilizzata nell’occasione era intestata a lei. Condusse personalmente la propria difesa nel processo, durante il quale ebbe modo di diffondere e far conoscere al mondo le sue idee. Attorno ai suoi pensieri si radunarono subito comitati e organizzazioni. Oggi la Davis insegna ancora Storia della Coscienza alla Los Angeles University, dove dirige il Women Institute. Pur non essendo più iscritta al Partito Comunista statunitense, continua a combattere e sostenere gli ideali di uguaglianza per i quali ha lottato tutta la vita.

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