Uno dei modi di dire più utilizzati nella vita di tutti i giorni è il celebre “Attaccarsi al tram”. Spesso usato in modo ironico e con un filo di “scontrosità”, scopriamo l’origine di questo modo di dire, riconducibile alle “caratteristiche storiche” di uno dei mezzi pubblici più celebri e ancora oggi usati in città.
Perché si usa l’espressione “Attaccarsi al tram”
La locuzione attaccarsi al tram viene usata di solito nelle frasi esortative come invito ad arrangiarsi accompagnato da una sottolineatura ironica, dal fare scherzoso, da uno spunto polemico o addirittura dalle maniere scortesi ed è rivolta a coloro ai quali non si vuole prestare aiuto. Un invito ad arrangiarsi rivolto a tutte quelle persone a cui non si vuole dare aiuto (ne conoscete molte, ammettetelo…).
L’origine del modo di dire
Il detto deriva dalle corse in tram. Un tempo questi mezzi per il trasporto pubblico urbano erano dotati di alcune sporgenze esterne a forma di maniglia (quelli che oggi vengono definiti appositi sostegni) che venivano utilizzate dai ritardatari che, saltando al volo sul predellino, si attaccavano letteralmente al tram in corsa. Questo valeva anche per tutti quelli che volevano viaggiare gratis.
La situazione “fantozziana” da cui trae origine questa locuzione fa venire subito alla mentre una celebre scena in cui il personaggio interpretato da Paolo Villaggio, in ritardo per andare a lavoro, cerca disperatamente di salire su un autobus in corsa; una scena che ha reso l’espressione ancora più popolare e visivamente immediata, rendendola spesso interpretata come una metafora del dover lottare per farcela da soli.
Altre espressioni idiomatiche “in viaggio”
Ci sono altre espressioni della lingua italiana in cui i mezzi di trasporto, di terra, di mare e di aria, sono protagonisti. Scopriamone alcuni:
Tirare i remi in barca: tale espressione si utilizza per indicare il completamento di uno sforzo e la volontà di riposare o di sfruttare quanto fatto finora. La locuzione deriva dallo sport e fa riferimento al vogatore che, smettendo di remare, lascia lavorare i vogatori rimasti (se presenti) o si lascia trasportare dalla corrente. Quindi colui che decide di tirare i remi in barca non fa altro che sospendere un lavoro/azione
con l’intento che venga svolto da altri, o semplicemente vuol smettere un’attività lasciando tutto al destino.
Partire in quarta: l’espressione che, in senso figurato, significa iniziare un’azione o un progetto con grande entusiasmo, partire con slancio, lanciarsi con decisione, deriva dal linguaggio automobilistico. Nel cambio di velocità degli autoveicoli, la quarta marcia sta infatti a indicare la massima velocità, lo slancio, l’energia, la celerità (ingranare la quarta, andare in quarta).
Navigare in cattive acque: l’espressione significa trovarsi in una situazione di difficoltà, pericolo o crisi, soprattutto economica. L’origine del modo di dire è legata al linguaggio marinaro, dove navigare in acque agitate o con cattive condizioni meteorologiche implicava correre grandi rischi.
Perdere l’ultimo treno: l’origine di tale locuzione, che significa lasciarsi sfuggire un’ultima buona occasione, è letterale. Essa infatti indica l’atto di arrivare troppo tardi in stazione e vedere l’ultimo treno partire, perdendo così l’opportunità di partire o di arrivare a destinazione.
Il libro sui modi di dire
Se non volete “attaccarvi al tram” durante un dialogo con qualcuno e volete sapere quante più possibili espressioni idiomatiche della nostra amata lingua italiana, vi consigliamo il libro “Perché diciamo così” (Newton Compton), opera scritta dal fondatore di Libreriamo Saro Trovato contenente ben 300 modi di dire catalogati per argomento, origine, storia, tema con un indice alfabetico per aiutare il lettore nella variegata e numerosa spiegazione delle frasi fatte. Un lavoro di ricerca per offrire al lettore un “dizionario” per un uso più consapevole e corretto del linguaggio.
Un “libro di società” perché permette di essere condiviso e di “giocare” da soli o in compagnia alla scoperta dell’origine e dell’uso corretto dei modi di dire che tutti i giorni utilizziamo. Un volume leggero che vuole sottolineare l’importanza delle espressioni idiomatiche. Molte di esse sono cadute nel dimenticatoio a causa del sempre più frequente utilizzo di espressioni straniere e anglicismi.
