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Viviana Mazza, ”Mandela ci ha insegnato che l’istruzione è la chiave per realizzare i sogni anche nelle parti più povere ed emarginate del mondo”

Come si può tenere vivo il ricordo e l'insegnamento di Mandela nelle nuove generazioni ancora oggi? Raccontando la sua storia ai ragazzi, usando un linguaggio adeguato per loro e dando spazio ad una parte poco conosciuta di 'Madiba', l'infanzia e l'adolescenza...

MILANO – Come si può tenere vivo il ricordo e l’insegnamento di Mandela nelle nuove generazioni ancora oggi? Raccontando la sua storia ai ragazzi, usando un linguaggio adeguato per loro e dando spazio ad una parte poco conosciuta di ‘Madiba’, l’infanzia e l’adolescenza.  E’ questo ciò che ha realizzato la giornalista e scrittrice Viviana Mazza all’interno del libro ‘Il bambino Nelson Mandela‘, opera in cui la giornalista del ‘Corriere della Sera’ racconta dell’infanzia di Madiba, l’uomo che ha messo fine all’apartheid, il primo presidente nero del Sudafrica, che ha trascorso 27 anni in prigione eppure ha imparato a perdonare.

Come nasce l’idea di questo libro?

Incontrando i ragazzi delle scuole per parlare del mio primo libro, Storia di Malala, mi capitava che qualcuno chiedesse se avevo intenzione di scriverne un altro. E allora spesso rispondevo: ‘Sì, forse lo farò, ma su cosa dovrei scriverlo secondo voi?’. Era stata la mia mia editor, Marta, a suggerirmi di sondare a che cosa sono interessati i ragazzi.  E quando ponevo la domanda, mi è capitato che in più di una classe qualcuno rispondesse ‘Nelson Mandela’. Ci sono tanti libri per adulti su Madiba, inclusa una bella autobiografia, ma per ragazzi in effetti non esiste molto. Così, dopo averci pensato un po’, ho deciso di scrivere questo libro dando particolare spazio all’infanzia e all’adolescenza di Mandela perché è una parte della sua vita poco conosciuta rispetto agli anni della lotta all’apartheid e perché ho la sensazione che quando guardiamo i personaggi che hanno fatto la storia pensiamo che mai potremmo essere come loro o fare le cose che hanno fatto loro, ma in realtà anche i ‘Grandi’ sono stati bambini, proprio come tutti gli altri. Voglio che i ragazzi siano consapevoli che anche loro possono fare cose grandi nella vita.

 

Com’era il bambino Nelson Mandela?

Era un po’ combinaguai, come dice il suo stesso nome nella lingua xhosa. Rolihlahla significa letteralmente ‘spezza-rami’. Come tutti i bambini di Qunu, aveva il compito di portare al pascolo le mucche e le pecore, e per lui era un gran divertimento giocare con gli altri bambini tra le colline verdi intorno alle case fatte con i mattoni di fango e i tetti d’erba secca. Ogni tanto rincorrevano le ragazze, spesso giocavano alla lotta con i bastoni. Poi inizio’ la scuola e dapprima Rolihlahla non ci voleva andare, preferiva scorrazzare per i prati. Fu a scuola che la maestra gli diede il nome con cui lo conosciamo, Nelson.

 

Ci sono aneddoti particolari sconosciuti ai più ma emblematici di ciò che sarebbe diventato Mandela da grande?

C’è una storia che mi è stata narrata dalla gente del posto che non è nell’autobiografia. Nel villaggio di Qunu, dove abitava Mandela, si sa che c’era un unico bianco, il proprietario del negozio locale, e mi è stato raccontato che aveva un figlio di nome Eric. Nelson e Eric a volte giocavano a tirarsi pietre e bastoni di legno da una parte all’altra del recinto che circondava la casa del negoziante. Erano due coetanei avevano voglia di giocare nonostante le barriere tra bianchi e neri, barriere che Madiba da adulto fu in grado di abbattere.

 

Come è possibile tenere vivo il ricordo e l’insegnamento di Mandela ancora oggi?

Raccontando la sua storia? Almeno questo è quello che ho tentato di fare.

 

Sei autrice di ‘Storia di Malala’. Cosa hanno in comune queste due forti personalità che  hai avuto modo di approfondire in queste tue due opere?

La convinzione che l’istruzione è la chiave per realizzare i sogni anche nelle parti più povere ed emarginate del mondo. E il senso che le persone possono, se vogliono, ribellarsi alle ingiustizie e cambiare il mondo.

 

Si avvicina il Natale. Perché consiglieresti questo tuo libro come regalo di Natale per un ragazzo?

Quando Mandela era bambino, il Natale era un giorno speciale perché a casa sua si beveva l’unica tazza di tè dell’anno, che era praticamente acqua zuccherata ma per lui era una leccornia.

Quando, ormai nonno, usci’ di prigione, teneva sempre una grande festa di Natale nel suo villaggio di Qunu. Invitava tutti i bambini della zona, che si mettevano in fila per ricevere un pezzo di carne a testa, e per una volta venivano serviti loro prima degli adulti. La storia di Madiba ci insegna a non dare nulla per scontato e ad essere generosi, ed è un buon insegnamento secondo me per il giorno di Natale.

 

9 dicembre 2014

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