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Vincenzo Romeo, ”Nel mio libro il ritratto interiore di Antoine de Saint-Exupéry”

Tutti i grandi sono stati bambini una volta (Ma pochi di essi se ne ricordano.)” è una delle frasi più significative de “Il piccolo principe”, la famosissima opera di Antoine de Saint-Exupéry, l’esploratore dell’assoluto, sempre alla ricerca di qualcosa che riempisse il suo cuore e desse un senso alla propria vita. Proprio oggi si celebra il 70° anniversario della pubblicazione de “Il piccolo principe”...
Il caporedattore esteri e vaticanista del Tg2 parla della sua opera “L’invisibile bellezza. Antoine de Saint-Exupéry cercatore di Dio”, nella quale mette il luce le inquietudini, le contraddizioni, l’ansia del trascendente del pilota-scrittore

MILANO – “Tutti i grandi sono stati bambini una volta (Ma pochi di essi se ne ricordano.)” è una delle frasi più significative che è possibile leggere all’interno de “Il piccolo principe”, la famosissima opera di Antoine de Saint-Exupéry, l’esploratore dell’assoluto, sempre alla ricerca di qualcosa che riempisse il suo cuore e desse un senso alla propria vita. Proprio oggi si celebra il 70° anniversario della pubblicazione de “Il piccolo principe”, e per l’occasione la casa editrice Àncora ripropone in libreria “L’invisibile bellezza. Antoine de Saint-Exupéry cercatore di Dio   ” di Enzo Romeo, caporedattore esteri e vaticanista del Tg2. Pubblicato nel 2012, si tratta di una biografia “spirituale” di Antoine de Saint-Exupéry, l’autore di uno dei libri più letti al mondo. Attraverso il racconto della vita del pilota-scrittore, Romeo ne disegna il ritratto interiore mettendone il luce le inquietudini, le contraddizioni, l’ansia del trascendente.
 
Da dove è nata l’idea di un libro che indaghi l’interiorità di Antoine De Saint Exupery?
Nel 2005 scrissi un articolo per il mensile Jesus in cui portavo a galla un episodio poco conosciuto della vita di Saint-Exupéry: una sorta di secondo viaggio di nozze compiuto insieme alla moglie a Lourdes nel 1940, in piena guerra mondiale. Consuelo era sfollata a Pau, mentre “Tonio” era impegnato come pilota ricognitore nell’aviazione militare francese. Da tempo il rapporto tra i due coniugi s’era logorato e Saint-Exupéry voleva riconquistare la donna che aveva sposato. Così, raggiunta rocambolescamente la moglie, le propose l’unico viaggio a cui sapeva che non si sarebbe sottratta: il pellegrinaggio alla Grotta di Massabielle, dove lei avrebbe sciolto il voto fatto alla Madonna per la salvezza di Antoine. A Gilberto Zini, direttore dell’Ancora, casa editrice attenta alla dimensione dello spirito, colpì questo racconto e mi propose di scrivere una biografia “interiore” dell’autore del Piccolo Principe. Ho accettato volentieri ma non immaginavo che questa sfida mi sarebbe costata tanta fatica. Il pensiero e la scrittura di Saint-Exupéry raggiungono tali profondità che ci vuole uno speleologo o un palombaro per provare solo a sfiorarle.

Come ha proceduto per ripercorrere la vita dell’autore del Piccolo Principe?

Semplicemente ho letto l’opera omnia originale, le lettere, gli scritti dei suoi amici e conoscenti, diverse biografie, tanti articoli di riviste e quotidiani. Ho messo a fuoco quello che mi sembrava più importante e interessante per la mia ricerca, quindi ho riordinato i testi selezionati, li ho confrontati tra loro, li ho contestualizzati. E infine ho cercato di dare al tutto una forma narrativa.

Come può riassumere la ricerca, in senso lato, dello scrittore e pilota?

Antoine de Saint-Exupéry è un esploratore dell’assoluto, alla ricerca di qualcosa che riempia la vita e l’anima. Rimane da comprendere se questo qualcosa possa chiamarsi Dio, l’invisibile per eccellenza, e soprattutto se possa identificarsi nel Dio dei cristiani. Nel mio libro racconto come l’infanzia incantata di Saint-Exupéry, sua principale fonte d’ispirazione, sia permeata di immagini e tradizioni cristiane. Ma ogni cosa nella vita dello scrittore-aviatore è simbologia dell’assoluto, a cominciare dai voli, che gli consentivano di avvicinarsi al cielo e di vedere la Terra in una prospettiva diversa.

Ha scritto che Saint-Exupéry è “l’interprete delle inquietudini d’oggi, del nostro nomadismo spirituale e di quella bellezza inafferrabile di cui l’uomo moderno avverte una profonda nostalgia". Può commentarci questa affermazione?

Sì, dal ritratto di Saint-Exupéry emergono le inquietudini, le contraddizioni, l’ansia del trascendente che in fondo abita in ogni uomo. Ma la sua figura sfugge a tutte le facili classificazioni: egli è, come dicevo, un esploratore, che però non offre soluzioni predefinite, invita soltanto a unirsi a lui nella ricerca. Il titolo del mio libro rimanda, come si comprende bene, al dialogo tra il principe-bambino e il pilota, che avviene mentre nel Sahara i due cercano una sorgente a cui dissetarsi: «che si tratti di una casa, delle stelle o del deserto, quello che fa la loro bellezza è invisibile…». Una frase che ricorda l’altra, celeberrima: «l’essenziale è invisibile agli occhi». Ebbene, Saint-Exupéry attraverso il Piccolo Principe ci invita a cercare la fonte d’acqua sorgiva nascosta da qualche parte nel nostro deserto personale. L’ometto convince il pilota rimasto in panne tra le dune col suo aereo e divenuto suo compagno d’avventura, a non fermarsi, a non rinunciare, a non lasciarsi morire. E lo induce a rimettersi in marcia per trovare il pozzo della salvezza. Sempre, nel deserto della nostra vita, ci può essere un’oasi, una sorgiva o almeno una gora che ci consente di andare oltre, di riaccendere la speranza. Questo è il messaggio che viene da Saint-Exupéry, di cui il nostro mondo in crisi dovrebbe far tesoro.

6 aprile 2013

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