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Veronica Pivetti, “Esternare le nostre debolezze è il modo migliore per combatterle”

Tutti ci sentiamo inadeguati, racconta Veronica Pivetti. Ma di questa inadeguatezza dobbiamo prenderci gioco, solo così potremo superarla

MILANO – Tutti ci sentiamo inadeguati, racconta Veronica Pivetti. Ma di questa inadeguatezza dobbiamo prenderci gioco, solo così potremo superarla. Di questo e molto altro parla “Mai all’altezza” (Mondadori), il secondo libro di Veronica Pivetti, l’attrice conosciuta dal grande pubblico per il film di Verdone “Viaggi di nozze”, protagonista di molte fiction quali “Commesse”, “Il maresciallo Rocca” e “Provaci ancora Prof!”. In questo libro racconta la propria vita ma al tempo stesso mette in luce episodi quotidiani in cui ci possiamo riconoscere tutti. Abbiamo intervistato l’autrice. Ecco cosa ci ha raccontato.

Com’è nata l’idea scrivere questo libro? Com’è stato fare i conti con quello che nel romanzo definisce il “sublime peso dei ricordi”?

Io volevo raccontare degli stralci di vita nei quali si potessero identificare tutti. Non a tutti sono successe le cose che sono capitate a me ma tutti hanno vissuto quei piccoli traumi dell’infanzia che ci influenzano per tutta la vita. Poi avevo una storia che volevo raccontare, che era quella di uno spaventoso incendio che ho vissuto da molto vicino, però mi rendevo conto che questo episodio avrebbe fatto scattare soltanto un’identificazione relativa. Grazie a Dio non a tutti capita una cosa del genere. Mi piace condividere situazioni con i lettori, com’è successo nell’altro libro (Ho smesso di piangere: la mia odissea per uscire dalla depressione“, ndr), dove raccontavo della mia depressione. In quella occasione ho purtroppo scoperto che una miriade di persone si ritrovava in quello che raccontavo.

Cosa cosa voleva far emergere da questa nuova storia?

Anche in questo caso mi piaceva mettere in comune con gli altri un’esperienza di vita apparentemente normale, molto comune, di una ragazzina che cresce. Ciò che mi preme dire è che quelle sciocchezze che ci capitano durante l’infanzia e l’adolescenza, a cui gli adulti danno poco peso, in realtà ci formano e condizionano per sempre la nostra vita. Parlo dei famosi piccoli traumi quotidiani che capitano a tutti. Ecco, io li ho voluti raccontare inframmezzati al racconto dell’incendio. L’incendio è stata un’esperienza catartica e importantissima nella sua gravità.

Quali sono state le conseguenze di questo drammatico evento?

L’incendio elimina tutto quello che ti sei portato appresso nella vita fino a quel momento, ma la memoria rimane. I ricordi resistono ma gli oggetti se ne vanno. L’incendio è un evento strepitosamente forte e quello che lascia è un passato ridotto in cenere, è andato in fumo il frutto di una vita di accumulo. L’incendio non mi ha rubato i ricordi ma soltanto tutto il resto.

Come racconta nel libro, dall’incendio forse si è salvata grazie al pensiero dei suoi due cani. Forse sta proprio qua la chiave per salvarci: nel pensare agli altri?

Sicuramente. In realtà ai miei cani non ci ho dovuto pensare, è stato automatico. Immediatamente mi sono preoccupata di loro. Da queste esperienze impariamo tantissimo. Possiamo considerare un’esperienza come questa uno spartiacque tra il prima e un dopo. La mia vita si è divisa in due. Ho cominciato a vedere le cose in un altro modo, secondo altri parametri. Non so se sembro pazza ma è veramente una grande occasione. Mi ha dato la possibilità di ricominciare e la possibilità di ricominciare è sempre una grande occasione.

Sulla copertina c’è scritto “Come sentirsi sempre inadeguata e vivere felice”. Nel libro si è proposta un obiettivo impegnativo.

Io penso che tutti ci sentiamo inadeguati, in un campo o nell’altro. Tutti cresciamo con una tremenda ansia da prestazione perché tutti abbiamo avuto dei genitori che ci hanno generato e come minimo hanno riposto in noi delle aspettative. Abbiamo avuto dei fratelli, delle sorelle e degli amici, che si sono aspettati qualcosa da noi. Quante volte non ci siamo sentiti all’altezza? Credo che sia una condizione che riguarda tutti. Poi ognuno reagisce a questa realtà in modo diverso, però sono convinta che tutti proviamo questo senso di inadeguatezza.

Da cosa deriva questo senso di inadeguatezza?

Credo che dipenda dall’infanzia, da un fatto che è successo, da una frase detta da un genitore o da un professore. Ci sentiamo tutti mai all’altezza e allora perché non dirlo? Non ho mai avuto problemi con le mie debolezze perché ho sempre pensato che esternarle sia il modo migliore per affrontarle. Rende la vita meno pesante.

La sfida sta nell’accettazione.

Accettarsi è fondamentale. Cambiare però è possibile, anche se richiede un lavoro faticosissimo. Siamo tutti molto affezionati ai nostri difetti. L’accettazione è importante ma lo è anche il desiderio di cambiare. Penso sia una maturazione fondamentale se non vogliamo rimanere adulti bambini, che tra l’altro sono tanti. L’immaturità secondo me è una pecca molto grave, non bisognerebbe assecondarla.

Continuerà a scrivere?

Io sono stata felice di scrivere questo secondo libro, anche se mi è costato molta fatica, perché durante la scrittura ho dovuto fare i conti con la mia vita. Se per caso non dovesse andar bene, mi dicevo allora, avrei lasciato perdere la possibilità di scrivere. Non è così importante, mi dicevo. Invece dopo il primo libro ho cominciato a pensare al secondo. Nel frattempo ho fatto due serie della Prof, ho girato il mio film, insomma, ho fatto molte cose, ma alla fine il libro ha visto la luce, anche se con due anni di ritardo. Le giuro che è stata per me un’esperienza fondamentale. Ho amato scrivere questa seconda volta e mi ci sono dedicata con grandissima passione. Per cui voglio continuare. Comunque vada questo libro, credo di avere altre storie da raccontare e credo proprio che le racconterò.

PHOTO CREDITS: Assunta Servello

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