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Valentina Camerini, il segreto del narratore è ”avere un buon orecchio per le mille storie che si sentono raccontare ogni giorno”

Valentina Camerini, milanese, è autrice di libri di narrativa e di manuali; di recente ha pubblicato con Feltrinelli Il secondo momento migliore...

Valentina Camerini, milanese, è autrice di libri di narrativa e di manuali; di recente ha pubblicato con Feltrinelli Il secondo momento migliore.

 

Non è da tutti avere pubblicato con case editrici importanti a soli trentatré anni. Il mondo editoriale italiano non è facile: si legge poco, si scrive molto e dalle case editrici importanti è arduo ottenere una risposta purchessia, figuriamoci la pubblicazione. Valentina, attraverso quali passi è arrivata a risultati dei quali la immagino giustamente soddisfatta?

Ho sempre considerato la scrittura una passione ma anche una professione. Partendo da articoli di giornale e passando poi per le sceneggiature di fumetto, negli anni ho imparato e studiato la materia abbastanza da arrivare preparata, con i mezzi e gli strumenti adeguati, al primo romanzo. Si pensa che scrivere sia questione d’ispirazione e di talento, ma c’è altro. Gestire una storia per trecento pagine senza perdere il lettore non è facile e non è solo questione di buona scrittura. Credo sia questo l’errore più comune di chi vuole scrivere: dimenticare che prima di tutto si sta raccontando una storia. Scrivere di mestiere – non necessariamente libri! – e poi trovare un’agenzia letteraria che faccia da tramite con gli editori sono i passi che più facilmente conducono alla pubblicazione.

 

I temi del suo ultimo romanzo, Il secondo momento migliore, sono senz’altro impegnativi: il passaggio dall’adolescenza a quella terra di nessuno in cui non si è ancora del tutto adulti, l’amicizia, la malattia, la morte che incombe. Ma soprattutto è un libro sulla giovinezza e sull’impatto della realtà sui sogni giovanili. Quanto aiuta, secondo lei, nel raccontare le storie di ragazzi come Alberto, Virginia ed Emilio, detto Bronson, il fatto di essere ancora così vicina, nel tempo, a quella stagione della vita?

Aiuta abbastanza, ma se si volessero raccontare solo storie vissute in prima persona il bacino da cui attingere si esaurirebbe subito. Più che una vicinanza personale con gli eventi e il mondo narrato, è utile avere un buon orecchio per le mille storie che si sentono raccontare ogni giorno. E poi, stranamente, io sento quel periodo di vita come un capitolo concluso. Se non fosse così sarebbe molto più difficile scriverne.

 

Anch’io dico sempre che i narratori devono essere buoni ascoltatori per cogliere le storie in cui ci s’imbatte nel quotidiano.

Valentina, il suo profilo Twitter dice: “Scrivo libri per Feltrinelli e Mondadori, fumetti per Topolino, viaggio per Piacere”. Una sintesi efficace, tre tratti essenziali: scrive, legge, viaggia. Cosa legge? E quali libri considera fondamentali nella sua formazione?

La letteratura americana contemporanea mi piace sempre. E poi sono un’accanita lettrice di libri gialli, con una predilezione per quelli inglesi scritti e ambientati tra Ottocento e Novecento; soprattutto durante le vacanze, un buon giallo mi ipnotizza. Più che appassionarmi a un autore, però, mi innamoro dei libri: La vita davanti a sé, La variante di Lüneburg, Una cosa divertente che non farò mai più. Credo di essere una lettrice disordinata e poco metodica, in generale. Leggo cose diversissime, che mi capitano tra le mani quasi per caso, passate da altri.

 

E che tipo di viaggiatrice è Valentina Camerini? Una che programma e si attiene al percorso pianificato, oppure una che va romanticamente a zonzo, lasciandosi sedurre dai richiami di sirena del paesaggio, delle persone e degli idiomi? Preferisce viaggiare da sola o in compagnia?

Mi piace informarmi prima di partire, farmi un’idea del posto in cui sto per andare, leggere molto, guide e romanzi ed esperienze altrui. Poi, una volta sul posto, improvviso. Cerco di incontrare e parlare il più possibile con le persone del posto, adoro sperimentare le cucine locali, anche quando è poco prudente. Almeno una volta a viaggio mi perdo, e porto sempre a casa qualcosa che poi userò quotidianamente, oltre a una confezione di tè. Quando finisco le bustine comprate all’estero, è tempo di partire di nuovo. Viaggio in compagnia, con una valigia minuscola e pochissimi vestiti malamente abbinati. In viaggio sono vestita in modo ridicolo. E, stranamente, non ho mai tempo per leggere.

 

Cosa sta scrivendo o progettando di scrivere adesso?

Ho in mente un thriller piuttosto cruento per adolescenti, con un finale che lascia il lettore sorpreso e colpito. L’ultimo viaggio fatto andava (anche) a cercare ambientazioni e ispirazione per questa storia.

E poi ho in mente altri romanzi di narrativa di vario genere. Ho bisogno di avere sempre diverse storie in lavorazione, su cui riflettere. Solitamente parto da un’idea semplice ma ben definita, a cui poi trovo la fine giusta, quella che trasmetta un messaggio forte. Non inizierei mai a scrivere nulla, senza sapere come finire. Spesso comincio sapendo già l’ultima frase del romanzo. Poi preparo un soggetto abbastanza dettagliato di quello che dovrebbe succedere: finisce tutto sul mio quaderno, finché la storia non ha trovato la sua strada e io posso cominciare a scrivere.

Mi spaventa molto la possibilità di esaurire le idee, così accumulo spunti e trame su un quaderno. Un buon bacino di futuri romanzi mi dà sicurezza.

 

Grazie per il suo tempo e le sue risposte.

Rosalia Messina

11 ottobre 2014

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