“Un’ora con Goethe” di Lucia Mor, in uscita per Scholé il 17 ottobre 2025, è uno di questi. In appena 176 pagine, l’autrice, docente di Letteratura tedesca all’Università Cattolica di Milano e Brescia, compie un piccolo gesto di audacia: rendere Goethe, uno degli autori più monumentali del canone occidentale, una presenza quotidiana, familiare. Non attraverso il filtro della cattedra o del saggio accademico, ma con la voce calma e colloquiale di chi ti invita a leggere un’ora al giorno, come fosse una pratica interiore. Un’ora da dedicare a Werther, a Wilhelm Meister, a Faust.
Il progetto di Mor nasce da un’intuizione semplice ma potente: i protagonisti dei tre grandi romanzi goethiani non sono solo personaggi storici o esempi di stili letterari, ma figure archetipiche, modelli esistenziali. Werther incarna la forza travolgente della passione, il sentimento che sovverte la misura, che fa esplodere la forma.
Wilhelm Meister è l’emblema della ricerca di equilibrio tra l’io e il mondo, tra vocazione e realtà. Faust, infine, è il simbolo dell’inquietudine dell’intelletto, del desiderio di sapere che non si placa, della tensione infinita verso ciò che sfugge. Tre percorsi umani, prima ancora che letterari, che Lucia Mor restituisce con grazia e precisione, intrecciando analisi e suggestione.
“Un’ora con Goethe” un viaggio attraverso le sue opere
“Un’ora con Goethe” è un libro intimo e generoso. Non grida, non pretende, non spiega per forza: accompagna. In un tempo in cui i classici vengono spesso messi da parte perché “troppo difficili”, Mor fa esattamente l’opposto: li riporta a casa. E ci invita a fare altrettanto. Perché forse, come suggerisce Werther con la sua febbre amorosa, Wilhelm con le sue scelte e Faust con la sua fame insaziabile, la letteratura non serve a darci risposte. Serve a farci domande migliori.
Chi era Johann Wolfgang Goethe?
Figura centrale della cultura tedesca ed europea, Johann Wolfgang Goethe (1749-1832) è stato scrittore, poeta, drammaturgo, filosofo naturale e statista. Ma ridurlo a un solo ruolo sarebbe limitarne l’impatto. Autore del celeberrimo “I dolori del giovane Werther”, testo-manifesto dello Sturm und Drang, Goethe è anche il creatore del “Faust”, la grande tragedia moderna sulla sete di conoscenza, sull’ambiguità del progresso e sulla condizione dell’uomo occidentale. La sua opera è sterminata, fatta di poesie, romanzi di formazione (Wilhelm Meister), trattati di botanica, riflessioni sulla luce e il colore, viaggi in Italia e scambi epistolari con i maggiori pensatori del tempo.
Goethe è stato, in un certo senso, il primo intellettuale “totale” della modernità, capace di tenere insieme scienza e poesia, fede e dubbio, vita concreta e tensione metafisica. Per questo, leggerlo oggi è ancora un’esperienza profondamente attuale.
Una lettura quotidiana come pratica di saggezza
Il progetto di Mor nasce da un’intuizione semplice ma potente: i protagonisti dei tre grandi romanzi goethiani non sono solo personaggi storici o esempi di stili letterari, ma figure archetipiche, modelli esistenziali. Werther incarna la forza travolgente della passione, il sentimento che sovverte la misura, che fa esplodere la forma.
Wilhelm Meister è l’emblema della ricerca di equilibrio tra l’io e il mondo, tra vocazione e realtà. Faust, infine, è il simbolo dell’inquietudine dell’intelletto, del desiderio di sapere che non si placa, della tensione infinita verso ciò che sfugge.
Tre percorsi umani, prima ancora che letterari, che Lucia Mor restituisce con grazia e precisione, intrecciando analisi e suggestione. La forza di questo libro risiede soprattutto nella sua accessibilità: è un saggio che si legge come un diario di riflessioni, in cui Goethe diventa interlocutore e non più solo oggetto di studio.
Lo stile dell’autrice è limpido, coinvolgente ma mai indulgente: chi legge si trova davanti a una scrittura capace di toccare corde profonde senza appesantire, di suggerire senza spiegare troppo. Mor riesce là dove molti saggi falliscono: non spiega Goethe, ma invita ad ascoltarlo.
Un classico da abitare, non da venerare Ciò che colpisce, scorrendo le pagine, è la costante risonanza con il presente. Non c’è nulla di antiquato nei dilemmi di Werther, nella fame di esperienza di Wilhelm, nella vertigine di Faust. Mor suggerisce che Goethe non è un monumento, ma una mappa per orientarsi nell’umano. E lo fa senza mai cedere alla tentazione della semplificazione forzata.
Le sue letture sono essenziali ma non banali, le connessioni con la vita contemporanea sono autentiche, mai artefatte. Naturalmente, un libro così breve non può e non vuole essere esaustivo. Alcuni aspetti della produzione goethiana, dalle poesie al Viaggio in Italia, fino alla sua attività scientifica, restano inevitabilmente sullo sfondo. Ma non si tratta di omissioni, bensì di scelte consapevoli: l’obiettivo non è tracciare una biografia intellettuale completa, bensì restituire tre figure in grado di parlare a ogni lettore, oggi.
In questo senso, “Un’ora con Goethe” è un libro da meditazione: si legge lentamente, magari rileggendo la stessa pagina più volte, tornando su un’immagine, su un’intuizione, lasciando che i pensieri di Goethe sedimentino, maturino, agiscano dentro di noi. Chi si avvicina al libro aspettandosi un’analisi accademica o un’ampia rassegna critica potrà forse trovarlo “leggero”. Ma è una leggerezza voluta, quasi calviniana: quella che scava, che apre, che suggerisce.
E che si rivolge non solo agli studiosi, ma a chiunque voglia vivere un classico come si vivrebbe un amico saggio e inquieto, capace di indicarti un frammento di verità senza mai imporsi. Mor, in fondo, non ci propone tanto di leggere Goethe, quanto di trascorrere del tempo con lui. Di considerarlo come una compagnia possibile nelle giornate storte, nei momenti di ricerca, nei dubbi che non trovano subito risposta. Un’ora al giorno, scrive, come fosse una vacanza di saggezza. E in questo gesto si avverte una sottile fiducia nella letteratura come pratica di trasformazione.