“Una questione di famiglia” di Claire Lynch: quando la verità si nasconde tra le pieghe dell’amore

16 Luglio 2025

"Una questione di famiglia", è il sorprendente esordio narrativo di Claire Lynch, uno di quei romanzi che esplora il peso del non detto, fa breccia con discrezione e poi spalancano porte su stanze che pensavamo chiuse.

“Una questione di famiglia” di Claire Lynch: quando la verità si nasconde tra le pieghe dell’amore

Una questione di famiglia“, è il sorprendente esordio narrativo di Claire Lynch, uno di quei romanzi che esplora il peso del non detto, fa breccia con discrezione e poi spalancano porte su stanze che pensavamo chiuse.

Pubblicato in Italia da Fazi Editore nella collana “Le strade”, il romanzo si è già guadagnato l’attenzione internazionale, con diritti venduti in oltre undici paesi prima ancora della pubblicazione.

“Una questione di famiglia” di Claire Lynch: quando la verità si nasconde tra le pieghe dell’amore

La scrittura di Claire Lynch è stata definita “essenziale e limpida”, quel tipo di scrittura che non si perde in inutili giri di parole, ma arriva dritta al punto e taglia come una lama affilatissima. Una voce nitida, che nel raccontare mette — e ci mette — a nudo senza mai essere didascalica. Claire Lynch, docente universitaria e già autrice di un memoir sulla maternità queer ( Small: On Motherhoods , 2021), si confronta qui con la narrativa di finzione, ma lo fa portando con sé tutto il peso – e la potenza – di un vissuto reale

“Una questione di famiglia”, due donne in due piani temporali

La storia di “Una questione di famiglia” si articola su due piani temporali calibrati con equilibrio in due epoche diverse. Protagoniste, due donne: Dawn e sua figlia Maggie. Funziona come un ritratto doppio, sul modello de “E ti chiameranno strega” (Katia Tenti).

Nel 1982, Dawn ha 23 anni, è sposata con Heron e ha una bambina piccola. Una famiglia “normale”, almeno agli occhi di chi guarda da fuori. Ma un incontro con una donna, Hazel, fa crollare quella normalità. Non si tratta solo di un tradimento: è il risveglio di qualcosa che Dawn non può più zittire.

Quando decide di essere onesta col marito, spera forse in una comprensione difficile, ma umana, ma finisce con l’essere accusata di non essere una “madre adatta” e si ritrova in tribunale. Le parole degli avvocati sono agghiaccianti, eppure realistiche: dipingono il suo amore come una deviazione, una minaccia. E la sentenza le toglie ciò che ha di più caro.

Quarant’anni dopo, Maggie è adulta, ha due figli, un marito, e un padre — Heron, che l’ha privata della madre, ma che è sempre stato presente. Dawn è una figura sfocata, quasi una colpa taciuta. È Heron che le ha raccontato di quell’abbandono, e Maggie ha sempre accettato quella versione come unica possibile. Fino a quando, poco prima di morire, Heron inizia a mettere ordine tra vecchie carte e Maggie trova qualcosa. Un fascicolo. Lettere. Sentenze. La verità, insomma. Ed è in quel momento che tutto vacilla: la madre che credeva fuggita era in realtà stata allontanata, giudicata, punita.

“Una questione di famiglia”, un romanzo coraggioso, che fa riflettere

La forza di questo romanzo sta tutta qui: nel raccontare senza sconti, ma anche senza mai scadere nel patetico. Claire Lynch non cerca pietà, non forza l’emozione. Lascia che sia la storia a parlare, e lo fa con una scrittura limpida, essenziale, che sa fermarsi quando serve e scavare a fondo quando meno ce lo aspettiamo.

“Una questione di famiglia” è prima di tutto una riflessione sul peso del non detto, sui segreti che le famiglie si tramandano senza volerlo, sulle fratture che passano da una generazione all’altra. Ma è anche un atto d’accusa verso un sistema che, fino a poco tempo fa, si arrogava il diritto di giudicare l’idoneità di una madre in base al suo orientamento.

Tra le righe, si legge anche una riflessione sulla maternità e sull’amore queer, che l’autrice ha già affrontato nel suo memoir ma qui intreccia alla dimensione narrativa con grande delicatezza. La maternità, in questo libro, non è mai un ruolo da coprire, ma un legame da difendere.

“Una questione di famiglia” il romanzo necessario

Le voci che si alternano sono distinte, credibili, e avvicinano lentamente madre e figlia fino allo sciogliersi dei nodi. La narrazione non procede per colpi di scena spettacolari, ma per piccoli dettagli che si sedimentano: un gesto, un ricordo, un foglio letto per caso. Ed è proprio questa scelta a rendere la lettura così coinvolgente.

Molti critici lo hanno definito “un romanzo necessario”, e forse lo è davvero in un momento storico in cui parlare di diritti, di memoria e di famiglia significa ancora esporsi. Claire Lynch lo fa con compostezza, ma anche con coraggio, e ci consegna due personaggi femminili che restano nel cuore: una madre che ha pagato il prezzo del suo amore, e una figlia che cerca di comprendere, troppo tardi, quanto quell’amore le sia mancato.

“Una questione di famiglia” è, in definitiva, un libro sull’amore. Sull’amore che sfida, che viene tradito, che viene perdonato. E soprattutto, sull’amore che resiste anche quando nessuno sembra disposto a credergli.

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