MILANO – La mostra, corredata da un volume particolare, celebra un anniversario non convenzionale, come non convenzionale è sempre stata la linea seguita dalla Galleria con scelte coraggiose e autori, al tempo dell’esposizione, molto poco noti se non ignorati. “Una mostra, un libro” attesta l’attenzione costante, la cura, la fantasia e l’amore di una gallerista, meglio di una donna che ha trasformato una passione privata in un bene per tutti.
PERCHÈ UN LIBRO FOTOGRAFICO – Vi è infatti una ragione tecnica, e nel contempo emozionale, legata al libro. Carla Sozzani nell’anniversario dei suoi vent’anni di galleria desiderava pubblicare un volume che ne scandisse il viaggio nell’avventura della fotografia: dal 1990 anno d’inaugurazione al 2010. Il volume cresceva, tante erano state le mostre e tutte importanti, gli autori e le immagini, e il traguardo del 2010 fu superato, così come l’anno seguente e ancora un anno, il 2012. Questo libro è dunque un percorso storico che coinvolge non solo la galleria, ma la storia della cultura.
NASCITA DELLA GALLERIA – Nel 1990, la galleria è in divenire. In maggio, Kris Ruhs progetta la sua prima installazione in armonica aderenza con quei muri ancora in nudo cemento. Nella mostra attuale, lo spazio centrale è dominato da un’opera di Kris Ruhs e lungo le pareti si snoda la storia per immagini della galleria. Per ogni anno, in parallelo con il libro, sono stati selezionati alcuni autori significativi: nel settembre del 1990, inaugurazione ufficiale, la galleria presenta Louise Dahl-Wolfe, oggi celebrata, ma che all’epoca ben pochi conoscevano il suo nome; segue Carlo Mollino, rispettato da architetti ed esperti di design, ma la sorpresa furono le sue polaroid. E via con Man Ray, Lilian Bassman e Horst P.Horst. Passando per Helmut Newton nel 1993, astro nascente che si imporrà fra i più lusingati fotografi contemporanei e lo schivo Steven Meisel che rifiuta mostre e la pubblicazione di libri, per la galleria Sozzani un’occasione davvero unica, fino al signor Drtikol autore di immagini di donne atipiche dal gusto un po’ retrò. E quegli umili lavoratori di Irving Penn, così poco noti e così straordinari, sopraffatti dalle immagini famose per giungere a quel commovente ultimo messaggio che la diva di tutte le dive, Marilyn, affida all’obiettivo di Bert Stern. Nella storia della musica e del costume, ‘Woodstock’ ha spazzato via per sempre una cultura, nelle fotografie di Elliott Landy, lui era là.
ARTISTI DA TUTTO IL MONDO – Mostre e ancora mostre che portano in Italia personaggi di grandissimo rispetto che mai si aveva avuto l’occasione di ammirare: Sarah Moon nel 1996, un’anticipazione; il genio della fotografia di architettura Julius Shulman; e Ralph Eugene Meatyard che soltanto in anni recentissimi i suoi connazionali americani hanno cominciato a rivalutare; Anton Bruehl, perduto nelle pieghe di una storia troppo spesso superficiale; e il giapponese Shoji Ueda e, l‘altro maestro, Eikoh Hosoe, assolute rivelazioni, come Francesca Woodman già nel 2001, Mario Cravo Neto e Luìs Gonzalez Palma, Kwong Chi Tseng che precorre la cino-mania che sta investendo le nostre gallerie d’arte.
10 gennaio 2013