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“Un indovino mi disse” di Tiziano Terzani, il libro perfetto per gli amanti dei viaggi e dell’Oriente

Oggi, Tiziano Terzani avrebbe compiuto 85 anni. Lo ricordiamo attraverso uno dei suoi libri più belli, intimi ed emozionanti: "Un indovino mi disse".

Corrispondente e scrittore di fama mondiale, Tiziano Terzani ci ha lasciato un’importante eredità in fatto di rispetto della natura, del nostro prossimo e di noi stessi. In occasione del suo compleanno, riscopriamo uno dei suoi libri più belli: “Un indovino mi disse“.

“Un indovino mi disse”, la sinossi

Nella primavera del 1976 un vecchio indovino cinese avverte Terzani: «Attento! Nel 1993 corri un gran rischio di morire. In quell’anno non volare. Non volare mai».

Dopo tanti anni il grande giornalista non dimentica la profezia, ma anzi la trasforma in un’occasione per guardare al mondo con occhi nuovi: decide infatti di non prendere aerei per un anno, senza tuttavia rinunciare al suo mestiere di corrispondente. Il 1993 diventa così un anno molto particolare di una vita già tanto straordinaria: spostandosi in treno, in nave, in auto, e talvolta anche a piedi, Terzani si trova a osservare paesi e persone della sua amata Asia da una prospettiva nuova, e spesso ignorata.

Dopo oltre vent’anni di «viaggio» e oltre un milione di copie vendute, lette, rilette, prestate e regalate, “Un indovino mi disse” continua a parlarci con voce sempre nuova e avvincente.

Recuperare l’umanità

“Un indovino mi disse” è il libro perfetto per chi vuole cominciare ad approcciare Tiziano Terzani, ma anche per tutti coloro i quali amano viaggiare e si interessano di culture orientali. Di primo acchito, infatti, il capolavoro di Terzani è un libro appartenente al genere dell’odeporica.

Ma già sfogliando le prime pagine e andando avanti con la lettura, ci si rende conto di come “Un indovino mi disse” nasconda un tesoro che va al di là delle avventure raccontate e dell’arricchimento culturale che ne scaturisce. Lo scrittore fiorentino, infatti, con la sua opera ci invita a riflettere sul nostro stile di vita, sul modo in cui viviamo e sulla ragione per cui viviamo, svelando verità che fanno male ma ci fanno crescere.

“Più ci si guarda attorno, più ci si rende conto che il nostro modo di vivere si fa sempre più insensato. Tutti corrono, ma verso dove? Perché? Molti sentono che questo correre non ci si addice e che ci fa perdere tanti vecchi piaceri. Ma chi ha ormai il coraggio di dire: «Fermi! Cambiamo strada»?

Eppure, se fossimo spersi in una foresta o in un deserto, ci daremmo da fare per cercare una via d’uscita! Perché non far lo stesso con questo benedetto progresso che ci allunga la vita, ci rende più ricchi, più sani, più belli, ma in fondo ci fa anche sempre meno felici? Non c’è da meravigliarsi che la depressione sia diventata un male tanto comune. È quasi rincuorante. È un segno che dentro la gente resta un desiderio di umanità”.

I viaggi di Terzani

L’incontro con la natura asiatica ha profondamente influenzato la visione del mondo di Terzani e ha scosso le sue convinzioni. Lontano dai clamori delle città occidentali, ha scoperto l’importanza del rispetto per l’ambiente e per i cicli della natura. In “Un indovino mi disse”, questa consapevolezza lo ha spinto a riflettere sul rapporto dell’uomo con il pianeta e a sottolineare la necessità di un equilibrio tra sviluppo umano e conservazione dell’ecosistema. Ha sperimentato rituali indigeni, ha seguito le usanze dei popoli che vivono in armonia con l’ambiente e ha mostrato una particolare attenzione verso le tematiche ecologiche emergenti.

Chi è Tiziano Terzani

Tiziano Terzani nasce a Firenze il 14 settembre 1938. Per oltre trent’anni, dal 1972 al 2004, vive in Estremo Oriente con la moglie Angela e i figli Saskia e Folco. Corrispondente del settimanale tedesco Der Spiegel, Tiziano Terzani collabora anche a L’Espresso, La Repubblica e al Corriere della Sera.

I suoi libri raccontano le grandi storie di cui è stato testimone. In “Pelle di leopardo” (1976) la fine della guerra in Vietnam; in “La porta proibita” (1984) la Cina del dopo Mao; in “Buonanotte, signor Lenin” (1992) il crollo dell’Unione Sovietica; il volume “In Asia” (1998) raccoglie le sue migliori corrispondenze dai paesi d’oriente. Con “Un indovino mi disse” (1995), “Lettere contro la guerra” (2002) e “Un altro giro di giostra” (2004) affronta i temi che riguardano direttamente l’uomo e raggiunge un vastissimo pubblico. Muore a Orsigna nel luglio 2004.

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