Non è solo un romanzo storico, né soltanto un racconto di formazione. Tutto il mio folle amore (Garzanti, 2025) di Francesco Carofiglio è il ritratto universale di una generazione costretta a scegliere, a rischiare, ad amare. Una storia che parla al passato ma interroga il presente.
Perché le vite di Alessandro, Lallo e Carolina, immerse nella Bari del 1943, tra bombe, repressioni, la storia di Radio Bari, non appartengono solo a quel tempo lontano, ma a ogni stagione in cui la giovinezza si trova davanti a un bivio.
La forza del romanzo sta proprio nel saper raccontare la fragilità e il coraggio di chi cresce all’improvviso, senza avere più il privilegio dell’attesa. Amicizia, amore e musica diventano strumenti di resistenza, rivelando che anche nei momenti più bui esiste sempre un “folle amore” pronto a illuminare il cammino.
Trama di Tutto il mio folle amore
Tutto il mio folle amore prende avvio nell’estate del 1943, a Bari, una città attraversata da bombardamenti, fame e paura. Protagonisti sono Alessandro “Ale” Latorre, un liceale brillante e appassionato di musica jazz, e il cugino Italo “Lallo” Acquaviva, suo opposto complementare: impulsivo, sportivo, coraggioso fino alla temerarietà. La loro vita cambia quando, durante una manifestazione studentesca contro il fascismo, assistono a una brutale repressione che segna la fine della loro innocenza e li spinge a guardare il mondo con occhi nuovi.
Nelle stesse settimane arriva a Bari Carolina Fitzgerald, ragazza italo-irlandese, rifugiatasi da Roma insieme alla famiglia. Bella, ironica, dotata di talento musicale, Carolina intreccia i suoi giorni con quelli dei due ragazzi, formando con loro un legame profondo fatto di amicizia, complicità e sentimenti inconfessati.
Sul loro destino pesa l’ombra della guerra, ma anche la luce della resistenza. I tre si ritrovano coinvolti nella vicenda di Radio Bari, che proprio in quei mesi passa dall’essere strumento di propaganda fascista a diventare la prima voce libera d’Italia, grazie all’impegno di giovani intellettuali e al sostegno degli Alleati. Alessandro mette il suo sapere e la sua voce al servizio delle trasmissioni, Lallo offre il suo coraggio impulsivo, Carolina regala la forza della sua voce e del suo carisma.
Mentre il fronte avanza e l’Italia vive uno dei suoi passaggi più drammatici, le vite dei protagonisti si intrecciano in un mosaico di passione e rischio. L’amicizia si trasforma, l’amore nasce e si consuma, le scelte diventano inevitabili. Nulla sarà più come prima: la guerra segnerà il destino dei tre ragazzi, ma lascerà in eredità anche il segno luminoso di un amore “folle”, capace di resistere persino alla distruzione.
Chi è Francesco Carofiglio
Francesco Carofiglio, nato a Bari il 4 luglio 1964, è una delle figure più poliedriche del panorama culturale italiano. Architetto, illustratore, regista, attore e scrittore, unisce nella sua carriera arti visive e narrazione. Figlio della scrittrice Enza Buono e fratello di Gianrico Carofiglio, ex magistrato e autore di fama internazionale, ha saputo conquistarsi un proprio spazio originale grazie a una scrittura intima, capace di raccontare la fragilità e la forza dei sentimenti.
Dopo la laurea in Architettura a Firenze, ha progettato spazi per l’arte e per lo spettacolo, e ha lavorato a lungo in teatro, collaborando come attore e autore con nomi importanti della scena italiana. Parallelamente, ha esplorato il mondo della narrazione in tutte le sue forme: romanzi, illustrazioni, graphic novel, sceneggiature e regie per cinema e televisione.
I libri di Francesco Carofiglio
La produzione letteraria di Francesco Carofiglio è ampia e apprezzata da pubblico e critica, con romanzi che hanno saputo conquistare generazioni di lettori grazie a uno stile limpido e profondamente umano.
Il suo esordio arriva nel 2005 con With or Without You (BUR-Rizzoli), un’opera che intreccia scrittura e illustrazione, rivelando da subito la sua vocazione per i linguaggi contaminati. Tre anni dopo pubblica per Marsilio L’estate del cane nero (2008), un romanzo di formazione ambientato nel Sud, sospeso tra memoria e adolescenza, che conosce un grande successo e numerose ristampe. Con Ritorno nella valle degli angeli (Marsilio, 2009) consolida il suo talento narrativo, conquistando nel 2010 il Premio Stresa.
Il 2013 segna l’uscita di Wok (Piemme), un viaggio esistenziale che si muove tra Oriente e Occidente, seguito da Voglio vivere una volta sola (Piemme, 2014), riflessione intensa sul tempo, sulle scelte e sui rimpianti. Due anni più tardi, con Una specie di felicità (Piemme, 2016), Carofiglio esplora il senso della felicità e delle relazioni, confermando la sua capacità di scavare nei sentimenti con delicatezza. Nel 2017, sempre con Piemme, pubblica Il Maestro, romanzo che affronta il rapporto tra arte, memoria e identità.
Un successo particolare arriva con L’estate dell’incanto (Piemme, 2019), storia di iniziazione e metamorfosi che conquista la Selezione Premio Bancarella 2020. Seguono Le nostre vite (Piemme, 2021), un’opera che riflette sull’amore e sulla fragilità contemporanea, e La stagione bella (Garzanti, 2024), un romanzo che racconta il senso del ritorno e delle radici.
Accanto alla narrativa individuale, Francesco Carofiglio ha collaborato con il fratello Gianrico in due opere a quattro mani. La graphic novel Cacciatori nelle tenebre (Rizzoli, 2007), in cui ha dato prova del suo talento di illustratore, e il romanzo La casa nel bosco (Rizzoli, 2014), che unisce le loro voci creative.
L’amicizia e l’amore sono la forza per reagire ai momenti bui
Tutto il mio folle amore offre un messaggio molto importante. Anche quando la storia sembra travolgere tutto, l’essere umano conserva la libertà di scegliere. In un tempo segnato da bombe, persecuzioni e paura, Francesco Carofiglio riesce a mostrare che i giovani, con i loro sentimenti, le loro emozioni, le loro trasgressioni, la loro libertà esistenziale possono superare qualsiasi ostacolo. Certo la paura, il timore restano ma la leggerezza dell’essere è l’unica arma per sopravvivere alle difficoltà.
In tanti sono costretti a vivere la loro guerra, che può anche non prevedere l’uso delle armi, anzi in molte occasioni è la testa che genera il conflitto. E questo libro è capace di dire che la vita, persino nei momenti più bui, non smette di offrire strade possibili. Arrendersi o rialzarsi, cedere al silenzio o alzare la voce, fuggire o rischiare dipende esclusivamente dalle scelte che si fanno. C’è sempre una scelta.
Il romanzo invita a guardare la giovinezza non solo come un’età fragile, ma come un motore vitale che, proprio nella durezza delle prove, trova la sua forza più autentica. Alessandro, Lallo e Carolina diventano così archetipi di un’energia irriducibile. L’amore che nasce anche sotto le bombe, l’amicizia che non si spezza davanti al pericolo, la musica proibita che continua a vibrare come promessa di libertà.
Il messaggio che ne deriva è universale. La resistenza non è solo un fatto storico, ma una disposizione interiore. È la capacità di non lasciarsi schiacciare dal presente, di custodire uno spazio di stupore e di fiducia anche quando tutto sembra perduto.
In questo senso, Tutto il mio folle amore non parla soltanto del 1943, ma anche del nostro tempo, ricordando che ogni generazione è chiamata a difendere la propria libertà, a scegliere la bellezza contro la barbarie, la speranza contro il cinismo.
Ecco perché il romanzo di Francesco Carofiglio è un libro da leggere. Perché ricorda che resistere non significa soltanto sopravvivere, ma continuare a vivere intensamente, amare senza misura, trovare senso anche nelle crepe della storia.