Le donne possono essere pericolose protagoniste dei romanzi. In questi libri l’indagine diventa uno specchio, e il colpevole non è mai quello che pensi: a volte ha il rossetto, altre un diario pieno di fantasie omicide. Tra ironia, vendetta e rivoluzioni interiori, cinque storie dove le donnə non chiedono più il permesso.
C’è una nuova stirpe di protagonistə che si aggira nei thriller contemporanei. Non sono più solo detective geniali o vittime sacrificali, ma figure ambigue, ironiche, spesso disturbanti.
Curiosità sui thriller “al femminile”: lo sapevi che…
“Femminicidio narrativo” è un termine usato per descrivere le storie in cui il corpo femminile è solo vittima silente. I romanzi qui citati lo ribaltano: la donna non è oggetto del mistero, è il mistero.
Secondo uno studio del 2022, solo il 15% dei thriller più venduti ha una donna come autrice e protagonista principale. Ma quel numero è in crescita costante.
Sapevi che Sweetpea è definito “Bridget Jones incontra American Psycho”? E che Killer Potential è stato paragonato a Thelma & Louise riviste con l’occhio di Making a Murderer?
che si fanno carico del caos, che lo generano, o che lo attraversano con uno sguardo lucido, crudele, irresistibilmente umano. In queste storie, la colpevolezza è una domanda aperta e l’indagine serve a scavare nella psiche più che a trovare un colpevole. E soprattutto, il “mostro” spesso ha un volto familiare: il nostro.
Donne pericolose: 5 thriller da leggere che ti guidano a scoprire il loro lato più oscuro e anti-convenzionale
Questi thriller non ci offrono risposte rassicuranti. Anzi, ci mettono davanti a specchi distorti dove l’assassina può avere la tua faccia, il tuo rancore, il tuo desiderio di sopravvivere. Raccontano protagonistə ambiguə, taglienti, a volte mostruose. Ma proprio per questo, profondamente vere. E se ti sembrano disturbanti… è solo perché non sei più abituatə a sentirle parlare.
Sweetpea di C.J. Skuse
Una Bridget Jones con una lista nera. Rhiannon ha una vita apparentemente normale: un fidanzato noioso, un lavoro mediocre, un gatto. Ma dentro di sé tiene un diario, e quel diario è pieno di nomi. Tutti quelli che odia. Tutti quelli che, se potesse, eliminerebbe. Il problema è che… comincia davvero a farlo.
Con uno stile cinico, esilarante e violento, C.J. Skuse costruisce una protagonista che non chiede empatia. Rhiannon è disturbata, eppure liberatoria: dà voce a tutto ciò che le donne non dicono mai, perché non possono. Un “American Psycho al femminile”, condito da femminismo pop, sangue e sarcasmo. Lettura perfetta per chi ama gli incroci impossibili tra diario segreto e coltello affilato.
Rhiannon Lewis è la ragazza della porta accanto, quella che lavora in un’agenzia pubblicitaria, vive con un fidanzato insipido e sopravvive alle giornate annotando tutto sul suo diario. Ma in quelle pagine non ci sono solo liste della spesa e rancori repressi: ci sono nomi, tanti nomi. Quelli delle persone che vorrebbe uccidere. Alcuni per vendetta, altri perché le stanno semplicemente antipatici.
Con una voce narrativa al vetriolo, Sweetpea ci regala una protagonista indimenticabile: tagliente, sarcastica, disturbata, eppure in un certo senso irresistibile. C.J. Skuse costruisce un thriller nero come la pece e brillante come il glitter, mescolando la satira sociale alla più disturbante delle doppie vite. L’autrice non ha paura di calcare la mano su sangue, rabbia e disagio femminile, ma lo fa con un’ironia feroce e un ritmo travolgente.
Il romanzo è strutturato come un diario intimo, ma il tono è tutto fuorché confidenziale: è crudele, spassoso e spietatamente lucido. L’effetto è quello di una Bridget Jones armata di coltello e senso di giustizia personale. Per chi ha amato la serie TV Killing Eve o romanzi come American Psycho e L’amica geniale, ma voleva un ibrido tra la vendetta, il femminismo e la follia.
Tra confessioni quotidiane e desideri omicidi, Sweetpea affonda la lama in tutte le contraddizioni del nostro tempo: dalla misoginia interiorizzata al bisogno disperato di essere viste, amate, temute. Ed è proprio in questa zona d’ombra, tra il desiderio di sparire e quello di essere riconosciute come pericolose, che vive la protagonista.
Perfetto per chi cerca un thriller che rompe gli schemi, fa ridere mentre inquieta e costringe a guardare in faccia i propri lati più oscuri. Con una protagonista che non vi chiederà mai scusa, nemmeno dopo avervi conquistato.
Killer Potential di Hannah Deitch
Thelma & Louise si ribellano ancora. Due donne, un’accusa di omicidio e una Los Angeles che osserva attraverso lo sguardo distorto dei media. Killer Potential è un romanzo crime postmoderno, che gioca con il formato giornalistico, la cultura true crime e la spettacolarizzazione della colpa. Non ci sono eroine, solo fughe e voci sovrapposte.
Il romanzo scardina la narrazione tradizionale del thriller mettendo al centro la costruzione dell’immagine pubblica, il linciaggio mediatico e la rabbia femminile come forza attiva. Un libro che si legge come un’inchiesta e che si consuma come un’ossessione pop.
Due ragazze. Un crimine. Una videocamera puntata addosso. Killer Potential è un romanzo che vibra come una sirena notturna: disturbante, glamour, rabbioso. Un ibrido perfetto tra pulp e satira, tra Thelma & Louise e Assassini nati, ma con la consapevolezza queer e mediatica dei nostri tempi.
Evie e la sua passeggera misteriosa non sono eroine, né vittime: sono due donne stanche di essere invisibili, che decidono di riscrivere la propria narrativa nel modo più spettacolare e pericoloso possibile. Fuggono, uccidono, si filmano. Mentre le televisioni le rincorrono, diventano simboli ambigui e virali. Sono ammirate, giudicate, fraintese. Sono “potenziali killer” ma anche il riflesso di un mondo che trasforma ogni devianza in spettacolo.
Hannah Deitch scrive con ferocia e lucidità, giocando con i cliché del true crime e del racconto al femminile per smontarli dall’interno. Il ritmo è incalzante, lo stile è visivo e ironico, i dialoghi tagliano come lamette. Ma sotto il sensazionalismo c’è una domanda ben più scomoda: chi ha il diritto di raccontare la violenza? E quando l’identità diventa una maschera performativa, cosa resta della verità?
Killer Potential è un romanzo sul desiderio, sulla rabbia e sulla sopravvivenza. Un viaggio spietato e incandescente tra corpi femminili, sensi di colpa, ossessioni mediatiche e autodeterminazione. Un inno anarchico alla libertà, anche quando si paga con il sangue.
Per chi ama le storie senza redenzione, i personaggi imperfetti e le protagoniste che decidono di bruciare tutto. Anche se stesse.
Il silenzio dei lupi di Cécile Baudin
Un cold case tra i ghiacci, due donne in cerca di verità. Nell’inverno eterno di un villaggio isolato, due donne uniscono le forze per svelare un crimine sepolto nel passato. Il silenzio dei lupi è un romanzo che mescola noir e romanzo storico, ma con una sensibilità poetica e umana fuori dal comune.
Le protagoniste non si cercano, si trovano. E nella loro indagine, che è anche un confronto con la memoria e con la colpa, si svelano come donne di ingegno, forza e vendetta. Una lettura che conquista per atmosfera e introspezione, perfetta per chi ama il crime nordico ma con una voce tutta femminile.
Un villaggio isolato, sommerso dalla neve e dai silenzi. Due donne, un delitto, e un passato che non ha mai smesso di mordere. Il silenzio dei lupi di Cécile Baudin è più di un giallo storico: è un romanzo atmosferico che scava nella carne dei sentimenti e nel ghiaccio della memoria. Ambientato in un paesaggio inospitale che sembra trattenere il respiro, questo libro ci trasporta in un’epoca sospesa, dove la giustizia è un affare personale e la verità si annida nei boschi.
A tenere insieme le fila della narrazione sono due protagoniste femminili affilate e indimenticabili, che oppongono ingegno, determinazione e una forza viscerale a un mondo che le vorrebbe vittime o comparse. Il mistero si dipana tra segreti taciuti, vendette lontane e colpi di scena che arrivano come graffi sulla pelle.
Baudin scrive con precisione storica ma con la poesia del brivido: ogni parola è scelta con cura, ogni dialogo affilato come una lama. La neve cade, ma non lava via il sangue. E le radici degli alberi, come quelle delle famiglie e dei rancori, affiorano, nere e contorte.
Perfetto per chi ama i gialli psicologici con una forte impronta letteraria, Il silenzio dei lupi è un libro che si legge in apnea, con gli occhi che corrono e il cuore che rallenta. Un romanzo magnetico, che dimostra come la suspense possa essere anche bellezza.
Se i gatti potessero parlare di Piergiorgio Pulixi
Delitti a bordo, con zampate feline. Un mystery marittimo ambientato su una nave da crociera e raccontato con ironia, ritmo e un tocco felino. In questa storia, non sono solo gli umani a indagare: ci sono anche dei gatti. E non sono semplici animali da compagnia.
Pulixi, maestro del noir italiano, qui si diverte con il cozy mystery. L’ironia non toglie forza all’intreccio giallo, anzi lo rafforza. Le protagoniste femminili (umane e non) sono brillanti, eccentriche, affilate. Un thriller perfetto per chi ama la suspense con una spruzzata di humour mediterraneo e… vibrisse ben tese.
Un giallo brillante, sospeso tra ironia, furti misteriosi e… fusa feline. Piergiorgio Pulixi firma un romanzo delizioso, capace di sorprendere anche chi crede di aver letto ogni possibile sfumatura del giallo. Se i gatti potessero parlare è una storia leggera, astuta e piena di charme, ambientata su una nave da crociera di lusso dove nulla è davvero come sembra.
Torna Marzio Montecristo protagonista particolare e un ispettore molto particolare: un gatto nero. O meglio, due gatti neri: Miss Marple e Poirot. Insieme a un’eccentrica e irresistibile compagnia di umani, tra cui un maggiordomo inglese dal passato enigmatico, una nobildonna appassionata di crimini e una cantante jazz in cerca di pace, i due felini si ritrovano nel cuore di una serie di misteriosi furti… e forse qualcosa di più sinistro.
Con un tono scanzonato e intelligente, Pulixi gioca con i meccanismi del giallo classico alla Agatha Christie, ma lo fa strizzando l’occhio al lettore contemporaneo. La narrazione è ricca di ritmo, dialoghi brillanti, osservazioni pungenti e tenere riflessioni sul mondo umano… viste, ovviamente, da chi lo osserva dall’alto di un cuscino o da sotto un tavolo.
Un libro perfetto per chi ama i misteri, ma non disdegna un tocco di umorismo e poesia. Per chi si è innamorato di I delitti del barLume o dei gialli cozy, e cerca una lettura che sia un balsamo per l’anima e uno stimolo per la mente.
E poi diciamocelo: se i gatti potessero parlare, probabilmente non direbbero nulla. Ma risolverebbero ogni crimine. Con stile.
Brucia strega brucia di Abraham Merritt
una discesa negli abissi del soprannaturale travestita da romanzo d’azione. Pubblicato originariamente nel 1932, il romanzo fonde l’estetica pulp con un immaginario occulto e sensuale, restituendo un’atmosfera che oggi, tra noir retrò e horror psicologico, risulta sorprendentemente moderna.
Protagonista è il dottor Lowell, uomo di scienza che si ritrova costretto ad affrontare l’irrazionale quando una serie di omicidi inspiegabili lo conduce verso una donna enigmatica, padrona di un potere oscuro che sconfina nella stregoneria. Le sue “armi” non sono coltelli o pistole, ma bambole voodoo, ipnosi, sortilegi. E ciò che inquieta non è solo il male che semina, ma la sensazione che tutto ciò che fa agisca con una logica glaciale, silenziosa, inarrestabile.
La scrittura di Merritt è sontuosa e febbrile, carica di immagini allucinate, perfetta per evocare un mondo dove la magia nera e la scienza si sfiorano, si affrontano, si confondono. Ma ciò che rende questo romanzo ancora più affascinante è la centralità di una figura femminile potente, stregonesca, che domina la narrazione con la stessa forza ipnotica delle eroine più moderne del dark fantasy.
Una lettura magnetica per chi cerca storie vintage che mordono, brillano e bruciano. Proprio come la sua strega.