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Sulle pagine di cultura di oggi, una riflessione sulla crisi politica dei nostri tempi

RASSEGNA STAMPA QUOTIDIANA – La riflessione politica è al centro delle pagine di cultura dei quotidiani di oggi. Sul Corriere della Sera Antonio Carioti presenta il nuovo libro di Michele Ainis, ''Romanzo nazionale'', in uscita domani per Dalai, dove l'autore ripercorre cinque anni di storia politica italiana, dal 2008 a oggi, denunciandone il sostanziale immobilismo...

Sul Corriere della Sera Antonio Carioti presenta “Romanzo nazionale” di Michele Ainis, sugli ultimi cinque anni della politica italiani. Su il Giornale Marcello Veneziani sostiene che il distacco dalla realtà è all’origine della crisi che stiamo vivendo

RASSEGNA STAMPA QUOTIDIANA – La riflessione politica è al centro delle pagine di cultura dei quotidiani di oggi. Sul Corriere della Sera Antonio Carioti presenta il nuovo libro di Michele Ainis, “Romanzo nazionale”, in uscita domani per Dalai, dove l’autore ripercorre cinque anni di storia politica italiana, dal 2008 a oggi, denunciandone il sostanziale immobilismo. Su il Giornale Marcello Veneziani, a due giorni dall’apertura della Biennale della Democrazia, dedicata quest’anno al tema “Utopia. Possibile?”, sostiene che sia proprio la perdita della realtà ad aver determinato la crisi politica, economica e sociale che stiamo vivendo. Repubblica anticipa l’intervista di Kurt Hilgenberg al filosofo Michel Serres, professore all’Univeristà do Stanford, che andrà in onda su Rai Educational all’interno del programma Zettel. Qui Serres riflette su come la filosofia possa aiutarci a ripensare il nostro vivere insieme e a inventare una nuova comunità politica.

UNA RIFLESSIONE SULLA CRISI POLITICA ITALIANA – Come evidenziato da Ainis, docente di Diritto pubblico all’Università di Roma Tre ed editorialista del Corriere, rispetto al voto dell’aprile 2008 sembra da un certo punto di vista passato un secolo. Dall’altro però “si avverte il peso di una continuità paralizzante, che sta portando il Paese a fondo”, scrive Carioti. Quelle elezioni, infatti, “parvero la consacrazione del bipolarismo e del meccanismo di alternanza al potere”, impressione smentita dal successivo corso degli eventi – l’articolo titola infatti “Italia, quell’alternanza tradita”. La coalizione guidata da Berlusconi assunse il governo sostenuta da una solida maggioranza. Quella coalizione, tuttavia, non sopravvisse alla crisi finanziaria mondiale e si vide costretta a gettare la spugna. Venne formato il governo tecnico guidato da Monti, che dovette adottare le misure imposte dall’Unione Europea affinché l’Italia potesse scongiurare la bancarotta. I germi di questa crisi però, spiega Ainis, erano già visibili all’indomani delle elezioni 2008: la “disgregazione dei poteri” in primo luogo. E poi, continua Carioti, “un falso federalismo che moltiplicava al tempo stesso le spese e i conflitti di competenza”. “La conflittualità crescente tra potere politico e magistratura” fu un altro dei fattori di crisi. Così come “una politica della sicurezza fondata sul ricorso ossessivo alla legislazione penale”. In seguito, il governo tecnico non è stato in grado né di tagliare i costi della politica, né di riformare la legge elettorale, riforma che oggi rimane il principale obiettivo da perseguire prima di poter tornare alle urne.

BIENNALE DEMOCRAZIA, L’UTOPIA MALE DELLA POLITICA? – E mentre sta per partire la Biennale della Democrazia, dedicata quest’anno alla riflessione su come e se le utopie possano effettivamente influenzare il corso futuro della nostra politica, Marcello Veneziani, che figura tra i partecipanti, avanza la tesi che proprio l’utopia sia l’origine del male della nostra comunità. “Alle origini della crisi economica c’è il divario tra la finanza speculativa con i suoi derivati tossici e l’economia reale, legata al lavoro e ai beni tangibili; alle origini della crisi sociale c’è il primato degli assetti contabili sulla vita reale dei popoli; alle origine della crisi politica c’è l’incapacità di comprendere le reali condizioni di vita della gente”, scrive Veneziani. Secondo il giornalista, dunque, dovremmo affrancarci dalla realtà virtuale e artificiale in cui ormai siamo immersi, nella vita politica come in quella privata, dominata dalla rete. “Oggi, l’atto più rivoluzionario che si possa compiere è liberarsi dall’utopia in cui siamo risucchiati e ripartire dalla realtà, i suoi limiti e la sua poesia”.

L’INSEGNAMENTO DELLA FILOSOFIA ALLA POLITICA EUROPEA – Nel clima di una generalizzata sfiducia nei confronti della politica, secondo Serres, “la filosofia può aiutare una futura Europa interrogandosi sul modo in cui gli individui si costituiranno in nuove comunità, e chiedendosi se ci sono nuove comunità da inventare”. Sono le parole di Serres riportate da Hilgenberg su Repubblica, in un articolo intitolato “Elogio della filosofia”. “Oggi siamo degli individui, siamo meno tedeschi di una volta, meno italiani di una volta, meno francesi di una volta perché sappiamo che la nazione ci è costata milioni di morti e, dunque, non ne abbiamo più bisogno”, spiega Serres. “Ora, l’idea su cui, credo, bisognerebbe lavorare sarebbe quella di chiedersi in che modo degli individui, siano essi di Cosenza, di Berlino o di Parigi, potrebbero riuscire a inventare una nuova comunità politica che non sia dominata da istituzioni antiche, concepite in un’epoca in cui il mondo non era ciò che è diventato”.

LE ALTRE NOTIZIE – All’interno della nostra rassegna, segnaliamo ancora su il Giorno l’articolo in cui Viviana Ponchi sintetizza la proposta nata da “Le Città del Libro”, il convegno che nei giorni scorsi ha visto riuniti a Torino i principali festival e rassegne italiani legati al libro. “Rivendichiamo attraverso un’apposita legge lo status di bene culturale per i saloni”, è stato questo l’invito rivolato ai convenuti da Rolando Picchioni, presidente della Fondazione per il libro, la musica e la cultura che organizza il Salone del libro di Torino. Su il Giornale, l’anticipazione di un testo finora inedito in Italia di Virginia Woolf, pubblicato all’interno della nuova edizione di “Freshwater”. Quest’ultima costituisce l’unico testo teatrale, una commedia, dell’autrice inglese, che come segnalato dalla giornalista Stefania Vitulli “andò in scena in Italia nel 1984 al festival di Spoleto, interpretata da Eugene Ionesco”. L’opera viene riproposta oggi da Nottetempo, in una versione che comprende anche tre testi tradotti oggi per la prima volta in italiano. Su Repubblica, Francesco Erbani dedica l’articolo “Quei seguaci a caccia dei segreti Boccaccio” alle recenti scoperte dei paleontologi italiani a proposito del patrimonio librario un tempo posseduto da Giovanni Boccaccio nella sua biblioteca e ai codici manoscritti stesi e annotati di suo pugno. Erbani segnala anche il ricorrere, proprio quest’anno, del settecentesimo anniversario dalla nascita del grande scrittore, avvenuta tra giugno e luglio 1313. Sempre su repubblica, Giancarlo De Cataldo recensisce l’ultimo lavoro dell’auotre statunitense Percival Everett, “Sospetto”, raccolta di tre lunghi racconti noir in cui lo scrittore, come è nel suo stile, racconta il lato oscuro del sogno americano. Laura Lipperini, invece, ci presenta “L’uomo di Primrose Lane”, romanzo di James Renner, una storia che trascende i limiti dei generi letterari e “che non fa concessione alcuna al già letto”. Sul Corriere, Armando Torno ci presenta “Arianna infida” dello storico medievalista Franco Cardini, libro sulle “bugie del nostro tempo”, Dario Fertilio recensisce “La distrazione”, l’ultimo romanzo di Enzo Bettiza, e Carlo baroni ci introduce al nuovo libro di Marco Pogliani, “Padri”, in cui racconta la storia di una famiglia milanese che si dipana nel corso del Novecento.


8 aprile 2013

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