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Sul Giornale, il problema delle baby squillo analizzato dalla scrittrice Lucrezia Lerro

LA CRITICA QUOTIDIANA - Sul Giornale, Stefania Vitulli propone una interessante intervista a Lucrezio Lerro sul suo ultimo romanzo, ''La confraternita delle puttane''...

L’autrice de “La confraternita delle puttane”, intervistata da Stefania Vitulli, presenta il suo libro e parla delle cause del problema prostituzione minorile, tornato alle cronache proprio in questi giorni

LA CRITICA QUOTIDIANA – Sul Giornale, Stefania Vitulli propone una interessante intervista a Lucrezio Lerro sul suo ultimo romanzo, “La confraternita delle puttane”, che tocca un argomentotornato di cronaca in quest’ultimo periodo, ovvero la prostituzione minorile.

LA CONFRATERNITA DELLE PUTTANE – “La confraternita delle puttane”, ultimo romanzo della scrittrice Lucrezia Lerro, è ambientato negli anni Ottanta, in un paesino del Sud Italia, che potrebbe però benissimo assomigliare, dalla descrizione dei personaggi e dei fatti, alla Milano o alla Roma dei giorni nostri. Le protagoniste infatti sono, come sostenuto dall’autrice stessa, “ragazze disperate, che tentano di elaborare un copione, ma non sanno come sia possibile uscire dal fallimento della famiglia d’origine […] Sono giovani in guerra tra loro, vorrebbero essere amate ma non sanno come si fa, e quindi si odiano”. Nonostante il romanzo sia ambientato nel 1989, la situazione rispetto ad oggi non è cambiata. La strada per la consapevolezza femminile è ancora molto lunga, e bisogna riuscire ad inculcare il principio che l’occultamento del dolore non è cosa giusta, ma anzi è necessario riuscire a raccontare la propria storia a testa alta.

IL CORPO COME MEZZO PER ESPRIMERE IL PROPRIO DISAGIO – Risulta ovvio, leggendo il romanzo e confrontandolo con i fatti di cronaca di questi giorni, come alla base dei comportamenti di queste ragazze vi sia senza dubbio un disagio, che viene espresso attraverso la vendita del proprio corpo. Prima il sintomo per antonomasia del disagio giovanile sembrava essere la tossicodipendenza, la ricerca di una tranquillità, una stabilità o uno svago attraverso l’uso di sostanze stupefacenti. Nell’ultimo periodo la cronaca ci insegna come si sia virato verso il sesso. L’autrice tende a sottolineare come si tratti soltanto di una nuova e terribile forma di autolesionismo per il corpo “massacrato, fotografato nudo, venduto, tagliato, denutrito, il corpo è l’urlo”. Non potendo usare le parole per esprimere il proprio disagio, le ragazze ricorrono quindi all’uso indiscriminato del corpo per esprimere il loro dolore, il loro profondo disagio.

LA FAMIGLIA ALLA BASE DEL PROFONDO DISAGIO GIOVANILE – Alla base di questo disagio giovanile vi è senza alcun dubbio una mancanza nell’educazione proveniente in primo luogo dalla famiglia. Si tratta di ragazzine “immerse nell’inconsapevolezza”, che proviene proprio da famiglie non strutturate, prive di valori, ben definite dall’autrice con il termine “inconsistenti”. L’assenza di punti di riferimento all’interno di un nucleo famigliare porta inevitabilmente al panico e conseguentemente alla ribellione. Ed il sesso, in questa forma, è la massima espressione di ribellione che vi possa essere. Tutto ciò avviene proprio perché la famiglia non è in grado di fornire ai ragazzi gli strumenti adeguati per affrontare la vita, probabilmente perché spesso questi non sono stati dati nemmeno a loro, quando erano adolescenti. “L’abbandono ha effetti irreversibili sui figli”.

12 novembre 2013

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