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Su il Giornale, la storia del rock anni Sessanta raccontata dalla groupie Jenny Fabian

LA CRITICA QUOTIDIANA – L'atmosfera che negli anni Sessanta che aveva promosso a ideale di vita lo stile ''droga, sesso, rock 'n roll'' è tramontata. Ci racconta di questo declino Stefania Vitulli su il Giornale, attraverso la lettura del nuovo libro della storica groupie Jenny Fabian, ''One too many mornings''
La giornalista Stefania Vitulli torna al mito di quegli anni attraverso la lettura di “One too many mornings”, il nuovo libro della regina inglese delle groupie, che arrivata a sessant’anni dipinge il ritratto a tinte malinconiche di un’epoca giunta alla sua fine 
LA CRITICA QUOTIDIANA – L’atmosfera che negli anni Sessanta che aveva promosso a ideale di vita lo stile “droga, sesso, rock ’n roll” è tramontata. Ci racconta di questo declino Stefania Vitulli su il Giornale, attraverso la lettura del nuovo libro della storica groupie Jenny Fabian, “One too many mornings”, titolo che riprende quello di una canzone di Bob Dylan, uscito in libreria per Arcana.
L’ERA DELLE GROUPIE – Chi erano le groupie? “[…] ragazzine bellissime, sfrontate e pronte al sesso ovunque e comunque purché legato a un camerino vip”. La loro era una filosofia di vita, che si nutriva di letteratura d’avanguardia e trovava la sua realizzazione nei backstage delle rockstar. Tra queste, Stefania Vitulli ricorda Linda Keith, quella della canzone “Ruby Tuesday”; Bebe Buell, che si negò a Jimi Hendrix per poi concedersi a Mick Jagger, Iggie Pop, David Bowie e Steven Tyler, da cui ebbe una figlia, l’attrice Liv Tyler; Savannah, che andò con Billy Idol e Axl Roses; Angela Bowie, groupie e poi moglie di David. L’elenco comprende molti altri nomi, fino all’ultimo di Courtney Love, moglie di Kurt Cobain, e su tutti la regina delle groupie inglesi, Jenny Fabian.
LA FINE DI UN’EPOCA – Più di quarant’anni fa Jenny Fabian aveva già pubblicato un altro libro, “Groupie”, entrato tra i titoli fondamentali della storia della musica, un “bestseller in cui la starfucker narrava come entrò nel maelstrom sessuale delle rockstar”. Numerose le sue frequentazioni, che contano Andy Summers, membro dei Police, Jimi Hendrix e Syd Barrett, il fondatore dei Pink Floyd. Il libro fu anche  “il romanzo che segnava la sconfitta della liberazione sessuale femminista: la protagonista Katie era passiva, in balia delle voglie dei suoi idoli”. Giunta oggi ai sessant’anni, con il suo “One too many mornings” Jenny Fabian scrive un libro che “somiglia più a un romanzo, venato dalle ombre cupe della fine di ogni trip, e meno a un memoir”. Il tempo passa per tutti insomma, e quell’epoca lontana degli anni Sessante viene tinteggiato con le tinte malinconiche del tramonto, del declino. A rappresentare bene quest’immagine è Ben-Syd Barrett, trasformato in un vero “eroe letterario”, ormai perso, ridotto al “fantasma di se stesso”. Tutta questa amarezza si riversa nel racconto dell’aborto cui si sottopose Jenny quando fu abbandonata dall’uomo che amava, Billy Weston, un’amarezza “inedita rispetto alle follie senza colpe e senza scrupoli narrate alla maniera del 1969”.
6 agosto 2013
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