Come staccare la spina e ridurre lo stress? E qual è il prezzo della fuga dalla vita moderna? Sempre più di frequente ci capita di vedere conoscenti, amici intimi e familiari che si allontanano dai social di loro spontanea volontà: un consiglio utile per ritrovare se stessi senza bisogno della validazione altrui, per disintossicarsi dall’internet e, in casi più disperati, dagli esseri umani.
L’ultimo ad averlo fatto è un volto noto agli italiani, un vip, che per la seconda volta in due anni decide di mettere in pausa i suoi profili social: Gianni Morandi; e se lo fa lui, perché non può desiderarlo una trentenne logorata dallo stress della vita cittadina? Annika Norlin parla proprio di questo nel suo libro “La colonia” — “The Colony” in lingua originale — uscito in Svezia nel 2023 e tradotto in inglese da Alice E. Olsson per Europa Editions nel marzo 2025.
Una cantautrice con la penna in mano
Annika Norlin scrive con un registro elegante, a metà tra cronaca e poesia: per dirla con le parole del The New Yorker, “il suo stile è al tempo stesso giornalistico e poetico… ha inclinazioni da cronachista, ma nasconde frasi bellissime che ti stendono completamente”.
Non stupisce che il libro sia diventato subito un fenomeno, premiato con prestigiosi riconoscimenti nel suo paese d’origine, come il Vi Literature Award.
Popolarità e impatto culturale
“La colonia” non è certo passato inosservato: dopo i premi, il libro può essere considerato ormai un bestseller in Svezia ed è già in fase di adattamento televisivo. Le analogie con storie come quella di “Walden, ovvero vita nei boschi” o “Into the Wild” rendono il suo fascino riconoscibile anche al pubblico anglofono ed europeo. Ad avere l’occhio lungo, questa volta, è stata la casa editrice E/O, che ha affidato in Italia la traduzione a Carmen Giorgetti Cima.
Una colonia in Svezia contro lo stress
Ma parliamo un po’ della trama: Emelie è sopraffatta dalle aspettative che la società ha scaricato su di lei, dal senso del “dover essere”, quel pesante magone che schiaccia gran parte degli esseri umani nel baratro della depressione. È bloccata a letto, quando un’idea le balugina in testa: abbandonare lo smartphone, i contatti, e rifugiarsi nella natura, sulle colline del nord svedese.
È in quel posto che, tra boschi e silenzi, scoprirà una sorta di comunità, un gruppo di sette persone guidato da Sara. Sono tre uomini, tre donne e un adolescente, ciascuno con un passato doloroso alle spalle e tutti legati tra loro da un accordo fragile e profondo.
Emelie si fa largo in questo gruppo di fuggiaschi; ma se in un primo momento si bea della loro compagnia, credendola diversa da quella della gente di città, in un secondo tempo scopre che nessuno è immune a tensioni, segreti e bisticci. Basta la sua presenza per far spuntare pregiudizi e gerarchie, mettendo in crisi un equilibrio faticosamente costruito nei boschi…
La critica estera
Il romanzo riflette sull’alienazione, sull’attrazione verso l’essenzialità, sul bisogno di comunità e, come scrive il The New York Times Book Review:
“Questa è soltanto una delle linee narrative… un ritratto inquietante e coinvolgente di una piccola comunità che vive ai margini della società… Le domande aperte sulla forza del carisma, dell’amore e dei confini tra individuo e bene comune emergono in modo naturale”.
Alcune recensioni ne sottolineano i virtuosismi stilistici, come Kirkus Reviews, che parla di “romanzo intelligente e commovente sulla società, la natura e la comunità”. Booklist lo definisce un “capolavoro di humor, emozione, personaggi indimenticabili e acuta critica sociale”.
L’essere umano smarrito e il bisogno di ritrovarsi
Annika Norlin ci propone un testo che induce domande, invece di risposte — sul senso della libertà, sul legame tra individui, sull’illusione della comunità perfetta. Certo, non è il primo libro che lo fa, ma lo fa bene. Mostra che anche nel silenzio più totale, la fragilità dei legami può essere al contempo salvezza e minaccia.