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“Storielle per granchi e per scorpioni”, il nuovo emozionante libro di Luigi Lo Cascio

Una raccolta di racconti che, attraverso la voce di insospettabili protagonisti, descrive le nostre paure, le nostre ossessioni e tutto ciò che spesso non osiamo confessarci. "Storielle per granchi e per scorpioni" è il nuovo libro di Luigi Lo Cascio, che conferma il talento narrativo dell'attore, regista e scrittore palermitano.

Storielle per granchi e per scorpioni” è il nuovo libro di Luigi Lo Cascio, uscito nelle librerie italiane lo scorso 4 aprile ed edito da FeltrinelliUna raccolta di racconti insolita, in cui a parlare dell’essere umano, delle manie e delle ossessioni che lo caratterizzano, sono protagonisti appartenenti al mondo degli animali, dei vegetali, dei minerali e perfino dei fantasmi. Scopriamo subito di più!

“Storielle per granchi e per scorpioni”

Chiamarle “storielle” è cosa seria – come seri sono sempre i giochi –, perché in verità questi racconti, con una vena umoristica che percorre tutto il libro, invitano a meditare, e con il lettore – proprio come fa il titolo – giocano continuamente: lo spiazzano, ne spostano lo sguardo sollevandolo dalla quotidianità o, al contrario, spingendolo nelle pieghe dei giorni per osservarle al microscopio.

Racconti filosofici, insomma, ma “da prendere con le pinze”, come avvertono il Signor Granchio e il Signor Scorpione che, dialogando fra loro di letteratura e deprecando l’abitudine degli uomini a scrivere solo di uomini, aprono il ventaglio delle possibilità narrative a tutti i regni: animale, minerale, vegetale, con l’aggiunta dello spettrale regno dei fantasmi.

Ed ecco allora un saporito susseguirsi di storie di uomini ma anche di gatti e di batteri, di mosche che mangiano divani, ecco congiure di ceneri e spettri di soldati caduti in battaglia, ecco capre che fanno innamorare e fiori che emigrano in Norvegia. Luigi Lo Cascio, confermando il suo talento di scrittore e forte di una tradizione letteraria che va da Landolfi a Buzzati e da Kafka a Borges, dà voce alle nostre più grandi paure e alle piccole ossessioni, denudandole e portandole all’estremo, al punto da renderle paradossali e grottesche – quando non, per contro, liriche e commoventi.

Sogno, fantasia, ironia e morte in 33 racconti brevi

La formula scelta da Luigi Lo Cascio per le sue “Storielle per granchi e per scorpioni” è quella del racconto breve, non molto frequentata nel panorama narrativo italiano ed originalissima per la sua capacità di trasmettere messaggi e sensazioni che di solito si celano ai limiti dell’inconscio.

Il racconto breve è, per esempio, il genere scelto dalla scrittrice francese di origine russa Nathalie Sarraute per raccontare, nei suoi “Tropismi“, i moti più reconditi ed inconsci del nostro animo in reazione alla presenza dell’altro nella nostra vita. Seguendo tale filone letterario, Luigi Lo Cascio ha concepito 33 racconti che tentano di illuminare momenti e stati d’animo che difficilmente riusciamo a scandagliare in autonomia.

In “Storielle per granchi e per scorpioni”, lo straniamento e l’ironia – che a suo modo è una forma speciale di straniamento – aiutano lo scrittore, attore e regista palermitano a stabilire la distanza necessaria fra la scrittura e l’oggetto del racconto, creando le condizioni perfette per andare in fondo all’argomento toccando tasti delicati ed emozionanti, che provocano commozione e sgomento.

L’idea da cui nasce “Storielle per granchi e per scorpioni”

In un’intervista per L’EspressoLuigi Lo Cascio ha raccontato da dove è nata l’idea che ha dato vita a “Storielle per granchi e per scorpioni”:

«Non c’è stato un momento preciso in cui mi sono detto: ora scrivo un libro. Io scrivo sempre, accumulo suggestioni, idee, esperienze, confessioni. Però c’è stato sicuramente un momento in cui ho pensato: per scrivere non ho bisogno di chissà quale preparazione.

Durante la pandemia scrissi un raccontino surreale come risposta a un messaggio di un amico e mi accorsi che non era male, che forse avrei potuto fare, di quell’esperienza istantanea, un percorso narrativo. E così ho acuito i sensi, mi sono messo in ascolto e ho fatto in modo che la mia vita mi suggerisse molti inizi. Questo libro potrei definirlo addirittura un diario di bordo, ma scritto con criteri diversi».

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