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Stefano Petrocchi, ”Il Premio Strega è un romanzo a sé”

“La capacità di introdurre delle storie, come se fosse un romanzo in sé”. E’ questa la bellezza di ieri e di oggi del Premio Strega secondo Stefano Petrocchi, direttore della Fondazione Bellonci e segretario del comitato direttivo del Premio Strega...

MILANO – “La capacità di produrre delle storie, come se fosse un romanzo in sé”. E’ questa la bellezza di ieri e di oggi del Premio Strega secondo Stefano Petrocchi, direttore della Fondazione Bellonci e segretario del comitato direttivo del Premio Strega, nonché autore de “La Polveriera”, un omaggio ad Anna Maria Rimoaldi, amica ed erede di Maria Bellonci al timone dello storico premio letterario, ma soprattutto un romanzo capace di raccogliere aneddoti e retroscena che da sempre contraddistinguono le “notti stregate”.

 

Come nasce l’idea di scrivere “La Polveriera”?

L’ho scritto essenzialmente per due motivi: il primo era quello di raccontare un personaggio che ha contato molto per la vita del Premio Strega, ovvero Anna Maria Rimoaldi, che ha ereditato la gestione del premio dalla fondatrice Maria Bellonci. Una persona che negli ultimi 20 anni della sua vita si è dedicata totalmente al premio, e avevo il timore che con gli anni se ne perdesse la memoria. Il secondo motivo era la voglia di raccontare il mondo che si muove intorno al premio, anche grazie a documenti emersi dagli archivi della Fondazione che vedono in primo piano i protagonisti della cultura letteraria del secondo ‘900: da Pasolini a Moravia a Calvino. Ho pensato che ci fossero gli ingredienti principali di un grande romanzo, con protagonisti importanti, un ambientazione interessante con luoghi come Casa Bellonci e Villa Giulia. In più, le vicende storiche del premio si intersecano con quelle del paese.

 

Quali sono gli aneddoti ed i segreti poco conosciuti ai più emersi nel corso del suo lavoro di ricerca e ricostruzione?

Ce ne sono abbastanza: ad esempio la vicenda della vittoria di La Capria nel 1961 con “Ferito a morte” del tutto rocambolesca. La Capria vinse come outsider assoluto, prevalendo per un solo voto su due autori giunti al secondo posto ex-equo Fausta Cialente e Giovanni Arpino. Dalle lettere firmate Maria Bellonci è emerso che la storia poteva andare diversamente, in quanto una scheda di voto, che all’epoca si inviava via posta, arrivò in ritardo, ed avrebbe visto un ex-equo al primo posto tra La Capria e Cialente. Un altro curioso aneddoto è datato 1968, quando ci fu una grande polemica messa in scena da Pasolini dopo la prima votazione. Nonostante il regolamento glielo impedisse, Pasolini decise di ritirarsi dal premio, e ciò procurò una notevole agitazione tra gli amici della Domenica. In quell’edizione, vinta da Bevilacqua, il numero delle schede bianche superò tutti gli altri concorrenti che ebbero voti, a segnalare un disagio.

 

Tra le critiche che spesso si rivolgono al Premio Strega, il fatto di essere sempre ad appannaggio delle grandi case editrici ed il fatto di non estendere la votazione alle nuove categorie di lettori forti, sorte negli ultimi tempi con le nuove tecnologie. Cosa ne pensa?

Nel libro chiarisco che l’alternanza Mondadori-Rizzoli esiste dagli anni ’60. La Rizzoli ne vinse sette in 15 anni spesso alternandosi proprio alla Mondadori. Questa alternanza esiste in tutti i maggiori premi italiani. Al Campiello la sequenza di case editrici con più vittorie è la stessa dello Strega: Mondadori, Einaudi, Rizzoli, Bompiani, Feltrinelli, Garzanti, Longanesi… Altro dato interessante: la percentuale di vittorie di Mondadori al Campiello ed allo Strega, intorno al 33%, è la stessa rispetto alle vittorie della casa editrice Gallimard al Premio Goncourt in Francia, a dimostrazione che le grandi case editrici la fanno da padrone anche all’estero.

Per quanto riguarda l’estendere la giuria del premio ad altri soggetti, in parte ciò è stato fatto. Negli ultimi anni abbiamo inserito 60 lettori forti scelti ogni anno a rotazione dalle grandi librerie italiane. Ciò che abbiamo notato è che, considerando solo i voti dei lettori forti, molto spesso essi rispecchiano quelli degli amici della Domenica. Credo ci sia un obiettività di giudizio. Poi le polemiche ci saranno sempre, segno della forte attenzione pubblica che il Premio ha e conserva nel tempo.

I libri premiati ricevono un consenso abbastanza forte dai lettori: abbiamo calcolato, attraverso uno studio statistico rigoroso condotto da un economista dell’Università della Calabria, che il premio da molti anni moltiplica x5 le copie vendute del libro.

 

Il Premio Strega è lo specchio anche di come sia cambiato il modo di fare letteratura in Italia. Come sono cambiati gli autori protagonisti nel corso degli anni?

Gli autori sono cambiati dal punto di vista della rilevanza mediatica: è una cosa che ho notato molto chiaramente nel 2002, quando vinse Margaret Mazzantini con “Non ti muovere”. La figura dell’autore oggi ha una rilevanza molto più forte e presente, anche grazie ai social media, mentre prima si poteva ignorare che faccia avesse Calvino o Pasolini. Oggi gli scrittori sono più presenti nel dibattito mediatico. Da questo punto di vista, attraverso le prime dirette televisive della finale, il Premio Strega ha permesso ai lettori di vedere che faccia avessero gli scrittori che leggevano.

 

26 agosto 2015
 
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