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Stefano Mauri, ”Lettori, distinguete in libreria tra chi punta sulla qualità e chi sul marketing”

Riposizionarsi, migliorare il servizio, l'atmosfera, sfruttare i social e il marketing on line, ospitare corsi, organizzare eventi, creare comunità, ma soprattutto trasmettere al cliente l'idea che lì ci sono i migliori libri per lui...

Il presidente e amministratore delegato del Gruppo editoriale Mauri Spagnol commenta i principali risultati del recente Seminario della Scuola Librai UEM e analizza prospettive e scenari futuri relativi a librerie ed editoria italiana

MILANO – Riposizionarsi, migliorare il servizio, l’atmosfera, sfruttare i social e il marketing on line, ospitare corsi, organizzare eventi, creare comunità, ma soprattutto trasmettere al cliente l’idea che lì ci sono i migliori libri per lui e con questi servizi di informazione, di orientamento e di aggregazione fisica dei lettori che la rete non può dare. E’ questa la ricetta per far uscire i librai dalla crisi secondo Stefano Mauri, membro del comitato organizzatore della Scuola per Librai Umberto e Elisabetta Mauri nonché presidente e amministratore delegato del Gruppo editoriale Mauri Spagnol. Stefano Mauri commenta i principali risultati del recente Seminario della Scuola Librai UEM e analizza prospettive e scenari futuri sia per quanto riguarda i librai sia per ciò che concerne il mondo dell’editoria italiana in generale.

A pochi giorni dalla conclusione del Seminario della Scuola Librai UEM, quali sono le conclusioni più interessanti alle quali si è arrivati?
Laddove si ha un libraio-imprenditore davvero appassionato e attento ai desideri del suo cliente, capace di comprendere che non sta vendendogli solo libri ma anche un ambiente piacevole, dei servizi e molta efficienza, è possibile ancora oggi un buon conto economico e una buona prospettiva. Come sempre il confronto internazionale ha rivelato che, nei Paesi nei quali vi è una più larga élite culturale, che alimenta la comunità, e maggiori vincoli agli sconti, la sopravvivenza di questo tessuto è più protetta.

Interessante, nel corso del seminario, il confronto tra l’Italia ed altre realtà europee. Secondo lei qual è il modello, o i modelli, ai quali dovremmo ispirarci?
Bisogna stare attenti ad ispirarsi troppo a modelli che provengono da Paesi diversi nei quali i governi magari sono più sensibili, le tasse sul lavoro sono minori, l’alfabetizzazione è maggiore e i comportamenti più lineari. Credo che la filiera del libro italiano stia facendo il massimo sforzo possibile, considerati i numerosi svantaggi che ha. Il governo francese, ancora saldamente ancorato ai principi dell’illuminismo, è il governo ideale per chi di libri si occupa, indipendentemente da chi è al comando, quel governo ascolta la comunità del libro e la considera un valore. Detto questo bisogna partire dal Paese reale e in questa crisi ad esempio sarei contrario ad una riduzione ulteriore dei tetti di sconto che comunque darebbe ai consumatori l’impressione di penalizzarli. I governi che si sono alternati o erano bravi a promettere senza mantenere oppure non hanno neppure pensato di promettere qualche cosa a questa comunità, che comunque rappresenta quasi metà dell’elettorato. L’investimento in cultura richiede un governo illuminato capace di investire oltre il proprio mandato il che, in tempi di coperta corta e di emergenza, è molto difficile. Sono ottimista e penso che ci possa sempre essere una ripresa. Di fatto nei Paesi nei quali il PIL ha ricominciato a crescere anche la vendita di libri ha ripreso a crescere. La cultura crea sviluppo, non certo però dall’oggi al domani. La proletarizzazione delle scuole e degli insegnanti non aiuta a instillare nei giovani il rispetto per il sapere. I Paesi a maggior crescita sono spesso quelli nei quali vi è un forte rispetto per la conoscenza e per il personale docente.

Qual è, secondo lei, la soluzione per i librai indipendenti per uscire dalla crisi?
In gran parte sono le scelte che qualsiasi commerciante oggi in Italia è costretto a fare. Riposizionarsi, migliorare il servizio, l’atmosfera, sfruttare i social e il marketing on line, ospitare corsi di qualsiasi genere, dalla musica alla cucina, organizzare eventi, incontri, creare comunità, trasmettere al cliente l’idea che lì non ci sono tutti i libri del mondo (questa funzione è ormai delegata a internet), ma ci sono i migliori libri per lui e con questi servizi di informazione, di orientamento e di aggregazione fisica dei lettori che la rete non può dare. Credo che in libreria la gente debba stare più volentieri che a casa. Deve aver voglia di uscire per passare del tempo tra le novità. Deve essere un programma. Un buon esempio è la libreria che ha vinto la 8a edizione del nostro premio, Libreria Palazzo Ruberti a Bassano del Grappa, vale il viaggio.

Quali sono, secondo lei, gli scenari futuri del mercato librario?
Nessuno ha la sfera di cristallo, ma un trend verso una maggiore concentrazione è tipico di mercati in flessione quale è quello fisico e, in questo ambito, la fusione di Penguin con Random House è l’emblema di questa epoca. Dall’altra parte continueranno ad esistere editori indipendenti in gamba, linfa indispensabile del tessuto librario, ma certamente ci sarà un processo di selezione.

Infine, un saluto ed un invito a tutti gli appassionati di libri…

Imparate a distinguere, in libreria, tra gli editori che lavorano sulla qualità (qualsiasi genere di libro può essere stato curato con maggiore o minore attenzione, non intendo la qualità in termini elitari) e quelli che lavorano solo sulle altre leve del marketing mix: pubblicità, prezzo, promozioni etc… Dato che nessuno diventa ricco pubblicando libri, il prezzo mediamente riflette la cura che è stata messa in una novità. Se volete risparmiare ci sono periodicamente offerte sulla backlist alle quali potete attingere, sia in rete che in libreria, quelle sono ottime occasioni per abbinare qualità e risparmio. Cercate di leggere tra le righe di quali collane e linee editoriali c’è da fidarsi e di quali no. Votate i vostri autori preferiti acquistando i loro libri, se volete che continuino a scrivere. Comprate nella libreria che vi piace, se volete che continui ad esserci. Usare le librerie come vetrine e acquistare poi via internet sta al libraio che vi piace come piratare un libro sta all’autore che amate. Magari vi capiterà di pagare qualche centesimo in più ma la vostra vita non cambierà in peggio.

20 febbraio 2014

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