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Stefano Bollani, ”Nel mio libro parlo della mia grande passione, la musica”

Il pianista è stato ospite in questi giorni alla Feltrinelli di piazza Piemonte a Milano per presentare “Parliamo di musica”, edito da Mondadori

Un gruppo di jazzisti che suonano insieme sono l’immagine della società ideale: nessuno comanda, quando qualcuno ha una buona idea gli altri lo seguono. È uno dei tanti spunti di riflessione offerti giovedì sera da Stefano Bollani al pubblico accorso alla Feltrinelli di Piazza Piemonte a Milano, per la presentazione del suo libro “Parliamo di musica”. In compagnia di Alberto Riva, che ha curato il libro, il celebre compositore e pianista ha parlato di musica e dell’arte di improvvisazione.

IL MEDLEY E L’IMPROVVISAZIONE – Ospite di recente al Festival di Sanremo, Stefano Bollani ha fatto sul palco dell’Ariston  quello che è solito fare quando si esibisce: ha invitato il pubblico ad avanzare richieste di canzoni del festival, dagli anni Cinquanta a oggi, per improvvisare un medley dei brani proposti.  È proprio questo uno degli argomenti affrontati nel libro, dove il musicista spiega la sua idea di improvvisazione jazzistica. “Naturalmente non è una cosa che ho inventato io: anche Mozart eseguiva brani a richiesta. E sicuramente lo faceva il pianista danese Victor Børge, che costruiva splendidi medley mettendo insieme i pezzi più diversi, da Shubert alla musica popolare”, esordisce Bollani. Per chi fosse profano di musica e avesse difficoltà a capire i termini tecnici del discorso, niente paura: cosa si intende per “medley” e in cosa differisce dall’“improvvisazione”? Bollani risponde paziente alle richieste di chiarimento del pubblico e spiega: “Il medley consiste nel mettere insieme una serie di brani, eseguendoli in sequenza senza interruzioni: consiste nel realizzare una ‘fusione’ – anche se il termine è un po’ ambizioso. Improvvisare invece è come comporre sul momento.”

LA MUSICA BRASILIANA E LA COMMISTIONE DI GENERI – Sempre a proposito della sua esibizione a Sanremo, il musicista ha aperto con un pezzo brasiliano, e proprio alla musica brasiliana è dedicato un capitolo del libro. “La musica brasiliana è una musica molto ricca”, commenta l’autore. “Il brano in questione è del 1914: ha cent’anni. È un brano con un ritmo brasiliano, scritto da un compositore  che stava in Brasile, ma in cui si insinuano anche le influenze della musica europea e della Mazurka di Chopin. Si può suonare con qualsiasi strumento, ha una struttura molto chiara e apre molte possibilità all’improvvisazione jazzistica. Quello che a me è sempre piaciuto del Brasile è che non ci sono barriere tra ‘cultura bassa’ e ‘cultura alta’ come invece in Europa. Un ex ministro della cultura brasiliano, Gilbert Ogil, è un chitarrista. Da noi non sarebbe possibile, non c’è questa commistione: le sfere sono ben separate.”

UN ARTISTA ECLETTICO – Queste “segregazioni di genere” vanno strette a Bollani, artista grandemente eclettico. Oltre a comporre e suonare, scrive libri e fa televisione – conduce il programma “Sostiene Bollani” su Rai3. E ormai questa sua versatilità, che in passato aveva sollevato diverse critiche, sembra ormai accettata anche dal pubblico. “Voglio veramente provarle tutte: del resto si vive una volta sola, o almeno, io vivo una volta sola – non mi piace parlare per gli altri”, dichiara in tono semi scherzoso. “Fare il pianista è il fil rouge che mi aiuta a sperimentare molte altre cose. ‘La vita è l’arte dell’incontro’ diceva Vinicius de Moraes”, artista, poeta e diplomatico sudamericano. “Devi fidarti delle persone e lasciare che tirino fuori il meglio di te. Se non avessi incontrato i musicisti con cui ho suonato, le persone che scrivono con me ‘Sostiene Bollani’, Alberto Riva che mi ha proposto questo libro, non avrei mai potuto fare tutte queste cose.”

LE DINAMICHE DELL’INTERAZIONE MUSICALE – Sollecitato da un intervento del pubblico, da parte di una signora che per professione si occupa delle interazioni precoci tra madre e bambino, Bollani approfondisce l’aspetto dell’importanza dell’interazione nella musica, anche questo affrontato nel libro. “Prima di tutto deve esserci interazione tra i musicisti sul palco: ognuno deve ascoltare attentamente quello che fanno gli altri. Sarebbe bello che il pubblico capisse come avviene questa interazione, quali siano le sue dinamiche. Nella musica sinfonica è più semplice comprenderle: c’è il direttore d’orchestra che guida tutti. Tre jazzisti che suonano su un palco invece sono l’immagine della società ideale: non c’è nessuno che dirige, ogni volta che uno ha una buona idea gli altri lo seguono”, spiega con una bella metafora. “C’è poi l’interazione con il pubblico, che naturalmente influenza quello che accade sul palco.  Nel momento in cui suono, io sto creando, ho le orecchie bene aperte e sono attento a tutto quello che succede intorno: ogni piccola cosa, anche un colpo di tosse, può modificare quello che sto facendo. La musica può essere  molto importante per un bambino”, commenta Bollani: “gli insegna ad ascoltare se stesso e quello che gli accade attorno. Suonare e cantare insieme è una delle esperienze più belle e divertenti: è un peccato che i bambini lo facciano raramente.”  

I GUSTI MUSICALI DI BOLLANI – La serata prosegue piacevolmente, con gli interventi del pubblico e il musicista che risponde con simpatia a tutte le domande e curiosità. Consiglia di ascoltare di tutto, tutta la musica che abbiamo attorno, anche quella dell’aspirapolvere: “Io l’ascolto volentieri, a volte emette un mi”, scherza. Qualche no però lo dice anche lui: “Al country-western per esempio. Diciamo che se proprio dovessi vivere 102 anni, potrei dedicare al country-western gli ultimi 2” . Neppure la musica hip hop e il rap sono tra i suoi generi preferiti. Tra i compositori di musica per il cinema dice di amare, oltre a Morricone, “Komeda, che scriveva le colonne sonore dei film di Polanski, Delereu, che scriveva le colonne sonore per Truffaut, e i compositori italiani degli anni Sessanta.” Infine, l’artista si esibisce per il pubblico, e la serata si chiude al suono della sua musica.

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