Siate ragionevoli chiedete l’impossibile, il libro che racconta la testimonianza di fede di Padre Balducci

9 Ottobre 2019

Vent'anni sono passati dall’incidente stradale in cui Padre Ernesto Balducci perse la vita e le sue parole, i suoi scritti, la sua testimonianza di fede (e di uomo) non smettendo di chiamarci in causa ed interpellarci. Un “gigante” del pensiero cristiano del novecento, un insuperabile comunicatore fu questo frate scolopio...

21122012173329 sm 3231

Pubblichiamo la recensione di Mimmo Mastrangelo per la lucidità con la quale racconta le tematiche contenute negli undici capitoli del libro prefato da Don Andrea Gallo

 

Vent’anni  sono passati dall’incidente stradale in cui Padre Ernesto Balducci perse la vita e le sue parole, i suoi scritti, la sua testimonianza di fede (e di uomo)  non smettendo  di chiamarci in causa ed interpellarci. Un “gigante” del pensiero cristiano del novecento, un insuperabile comunicatore fu questo frate scolopio, nato fra i Monti dell’Amiata in un paese di minatori (Santa Sofia). Da giovane si mosse nella Firenze dei La Pira e dei Don Milani e fece del magistero del Concilio Vaticano II  il  crinale di una  fede sempre pronta ad interloquire con la  cultura e la politica.

 

La casa editrice Chiarelettere ha raccolto di Padre Balducci nel volumetto “Siate ragionevoli chiedete l’impossibile” un bel pugno di articoli usciti su diverse testate (L’Unità, Il Sole 24 ore, Il Secolo XIX…) fra gli anni ottanta e qualche settimana  prima della tragica morte. Diviso per tematiche in undici capitoli e prefato da Don Andrea Gallo, nel volume ritroviamo la parola di Padre Balducci che ci viene incontro con la forza di una rivelazione. Per il frate (che vestiva abiti laici) appare ponderante la necessità che un Cristianesimo ormai screditato soccomba del tutto in modo da poter ritrovare  un’altra  “fecondità  sorgiva”, rintracciabile solo nel fermento e nello slancio del Vangelo.

 

E non per caso che Balducci commenta: “Non voglio che si diffonda il cristianesimo che io conosco. Voglio che si diffonda il Vangelo che io medito, che è un’altra cosa”. Severo con la sua Chiesa quando non sa farsi voce dei dannati e degli ultimi (“non si può parlare a nome di Cristo senza condividere la vita dei diseredati”), non risparmia critiche il frate fiorentino nemmeno a Papa Wojtyla reo di non saper prendere in qualche circostanza una posizione inequivocabile e netta   contro le guerre e i conflitti,  così come  suggeriscono  i pronunciamenti  di un magistero pontificio quale la “Pace in Terris”. Secondo il Nostro tutte le religioni, per ritrovare la propria indole, dovranno rinnovarsi,   abbandonare le loro certezze e sapersi  confrontare con “l’asse orizzontale del futuro dell’uomo”.

 

E di futuro Balducci parla anche  quando incrocia  il tema del disagio giovanile o della ricerca del facile benessere,  del  razzismo o della politica (che come la fede ha per molti versi tradito il suo progetto di speranza). Perché “l’uomo planetario” gli uomini  possano rimettersi  in cammino, aprirsi squarci di orizzonte  non sa indicare il frate che una strada: quella che porta a cercare l’impossibile perché – secondo lui – solo così si raggiunge il possibile. 

 

23 dicembre 2012

© Riproduzione Riservata