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Seth Grahame-Smith, ”Nel mio libro racconto la notte di Natale da un’inaspettata prospettiva”

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Lo scrittore sceneggiatore americano, che ha lavorato con Tim Burton alla sceneggiatura di “Dark Shadow”, ci parla del suo ultimo romanzo, “La bugia di Natale”

MILANO – La storia della notte in cui nacque Gesù è forse quella che abbiamo più sentito raccontare. Ma se potessimo ripercorrerla da un punto di vista del tutto nuovo? È da questa domanda, sorta all’improvviso nella sua testa, che è nato “La bugia di Natale”, il nuovo romanzo di Seth Grahame-Smith. L’autore di “Orgoglio e pregiudizio e zombie” e de “La leggenda del cacciatore di vampiri” – dove i panni del protagonista sono vestiti da un inedito Abramo Lincoln – ci conduce qui nel primo secolo dopo Cristo, quando il mondo è dominato dall’imperatore Cesare Augusto ed Erode il Grande, un re fantoccio corrotto e assassino, spadroneggia in Galilea. Ma il loro potere è messo in pericolo dal cinico e feroce Balthazar, che ha giurato vendetta contro tutti i romani diventando il leggendario “Fantasma di Antiochia”, flagello dell’impero. Sfuggito all’ennesima condanna a morte, si ritrova davanti a una povera mangiatoia alle porte di Betlemme insieme a due improbabili compagni di viaggio…

Perché ha deciso di scrivere questo libro che “reinterpreta” la storia dei re magi, mai veramente approfondita?       
È un’idea che mi è venuta da un momento all’altro, come un lampo a ciel sereno. Era piena estate e io stavo guidando per le strade di Los Angeles. Stavo riportando un film da Blockbuster quando mi è venuta in mente una semplice domanda: chi erano i Re Magi e cosa ci facevano lì la notte della Natività? Ho iniziato delle ricerche in proposito quella stessa notte: sono andato a rileggermi l’Antico Testamento e i Vangeli di Luca e Matteo, dove sono più volte citati, e ho ricercato le tradizioni che nel tempo sono sorte attorno alla loro figura nel corso dei secoli. È interessante che si sia creata una tale leggenda attorno ai Re Magi quando nei Vangeli ci sono così pochi riferimenti a questi personaggi, giusto una manciata di righe. Vengono dall’Oriente, li vediamo da Erode, bruciano incenso e mirra, fanno visita alla mangiatoia, poi partono e di loro non si hanno più notizie. Pensando alla notte della Natività, la più famosa nascita della storia, mi sono chiesto: e se potessi raccontarla da un punto di vista mai esplorato? L’idea mi ha entusiasmato.

Non è la prima volta che lei decide di “trasformare” la storia di personaggi storici e della letteratura. Come si svolge questo suo processo di rivisitazione?
Io sono prima di tutto un umanista. La storia e la politica mi hanno sempre affascinato: guardando indietro possiamo cercare di interpretare e dare un senso a ciò che accade attorno a noi e prevedere cosa potrebbe succedere. La fede e la spiritualità comunque hanno giocato un ruolo fondamentale nella mia crescita. Questo non è un libro cristiano in senso stretto, ma è un libro a favore della fede. Balthazar si converte e diventa credente, e in questo processo si sente guarire, comincia a comprendere il potere della fede. Questo è molto importante. Volevo che persone senza fede leggessero il romanzo e pensassero: “Wow, è stato davvero divertente”. Volevo anche che persone profondamente credenti lo leggessero e si dicessero: “Wow, questo libro mi ha toccato profondamente a livello spirituale”. Non era un risultato facile da ottenere: ho pensato che raccontando di personaggi reali avrei potuto attingere ad alcune verità universali rimanendo ancorato al terreno della narrazione – cosa che per me personalmente è sempre eccitante.

Questo libro, uscito proprio in periodo natalizio, farà probabilmente storcere il naso a molti. Come pensa di rispondere alle eventuali critiche?
C’è sempre una parte dei lettori che respinge ciò che scrivi, a volte in modo molto superficiale. Ma questo non è un libro su Gesù o sui suoi ideali: non volevo esprimere giudizi, né fare prediche, né sminuire le credenze di nessuno. Volevo focalizzare l’attenzione sulla figura di Balthazar e costruire la storia attorno al suo viaggio. La sfida non era sollevare domande così incriminanti o compromettenti, o fare di lui un personaggio così antireligioso da sfidare la fede dei lettori. Io faccio letteratura e voglio sempre scrivere un libro forte dal punto di vista letterario: ci devono essere azione, avventura, magia, elementi fantastici. Prima di tutto e più di ogni altra cosa, voglio che sia divertente.

Questo libro sarà adattato per il grande schermo. Tornerà a lavorare con Tim Burton?
La mia compagnia sta producendo il film con la Heyday Films, la compagnia di David Heyman. Stiamo ancora cercando un regista.

Sta lavorando a un nuovo libro in questo momento? Racconterà di qualche altro grande personaggio storico?
Alla fine de “La leggenda del cacciatore di vampiri. Il diario segreto del presidente”, Lincoln ascolta il discorso pronunciato da Martin Luther King nel 1963. In questo momento sto scrivendo qualcosa a riguardo… ma non posso ancora parlarne!

24 dicembre 2013

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