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Sebastano Vassalli, lo scrittore antiretorico e isolato, che ha dedicato la sua vita alla scrittura

Un uomo isolato, che ha vissuto la sua vita dedicandola completamente alla scrittura come se fosse un monaco, senza nessun rapporto con la mondanità e con i premi letterari. Era questo Sebastiano Vassalli, uno scrittore che ha avuto il coraggio di essere così antiretorico...

Abbiamo chiesto allo scrittore Paolo Di Paolo di raccontarci l’unicità del percorso letterario dell’autore candidato al premio Nobel per la Letteratura e prossimo Campiello alla carriera.

MILANO – Un uomo isolato, che ha vissuto la sua vita dedicandola completamente alla scrittura come se fosse un monaco, senza nessun rapporto con la mondanità e con i premi letterari. Era questo Sebastiano Vassalli, uno scrittore che ha avuto il coraggio di essere così antiretorico e feroce nei confronti della società, lontano dagli ambienti letterari. Per lui, prima ancora della letteratura, veniva la necessità del racconto. Abbiamo chiesto allo scrittore Paolo Di Paolo di raccontarci l’unicità del percorso letterario dell’autore candidato al premio Nobel per la Letteratura e prossimo Campiello alla carriera.

 

‘Ciò che mi colpisce della lunga carriera letteraria di Sebastiano Vassalli è la coerenza con cui ad un certo punto ha abbandonato le sperimentazioni avanguardistiche. Lui che si era formato in un clima vicino a Sanguineti ed al Gruppo 63 della neoavanguardia, aveva esordito con un libro, illeggibile, da lui stesso ripudiato, dal titolo “Tempo di màssacro”, sperimentale, in linea con quegli anni. Ad un certo punto, racconta d’aver avuto la percezione molto netta di aver preso una strada sbagliata e, finito quel tempo di sperimentazioni, comincia un percorso al polo opposto: sceglie di scrivere in un italiano cristallino, molto preciso mai approssimativo, e comunicativo al massimo. Sceglie come campo d’indagine la storia.

 

Qualche giorno fa è morto lo scrittore americano E.L. Doctorow, il quale ha fatto un percorso parallelo a quello di Vassalli: ha pescato dalla grande storia pezzi di piccole storie, in cui grandi personaggi della storia incrociavano vite minime. Vassalli ha realizzato una specie di controstoria d’Italia: se noi mettiamo insieme l’opera di Sebastiano Vassalli, lui ha ricostruito grandi pezzi della storia italiana, quando ancora l’Italia non era “Italia”: ha raccontato la figura di Virgilio ed il tempo di Augusto nel libro “Un infinito numero”, arriva indietro nei secoli alla battaglia dei Cimbri e dei Teutoni  con “Terre Selvagge”, si sposta al Medio Evo e passa al ‘600 con “La Chimera”, il suo libro più conosciuto e tradotto, racconta pezzi di vita italiana dell’800 arrivando agli anni dell’Unità attraverso la raccolta di racconti “L’Italiano”. C’è tanto ‘900: in un libro come “Cuore di Pietra”, attraverso la vita di una casa ricostruisce la storia italiana del XX secolo partendo dal basso. Un libro che potrebbe affiancare i manuale di storia nelle scuole. In “Archeologia del presente”, racconta in un modo caustico la generazione del ’68, come un uomo libero da schemi politici. Vassalli riusciva a dire cose sgradevoli nei suoi libri, lontane dal “politicamente corretto”, ed in questo libro fa una sorta di satira di una generazione che “ha creduto solo nell’aspirina”. Dalle pieghe della storia, Vassalli prova a tirare fuori una controstoria, con i suoi lati grotteschi, con un racconto che vuole essere esente da ogni retorica. Nel libro “Gli italiani sono gli altri” è presente una radicale critica nei confronti di una certa italianità. Tocca i temi della mafia prendendo di petto certe posizioni ufficiali sul tema. Posizione discutibile ma era la sua.

 

Sebastiano Vassalli era un uomo isolato, non soltanto schivo. Ha vissuto la sua vita dedicandola completamente alla scrittura come se fosse un monaco, e non aveva nessun rapporto con la mondanità e con i premi letterari. Pur avendo vinto lo Strega, aveva fatto scrivere sulle bandelle dei libri Einaudi “l’ autore non partecipa a premi letterari”, questo per dire la sua posizione ostile nei confronti della società letteraria. Per lui, prima ancora della letteratura, veniva la necessità del racconto. La sua vocazione nel narrare storie lo faceva sentire vicino ad un narratore come Omero: la sua voce narrante scompariva, assomigliava quasi ad un occhio di un dio che guarda tutto da molto in alto rispetto ai fatti.

 

Per capire chi era Sebastiano Vassalli, consiglio di leggere “L’oro del mondo”, l’unico vero libro autobiografico. Una sorta di autobiografia condensata della sua giovinezza, in cui esprime il suo rapporto terribile con il padre, che nel libro chiama “il merda”. Uno scrittore che ha il coraggio di essere così antiretorico e violento nei confronti del proprio genitore, dimostra di avere uno sguardo molto feroce e molto lucido. Questo lo rende un narratore interessante. Il libro racconta anche i suoi rapporti tormentati con l’editore Giulio Einaudi. Vassalli era uno che non aveva difficoltà nel mettere a nudo i difetti propri e altrui, non da anti-italiano, ma da italiano-contro. Come sottolinea nei suoi diversi libri, il problema degli italiani è sempre stato quello di delegare la responsabilità a qualcun altro.

 

Libro dopo libro, Vassalli ci restituisce la storia d’Italia, con lucidità ed in maniera molto feroce’.

 

27 luglio 2015

 

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