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Scrivere un racconto, ecco le 14 fasi che ogni autore deve affrontare

Se sei qui a leggere questo articolo probabilmente è perché anche a te almeno una volta è successo di dirti: “Poffare! Ma che brillante idea per un racconto che mi è soggiunta!” Quindi ti sei preso un po’ di tempo per te stesso...

Scrivere un racconto è un’arte complicata. Qualsiasi scrittore vi si cimenti, parte con altissime aspettative su stesso e rischia di affrontare vere e proprie crisi personali. Ecco le 14 fasi da cui nessuno scrittore può esimersi

MILANO – Se sei qui a leggere questo articolo probabilmente è perché anche a te almeno una volta è successo di dirti: “Poffare! Ma che brillante idea per un racconto che mi è soggiunta!” Quindi ti sei preso un po’ di tempo per te stesso, ti sei preparato un bel caffè e ti sei seduto davanti al pc per dare sfogo alla tua illimitata creatività. Sì, ma poi? Poi magari ti sei distratto un attimo, poi magari la cattedrale narrativa che pensavi di avere in mente ha cominciato a sbriciolarsi, poi magari è subentrato un quanto mai opportuno impegno improvviso… Alla fine il tuo personaggio e la sua mirabolante avventura sono finiti imprigionati nel più oscuro angolo del più oscuro cassetto del più oscuro dei tuoi emisferi cerebrali. Il protagonista è forse ancora lì, a poltrire, in attesa di essere rispolverato, o al peggio di decomporsi?

14 FASI – Scrivere un racconto non è affatto facile: potrebbe essere addirittura più complicato di un romanzo, dato il breve spazio nel quale far convergere personaggi e situazioni. Se anche tu conosci la fatica che  comporta scrivere una storia – dal suo sfolgorante palesarsi al centro del tuo cervello, fino all’inghippo, al blocco e talvolta alla resa incondizionata -, probabilmente hai attraversato anche tu le 14 fasi suggerite dal sito bustle.com:

 

FASE 1
Stai amabilmente conversando – probabilmente di idealismo kantiano – con i tuoi amici davanti a troppe – TROPPE – pinte prosciugate, quando d’improvviso ti illumini con il succitato “Poffare! Ma che brillante idea per un racconto che mi è soggiunta !” Ne consegue che quella notte, ipereccitato, non riesci a chiudere occhio, disegnandoti nella mente l’evoluzione della storia e – dettaglio maniacale che non ti permette di pensare a null’altro all’infuori di sé – ai nomi dei personaggi.

FASE 2
Senti il bisogno di dire a qualcuno quanto geniale, innovativa, avvincente e destabilizzante sia la tua idea. I tuoi amici ti confermeranno qualsiasi cosa tu voglia sentirti dire, purché tu la smetta. Grazie al cielo tu, rinfrancato da cotanti incoraggiamenti, ti dilegui in fretta: il progetto deve essere avviato, occorre tutta la tua perizia. La storia non si scriverà certo da sola.

FASE 3
La tua frase d’apertura è così meravigliosamente fantastica che potresti anche commuoverti. Chi l’avrebbe mai detto che la rugiada del mattino scintilla allo stesso modo delle lacrime che in questo istante t’irrorano le guance?  Le metafore si riversano in te dalle più insondabili profondità dell’universo poetico.

FASE 4
Ti prendi qualche giorno di pausa, hai bisogno di riflettere attentamente e pensare più a fondo sul da farsi. Non si tratta di blocco dello scrittore. Te lo ripeti finché non ti convinci: NON È IL BLOCCO DELLO SCRITTORE. Hai solo paura di andare troppo veloce e di bruciarti una storia straordinaria. Rimugini. Vai a correre. Guardi tutto quel meraviglioso trash che l’amata televisione ha da offrire. “Ricerca personaggi” ti giustifichi. “Approfondimento psicologico di varia umanità. Un procedimento necessario e costruttivo”.

FASE 5
Sul tuo pc il file di testo è perennemente aperto. Così puoi dire “SONO AL LAVORO SUL MIO RACCONTO”, mentre dai una sbirciatina alla chat, ricarichi la pagina facebook, cinguetti qualcosina via social… L’ultima frase che hai scritto è ancora lì. Da un paio di giorni. Ma è pur sempre bella, no? Non vale la pena di aspettare pur di ottenere un prodotto di impeccabile qualità?

FASE 6
Fissi la tua pagina bianca, totalmente alienato. Il cursore si ostina a lampeggiare perpetuo. E tu discendi lentamente, inesorabilmente, in una sfrenata pazzia. Sei sempre più convinto che non riuscirai mai più a digitare una parola in vita tua, né a formulare una frase. A che potrà mai servire tentare? Ordini una pizza e rimandi tutto all’indomani.

FASE 7
Esci e vai in biblioteca, in caffetteria, in posti dove tu possa stare in mezzo alle persone ostentando la tua missione creativa. L’importante è uscire di casa. Il tuo covo offre troppe distrazioni: sai per certo che tra le mura “amiche” non concluderai mai niente.

FASE 8
In libreria trovi i libri pubblicati da autori che hanno molti anni meno di te, degli imberbi sbarbatelli. E sono stati pubblicati. Gelosia e invidia prendono il sopravvento. Ti trasformi nella belva scrittrice furiosa che hai sempre saputo di essere. Metti mano alla tua storia e la fai diventare più intensa, più complicata, più profonda, più furente. Così si scrive, dannazione! Nulla ti sa motivare quanto un po’ di sana indole competitiva.

FASE 9
Ehi, aspetta un momento. Non hai ancora idea di come far finire la tua storia! Questo potrebbe rappresentare un piccolo intoppo… meglio cominciare una bella revisione globale sin dalla prima – commovente – frase. Ma era davvero così bella da far piangere?

FASE 10
Ogni tua singola parola ti si rivela per quello che è: del tutto illeggibile. Inauguri il restauro completo. Cambi il profilo dei personaggi, cambi il punto di vista del narratore, cambi i tembi verbali. Cambi tutti i nomi dei personaggi e li metti in italiano, e che siano comprensibili e banali. Perché non ne puoi più di vedere quello stramaledetto zigzag rosso sotto ogni parola che il tuo stupidissimo programma di scrittura non ha ancora imparato a riconoscere. Ti domandi se tutti gli scrittori abbiano di questi problemi, o se sei soltanto tu a essere sbagliato.

FASE 11
Seduto intrappolato in mezzo al traffico. Oppure col carrello in coda al supermercato. La soluzione all’intricato guazzabuglio del tuo plot si materializza dal nulla cosmico e ti colpisce dritto al centro della fronte. “Oh cielo” sospiri incredulo “ma come ho fatto a non arrivarci subito? Era così… palese!” Torni a commuoverti: il finale è niente meno che PERFETTO!

FASE 12
Scrivi di getto la conclusione, provi un misto di orgoglio, fierezza e soddisfazione. Non ti sei mai sentito così autorevole e onnipotente. Fino a quando non rileggi l’intera storia. Dall’inizia alla fine. Accidenti. Non ha il minimo senso, vero?

FASE 13
Intervieni ancora e sempre più drasticamente. Ripristini i tempi verbali originali, magari è solo questo il problema. Aggiungi un paio di assurdi flashback per fornire un paio di spiegazioni di più. Fai tornare il protagonista a casa per rivedere la sua famiglia: un viaggio verso casa è sempre una soluzione narrativa ideale per far arrivare i protagonisti alla consapevolezza cui aspirano. Ti convince? Non ti convince? Qualcosa non quadra? Forse c’è bisogno di più profondità psicologica? Forse non è abbastanza reale? Questo cosa dovrebbe significare? Che anche tu forse non sei abbastanza reale? Ok, è l’ora di fare merenda.

FASE 14
Finalmente diffondi il racconto: amici, famigliari, parenti lontani, vicini di casa, colleghi, compatrioti. Minimizzi per smorzare il peso devastante delle tue enormi aspettative. “È solo una prima stesura” dici con pessimamente-celata noncuranza. “Ha bisogno di qualche aggiustatina. È solo un’idea che ho buttato giù così, in una notte, senza pensarci. Molto estemporanea e improvvisata. Che ne pensi?”

 

29 gennaio 2015

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