C’è un momento, nella vita di una scrittrice, in cui la parola si fa necessità più che mestiere. Un punto di non ritorno in cui il gesto del narrare diventa sopravvivenza.“Scrivere. Una ragione di vita”, Marguerite Duras non racconta storie.
Le interroga. Le scava. Le costringe a mostrarsi nella loro nudità. Pubblicato in Italia da NN Editore con la prefazione di Gaia Manzini, questo libro è una raccolta di cinque testi scritti negli ultimi anni dell’autrice francese. Cinque riflessioni intime e radicali, che formano un mosaico sul senso stesso dello scrivere, e più ancora del vivere attraverso la scrittura.
In “Scrivere” Marguerite Duras ci racconta tutta la passione e il tormento per il suo lavoro
Scrivere non è solo un libro: è una dichiarazione di poetica, un atto di fede nella parola. Marguerite Duras ci affida la sua ultima verità: che scrivere è restare, anche quando tutto intorno crolla.
È resistere all’oblio, coltivare la solitudine, generare senso nel caos. Duras ci insegna a vivere nel dubbio. E a fare del dubbio una casa. Una casa piena di parole.
Marguerite Duras vinse il Premio Goncourt nel 1984 con L’amante, romanzo autobiografico ambientato nell’Indocina coloniale. Fu sceneggiatrice di uno dei film simbolo del Novecento, “Hiroshima mon amour” di Alain Resnais.
Fu tra le prime scrittrici a riflettere in modo esplicito sul rapporto tra scrittura, desiderio femminile e memoria. In Francia, Écrire (titolo originale) è considerato un libro di culto per scrittori, traduttori e artisti. Il titolo è parte della collana Le Perenni di NN Editore, dedicata a testi intimi, filosofici e senza tempo.
Un libro che è rifugio, confessione, esplorazione
In queste pagine non troverete la narrativa classica che ha reso celebre l’autrice de L’amante. Troverete invece le sue vene aperte: un corpo a corpo con l’atto creativo, condotto dalla casa di Neauphle-le-Château, suo rifugio personale e tempio del silenzio, fino a un albergo romano affacciato su Piazza Navona.
Scrivere è un testo che attraversa la solitudine come condizione necessaria dell’arte. Duras scrive per separazione, per distanza, per assenza. Ma non è un’assenza vuota: è uno spazio gremito di desiderio.
Desiderio di purezza, di verità, di qualcosa che possa finalmente farsi parola. “Scrivere è un atto di nudità. Di esporsi senza clamore. Di precipitare nel dubbio come scelta estetica ed etica.”
Il silenzio come origine della parola
La scrittura, per Duras, nasce da una zona di silenzio assoluto. Ed è proprio questo silenzio che, in un movimento quasi paradossale, la pagina tenta di tradire e al contempo proteggere.
La parola, nel libro, non è mai ornamento: è necessità, rischio, incarnazione. L’autrice confessa che non sa davvero cosa sia scrivere, ma sa che non può farne a meno.
Che c’è un’urgenza che brucia. Che lo scrivere è carnale, imprevedibile, quasi animalesco. Scrivere, allora, è anche un modo per affrontare la morte: non per evitarla, ma per parlarle, per riconoscerla, per lasciarla sedimentare nel corpo del testo.
E proprio la morte è un altro dei cardini del libro: la scrittura è l’unica forma possibile di immortalità, non nel senso di gloria, ma come permanenza dell’emozione e del pensiero.
Una donna che ha fatto della parola un’arma
Marguerite Duras non è mai stata una scrittrice accomodante. Né sul piano stilistico, né su quello politico. È stata una donna che ha vissuto molte vite: l’Indocina coloniale, la Resistenza francese, il comunismo, il dissenso, il cinema d’autore, l’amore clandestino.
E ha fatto della scrittura l’unico filo rosso che potesse tenerle insieme. In “Scrivere”, l’aspetto biografico emerge come sotto-testo costante. I ricordi non sono mai lineari, ma filtrati da una consapevolezza acutissima: quella che ogni vita vissuta è una materia grezza che solo la scrittura può restituire in forma di senso.
Un libro da leggere come un classico
Perché leggere oggi “Scrivere”? Perché è un classico contemporaneo, un testo necessario per chiunque ami la letteratura non come intrattenimento ma come ricerca.
Un libro che non ti coccola, ma ti interroga. Che non offre risposte, ma ti spinge a farle a te stessa. Che chiede silenzio, tempo, ascolto. Marguerite Duras non vuole essere letta di fretta. Chiede una lettura verticale, profonda, disarmata.
Ogni frase è affilata come una lama, ogni pagina è il frammento di una mappa interiore. Per questo “Scrivere” è un libro che si rilegge. Che si tiene sul comodino, come un talismano. Che parla a chi scrive, ma anche a chi sente di avere una storia dentro, e non sa ancora come lasciarla uscire.
Una voce necessaria per il nostro tempo
La sua scrittura è lentezza, dubbio, esitazione. È il contrario dell’intrattenimento: è pensiero che si fa carne. E questa è forse la sua lezione più grande. Non si scrive per spiegare, per compiacere, per dimostrare. Si scrive perché non si può fare altrimenti. Perché scrivere è una ragione di vita.